Test Test Test! Islanda, la terza via europea contro il virus

Un piccolo Paese, un’isola vulcanica con poco più di 364.000 abitanti, rappresenta un caso alternativo di guerra al coronavirus rispetto ai modelli finora seguiti in Europa. Molto vicino a quello coreano, ma con alcuni elementi specifici di notevole interesse. Tamponi ad ampio spettro, quarantena e soprattutto ricerca sistematica di quanti sono entrati in contatto con i casi positivi. Una guerra vera e propria con tanto di detective sanitari.

A partire da martedì scorso, il numero totale di tamponi ha superato i 16.000. In Finlandia, coi criteri in vigore, sono stati fatti  21.000 tamponi. E la Finlandia ha 15 volte più abitanti dell’Islanda.
Nell’isola si è arrivati a farne fino a 1.800 in un solo giorno. L’Islanda ha testato una percentuale molto maggiore della sua popolazione rispetto a qualsiasi altro paese del mondo, compresa la Corea del Sud.
Ma ciò che rende unica l’Islanda è che i campioni di test non sono solo prelevati da individui “ad alto rischio” che hanno mostrato sintomi, sono entrati in contatto con portatori identificati o sono tornati da paesi come la Cina e l’Italia, ma sono stati fatti anche a migliaia individui della sua popolazione non sintomatica.

Ogni volta che viene scoperto un nuovo caso di contagio, inizia un tracciamento “aggressivo” alla ricerca di persone a cui il caso confermato potrebbe aver trasmesso il virus.
“Abbiamo team che rintracciano quanti potrebbero essere stati esposti. Della squadra fanno parte polizia e personale sanitario. ” Un’app per aiutare nel monitoraggio sta per essere diffusa al fine di confrontare i dati sulla posizione degli ultimi giorni del cellulare di pazienti verificati rispetto ad altri utenti dell’app.

I dati ricavati da quest’opera estesa di test col tampone mostrano che mentre quasi un quinto della popolazione “ad alto rischio” risulta positiva al COVID-19, circa l’1 percento della popolazione generale presenta il virus “asintomaticamente”.
L’identificazione precoce di questi portatori invisibili e inconsapevoli ha contribuito a spezzare le catene di trasmissione in Islanda. Ma potrebbe anche fornire agli scienziati di molti altri paesi informazioni cruciali sulla patologia del virus.
Una combinazione di tracciamento dei contatti e sequenziamento genetico di ogni singolo campione fornisce dati sulle vie di trasmissione del virus che i ricercatori possono quindi analizzare, per comprendere meglio il ruolo dei portatori asintomatici, il momento in cui tali portatori sono nella loro forma più infettiva e la velocità di trasmissione complessiva da questa popolazione teoricamente a basso rischio.

Alma Möller, direttore sanitario di Landlæknir, l’autorità islandese per la salute pubblica, in un’intervista a Helsingin Sanomat ha dichiarato:
“So che in Svezia e in Finlandia sono sottoposte a tampone prevalentemente le persone che necessitano di cure. A nostro avviso, molti casi in questo modo sfuggono al controllo. E quelli che ti sfuggono, vanno in giro e diffondono il virus.”
La Norvegia è al secondo posto in questa classifica, seguono la Finlandia e la Danimarca, buona ultima la Svezia. E la Norvegia ha annunciato che questo fine settimana inizierà anche a testare le persone che non mostrano sintomi.

Anche la Finlandia ha aumentato di molto i test. Markku Tervahauta, direttore generale del THL (Ente nazionale per la salute e il welfare), martedì ha dichiarato che si vuole raddoppiare o triplicare le capacità di test della Finlandia.
Ma è un fatto che l’Islanda è il paese nordico che ha seguito con maggiore rigore le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Secondo la quale i tamponi e la ricerca delle persone esposte al contagio dovrebbero continuare anche se il virus è ormai diffuso all’interno del paese. Ed è esattamente ciò che l’Islanda ha fatto. Secondo Möller, i vantaggi sono innegabili: la diffusione è limitata, le quarantene sono più mirate e si ottengono nuovi dati sul virus. Inoltre, è anche l’efficacia delle misure politiche può essere valutata al meglio.
In Islanda, vengono condotti test in due posti della capitale Reykjavík: il Policlinico universitario e la sede della società di tecnologia genetica DeCODE.

Alla DeCODE, il CEO Kári Stefánsson è il primo a sinistra

La DeCODE, un’azienda biotecnologica con sede a Reykjavik, ha guidato il test drive tra la popolazione “non sintomatica”, ma ha anche offerto volontariamente l’uso dei suoi laboratori avanzati e del suo team scientifico per sequenziare geneticamente ogni singolo campione del virus.
Il fondatore e CEO della società, Kári Stefánsson, afferma che ciò ha ampliato la conoscenza mondiale del virus mettendo in evidenza le differenze tra i vari ceppi arrivati ​​in Islanda, da gruppi di casi distinti in Italia, Austria, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Ora, con il suo team che sequenzia la struttura molecolare di ciascun campione di virus, sta aiutando a raccontare la storia di questa tremenda pandemia. Hanno identificato quello che chiama lo specifico “codice a barre” del virus e il modo in cui si è trasformato nel tempo e in diverse aree geografiche.
“Queste mutazioni potrebbero darci un’indicazione di come il virus sta cambiando”, dice, “e potenzialmente diventare più virulento”, cioè più contagioso o mortale.

In Finlandia e Svezia, invece, sottolinea Alma Möller sempre nell’intervista a HS, pur con le notevoli differenze tra i due paesi, è stato disposto che le persone possano rimanere a casa senza essere testate se manifestano sintomi influenzali.
Tuttavia, sottolinea la Möller, i sintomi del coronavirus possono essere molto lievi. Ora è noto che i portatori asintomatici possono trasmettere il contagio.

“Può trattarsi anche solo di un modesto mal di gola. Ma in quel caso, ve ne stareste assolutamente isolati in casa?” È questo il punto.
Anche l’Islanda ha introdotto restrizioni generali. Sono vietate riunioni di oltre 20 persone. Tuttavia, le scuole elementari sono ancora aperte.
Secondo la Möller, la decisione sulla scuola è stata presa in base a dati provenienti da test approfonditi. In Finlandia è stato ipotizzato che i bambini diffondessero rapidamente il virus. Finora, l’esperienza maturata in Islanda è che il virus sia molto raro nei bambini.
“Solo sul 3 per cento dei bambini testati in ospedale, o su bambini sintomatici, è stato trovato il virus. Finora, non è stato identificato nemmeno un caso di coronavirus in bambini asintomatici testati alla DeCODE”, afferma Alma Möller.

Che infine sottolinea che non vuole esprimere giudizi di sorta. Tutti possono imparare gli uni dagli altri, il problema è comune. Ma intanto l’Islanda continua a seguire la strategia suggerita dall’Organizzazione mondiale della sanità: testardamente testare, testare, testare.

(Questa foto, e quella del titolo: Spiaggia, Islanda, di Franco Figàri)