L’8 e il 9 giugno, si terrà a Turku il Mehukatti Paavon Sporttipäivä, la grande festa di sport organizzata nello stadio intitolato all’epico Paavo Nurmi, orgoglio cittadino e della Finlandia tutta per le 9 medaglie d’oro conquistate alle Olimpiadi.
Il Mehukatti Paavon Sporttipäivä è il giorno dei bambini allo stadio, un appuntamento annuale dedicato all’introduzione all’atletica e all’educazione fisica dei cittadini più giovani che, contrassegnati da pettorina e valutati da giudici volontari, potranno confrontarsi con discipline nuove, cronometri e misure.
Ogni anno migliaia di famiglie prendono parte a questa festosa celebrazione dell’attività all’aria aperta.
L’appuntamento precede di qualche giorno gli importantissimi Paavo Nurmi Games, il meeting internazionale di atletica leggera a sigla IAAF – l’organizzazione che si occupa dell’atletica leggera a livello mondiale – e che quest’anno vedrà tra i tanti partecipanti di primissimo livello. L’evento è tra quelli segnati in rosso nel calendario della città, a dimostrazione dell’entusiasmo che i finlandesi in generale nutrono per lo sport.
Pochi giorni fa, infatti, sono stati pubblicati i risultati della ricerca dell’Università di Jyväskylä sull’attività fisica in Finlandia, che confermano questa passione: l’80% dei finlandesi di età compresa tra i 15 e 74 anni, svolge attività all’aperto e si allena regolarmente. Il dato, già di per sé clamoroso, assume connotati ancora più eclatanti se lo si paragona a quello italiano, pubblicato a marzo dall’Eurostat: secondo l’Ufficio statistico dell’Unione europea, infatti, la percentuale di quelli che dichiarano di non svolgere alcuna attività fisica, si assesterebbe, nel Belpaese, al 43% della popolazione.
Per completezza, va detto che dallo stesso studio emergono risultati ancora più entusiasmanti per la Finlandia: l’Eurostat ci dice che i “non sedentari” rappresentano ben l’87% della popolazione.
Numero più numero meno, ciò che è certo e facilmente riscontrabile lungo le strade e le piste ciclabili di questo Paese, è che la gente si dà da fare e si allena. Gli ultimi dati della Federazione Europea Ciclisti piazzano la Finlandia al quarto posto per uso della bicicletta in Europa, dietro solo a Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. A conferma di questo, la già citata ricerca dell’Università di Jyväskylä, mette tra le attività preferite dei finlandesi il ciclismo accompagnato da jogging e ginnastica.
Paradiso dei body builder con le palestre aperte 24 ore su 24 per 7 giorni a settimana, le città finlandesi contano anche svariati spazi pubblici all’aperto in cui è possibile allenarsi gratuitamente, usufruendo di attrezzi ginnici all’avanguardia. I parchi cittadini offrono accesso a campi di calcio, basket e a strutture indoor utilizzabili durante il rigido inverno, e i sentieri delle foreste sono regolarmente battuti dagli appassionati di passeggiata nordica (quella effettuata coi bastoncini da sci, per intenderci), praticata anche d’estate.
Il mantenersi in forma sembra davvero far parte della routine dei finlandesi di tutte le età.
Inutile dire che risultati del genere non sono frutto del caso, ma derivano da un percorso intrapreso molto tempo fa e che si concretizza in politiche attente e mirate. Il pragmatismo è nel carattere di questo popolo, e cercare risposte concrete ai problemi è nel modus operandi a queste latitudini.
La situazione non è sempre stata così rosea, infatti, e in passato ci sono stati seri problemi con la forma fisica e la salute dei cittadini: basta pensare che fino 50 anni fa, il Paese deteneva il record mondiale di malattie cardiovascolari. Da lì si è partiti, proprio negli anni ’70, lungo il cammino che ha portato la Finlandia al radicale cambio di direzione che l’ha vista passare da Paese “fat” a Paese “fit”, espressione usata da un lontano articolo del giornale inglese The Guardian, risalente al 2005, che ha il merito di raccontarci come la Finlandia sia riuscita in questa impresa.
