Due Paesi, Finlandia e Svezia, legati da una storia comune, da simili sistemi sociali, che fanno persino piccole olimpiadi esclusive per mantenere vivo un rapporto di fraterna amicizia ma anche di competizione altissima. Si pensi alla rivalità estrema sui campi dell’hockey, dove certi incontri tra le due nazionali, con sconfitte e vittorie su entrambi i fronti, fanno pensare ai nostri ‘scontri’ di calcio contro la Germania.
Questa vicinanza competitiva ha portato a differenze radicali nell’ultimo mese, in coincidenza con l’esplosione della pandemia del Corona e le misure adottate nei Paesi nordici. Il tema ha ricevuto un’attenzione speciale su Helsingin Sanomat, in un articolo di cui vi riferiamo sommariamente il contenuto. Con osservazioni che rivelano anche certe differenze nei rapporti tra istituzioni e Paese di non piccolo conto.
Si domanda Sara Vainio nel suo articolo se in Svezia l’epidemia mostri numeri più preoccupanti perché le restrizioni sarebbero più morbide rispetto alla Finlandia. In sostanza, le autorità svedesi non credono che misure drastiche siano d’aiuto. Ma veniamo ai dati.
Più di 2.000 contagi sono stati confermati lunedì 23 marzo in Svezia, con dozzine di malati che richiedono cure intensive. E arriva a 25 il numero di deceduti.
In Finlandia sono 700 le persone contagiate, di cui 13 in terapia intensiva. Un deceduto.
“Anche ammettendo che non siamo in grado di identificare tutti i casi, siamo chiaramente dietro la Svezia in fatto di diffusione dell’epidemia. Ad esempio, gli ospedali non sono sotto stress allo stesso modo “, sostiene Mika Salminen, responsabile della sicurezza sanitaria presso l’Istituto nazionale per la salute e il benessere (THL).
Le misure precauzionali nei due Paesi si muovono in maniera molto diversa. Nonostante l’epidemia in fase più avanzata, il governo e le autorità svedesi non si sono spinti a restrizioni della vita dei cittadini come gli altri paesi nordici. “In termini di misure precauzionali, la Svezia è dopo di noi”, afferma Salminen.
In Svezia, ad esempio, gli asili e le scuole sono ancora normalmente aperti. Solo gli istituti superiori sono passati all’istruzione a distanza. Le stazioni sciistiche nella Lapponia svedese continuano a funzionare e il Paese non ha chiuso i suoi confini.
Gli assembramenti sono limitati a 500 persone e le città stanno pianificando di anticipare la stagione dei terrazzi di bar e ristoranti invece di chiudere i locali.
In Svezia, Johan Carlson, direttore della Folkhälsomyndigheten, l’autorità sanitaria pubblica (l’equivalente del THL), ha cercato di giustificare la diversa strategia da durante una conferenza stampa venerdì scorso.
“Siamo stati criticati per essere troppo tolleranti. Riteniamo invece di aver preso le misure appropriate per quanto riguarda la salute pubblica “.
A parere di Carlson, la chiusura di asili e scuole materne sarebbero legalmente possibili ma, secondo gli esperti svedesi, la misura non avrebbe efficacia nel combattere l’epidemia, e l’impatto sarebbe del tutto marginale.
Il pensiero che sta dietro è che quando le normali attività sociali vengono interrotte forzatamente, possono anche nuocere. Succede così, ad esempio, quando gli operatori sociali e sanitari non sono in grado di lavorare a causa della chiusura delle scuole. Ci possono essere molti altri effetti collaterali simili, fino all’esito peggiore in cui le precauzioni posso portare dalla padella alla brace.
“Bisogna capire che ci sono molti altri malati che hanno bisogno di aiuto. Circa 90.000 persone muoiono in Svezia ogni anno. Se l’aiuto medico viene ridotto, la cifra aumenterebbe in modo significativo.”
Secondo Mika Salminen, la situazione e le previsioni in Finlandia sono sostanzialmente le stesse della Svezia, ma da esse sono state tratte conclusioni diverse.
In Finlandia, le scuole sono state chiuse e le riunioni sono state limitate a meno di dieci persone la scorsa settimana. Lunedì, il primo ministro Sanna Marin ha dichiarato che il governo finlandese si preparerà anche alle restrizioni alla circolazione e alla chiusura dei ristoranti.
A parere di Salminen la Finlandia ha adottato le misure di sicurezza ancora più velocemente degli altri Paesi nordici.
“Dal punto di vista dei tempi, la Danimarca è stata la prima nazione nordica a introdurre una serie di restrizioni, ma da un punto di vista epidemiologico è la Finlandia che ha introdotto ancora prima certe restrizioni”. Solo col tempo sarà chiaro quale strategia ha dato i risultati migliori.
Una cosa accomuna i due Paesi: la necessità di collaborare. Il coronavirus stesso è più o meno identico in tutti i paesi, ma l’impatto dei provvedimenti presi è significativo se tiene anche conto della situazione ambientale e sociale. In questo senso, la Svezia può insegnare alla Finlandia cose che l’Italia non può.
“Quando si confrontano le misure di prevenzione, la cosa più importante è che le società e i sistemi sanitari siano gli stessi”, afferma Salminen. La Germania, ad esempio, è culturalmente vicina alla Finlandia ma ha un diverso tipo di assistenza sanitaria. La chiusura delle scuole, d’altra parte, influenza la società in modo diverso a seconda del fatto che le madri vadano al lavoro e i nonni vivano con il resto della famiglia.
“Chiudere le scuole può risultare una decisione più facile nei paesi in cui di solito c’è un adulto a casa”.
Sia in Finlandia che in Svezia, l’epidemia è concentrata nelle principali città, in particolare nell’area metropolitana di Helsinki. Ci sono ampie aree nelle campagne, specialmente in Lapponia, dove il coronavirus non è attecchito.
Anders Tegnell, un epidemiologo della Folkhälsomyndigheten, sostiene che è un aspetto positivo se l’epidemia non si diffonde ovunque con la stessa velocità, consentendo di trasferire risorse da un luogo a un altro con maggiore facilità.
Questo è anche l’obiettivo della Finlandia, quando si invitano gli abitanti della regione metropolitana a rimanere nell’area cittadina, lontano dai paesini o dalle case vacanza in Lapponia.
La Svezia e la Finlandia sono anche unite da una decisione molto contrastata: le autorità di entrambi i paesi hanno esplicitamente criticato la raccomandazione dell’OMS per test diffusi.
In Svezia, il coronavirus è stato testato percentualmente in modo maggiore rispetto alla Finlandia, ma con la stessa logica. Più l’epidemia si diffonde, più i test saranno limitati a quelli che trarranno beneficio dal trattamento: i malati con sintomatologia grave e il personale sanitario.
“In Svezia, Anders Tegnell ha dichiarato apertamente che le autorità svedesi non credono nella strategia dell’OMS”, ha dichiarato Salminen. E non ci crede nemmeno lui.
“Per un tempo sorprendentemente lungo l’OMS ha continuato a diffondere il messaggio che tutto questo può essere fermato. Sulla base di tutte le informazioni raccolte dagli epidemiologi nel passato, i test diffusi sono una soluzione temporanea. I rischi implicati sono terribili.” Secondo Salminen, i rischi includono l’attivazione di un gran numero di personale sanitario per i test, esponendoli alle infezioni.
“Non sarebbe più saggio investire i soldi in altre cose?”
(Foto del titolo da Etla.fi)