Il personaggio chiave della vicenda è Pekka Puska, docente universitario e uomo politico finlandese che dal 2003 al 2013 ha diretto l’Istituto della Sanità Pubblica (diventato nel frattempo Dipartimento della Salute e il Benessere). Puska, conosciuto in patria con l’appellativo di koko kansan terveysvalistajana, “luminare della salute pubblica”, è uno dei visionari artefici del Progetto della Carelia Settentrionale: un enorme intervento di politica sanitaria che aveva come obiettivo dichiarato proprio “il miglioramento della salute dei finlandesi”.
Durato più di 20 anni, dal ‘72 al ‘95, il progetto fu lanciato in quella regione perché era lì che si concentrava il maggior numero di infarti e ictus, e il primo suo vero merito fu quello di riuscire a determinare scientificamente i fattori di rischio per questo genere di disturbi: i nemici da combattere erano sostanzialmente il fumo e la dieta troppo ricca di grassi. Mentre a livello nazionale venivano proibite le pubblicità di sigarette e si incentivava la produzione di latte magro e la coltivazione di semi di colza per la produzione di olio vegetale, a livello locale tutta la comunità veniva coinvolta in quella che fu un’avventura dai toni anche romanzeschi, se vogliamo, e un po’ naïf: erano previste, ad esempio, delle vere e proprie competizioni tra i vari villaggi al grido di “abbandona e vinci”, dove venivano riconosciute delle ricompense ai fumatori che riuscivano a smettere; intere cittadine erano contrapposte l’una all’altra nelle gare di “misurazione del colesterolo”, con la previsione di premi collettivi per quelle che raggiungevano i progressi più significativi.
Al centro della filosofia del progetto, dunque, c’erano incentivi positivi, più che divieti. “Non abbiamo detto alla gente come tagliare il colesterolo, lo sapevano. Non era educazione ciò di cui avevano bisogno, ma motivazione”, racconta Puska. Invece di una campagna di massa che dicesse alla gente cosa non fare, si è preferito coinvolgere la popolazione in questa specie di enorme gioco a premi in cui a vincere erano quelli che ci provavano per davvero. E ai finlandesi doveva davvero piacere giocarci perché la partecipazione fu sorprendente. L’enorme esperimento sociale divenne presto fenomeno di costume quando, negli anni ’80, anche la televisione cominciò a seguire da vicino “le gesta eroiche” dei careliani, programmando veri e propri reality show in cui si mostravano i protagonisti alle prese con bilance, analisi del sangue e referti medici.
Un grosso progetto di massa, quindi, che appassionò il Paese e che produsse risultati davvero eccellenti e sicuramente al di sopra delle aspettative: i decessi dovuti ai disturbi cardiovascolari e ai casi di cancro ai polmoni diminuirono ben del 65%.
Quella del Progetto della Carelia Settentrionale fu un’esperienza che potremmo definire “romantica”, forse, sicuramente figlia del suo tempo e irripetibile altrove o semplicemente ai giorni nostri caratterizzati da maggiore individualismo, ma ha segnato l’inizio della “rivoluzione salutista” di cui si colgono tuttora i frutti qui in Finlandia. Da allora in avanti, si è dato sempre maggiore risalto all’importanza dello sport e ai benefici che esso produce sulla salute e sui comportamenti degli individui: a partire dagli anni ’90, infatti, grazie anche alla esperienza della vicina Islanda, si è compresa l’efficacia dell’attività fisica nella lotta agli abusi di droga e alcol. Il modello islandese, caratterizzato proprio dalla pratica sportiva fin da giovanissimi quale strumento di prevenzione e lotta alle dipendenze, vera piaga per l’isola nordica in quegli anni, è stato studiato anche dai vicini e adattato alla società finnica con esiti straordinari: è del 2016, infatti, il report dell’Istituto Nazionale per la Salute e il Welfare che vede i giovani finlandesi, a dispetto di ogni stereotipo, tra quelli che bevono e fumano meno in Europa. La vittoria più bella per questo Paese.
W lo sport!