Svezia: tregua sociale e consenso politico mostrano qualche crepa

Un articolo di Petja Pelli, corrispondente da Stoccolma di Helsingin Sanomat, fa il punto sulla situazione e gli effetti della pandemia in Svezia. È evidente, come ci hanno segnalato i reportage da Tornio Hapaaranta del nostro frontaliero lappone, che la storica rivalità tra i due Paesi (un caso di fratelli coltelli) dai campi di hockey s’è spostata sulle diverse, contrapposte misure adottate per affrontare la pandemia. Al di là dei dati, emerge chiaramente un diverso modello di società, e una diversa concezione del rapporto con l’amministrazione pubblica, che crediamo abbia un certo interesse. Il corrispondente finlandese parte da un termine molto usato in questi mesi in Svezia, carico di significati che vengono dalla storia del Regno: Borgfred.

Nel Medioevo e anche dopo, la Borgfred, cioè la tregua vigente all’interno della giurisdizione di una fortezza, comportava che gli atti di violenza al suo interno fossero puniti più severamente degli stessi atti all’esterno.
Dove si era acquartierati contro il nemico, non era consentito scontrarsi l’uno con l’altro. Questa primavera, la parola è diventata di uso frequente a Stoccolma. Il significato è solo un po’ diverso, perché ora fa riferimento al consenso verso le misure contro la pandemia.
Durante marzo e aprile, nessun partito ha osato mettere in discussione le scelte del governo. Davanti all’attacco del coronavirus, si imponeva la tregua entro le mura.
Il sostegno al primo ministro Löfven, socialdemocratico, è balzato oltre il 30 percento. Quasi tutti gli svedesi si sono schierati compatti dietro l’epidemiologo di stato Anders Tegnell e il Primo Ministro per sostenere la linea con cui la Svezia ha introdotto restrizioni più blande rispetto agli altri paesi nordici puntando piuttosto su forme di moral suasion.
Nelle fortezze, però, succede che la pace non duri in eterno. E lo si è visto in Svezia a maggio. Come è stato detto nel programma della radio Det politiska spelet (Il gioco politico) giovedì, cominciano a vedersi delle crepe.

Annika Linde e Anders Tegnell

Una svolta l’ha segnata un’intervista con la precedente epidemiologa di stato Annika Linde due settimane fa. Linde ha espresso una valutazione sulle prime fasi della politica sanitaria svedese. “Un blocco di un mese ci avrebbe fatto guadagnare del tempo”, ha sostenuto la Linde.
In Svezia, sono morte oltre 4.400 persone a causa del coronavirus, quattro volte il totale degli altri paesi nordici. Linde ha messo in dubbio le stime secondo cui cifre simili sarebbero state raggiunte prima o poi negli altri paesi nordici.

In un’intervista alla radio svedese andata in onda mercoledì, lo stesso Anders Tegnell, capo del Folkhälsomyndigheten, l’Agenzia per la salute pubblica, ha ammesso che alla luce degli ultimi dati la Svezia avrebbe dovuto imporre restrizioni più severe all’inizio dell’epidemia.
Va anche ricordato che i risultati resi noti alla fine di maggio sullo sviluppo di anticorpi nella popolazione, ha evidenziato l’effetto solo sul 7% dei residenti nella regione di Stoccolma. Dove ci si aspettava che la capitale raggiungesse un’immunità di gregge molto più pronunciata entro l’estate.

Di conseguenza, se martedì all’ora di pranzo nel centro di Stoccolma, la gente si è goduta il sole, altrove le terrazze dei ristoranti non mostravano la folla che il clima avrebbe lasciato immaginare.

Al Vasapark non è mancata la gioventù in cerca di abbronzatura, ma non mancava nemmeno il distanziamento sociale: perché di anziani ce n’erano ben pochi.  

Alla fine di maggio, il governo ha dovuto ripetere la sua raccomandazione di stare a casa per le persone di età superiore ai 70 anni. Sebbene non manchino le pressioni per un’attenuazione della restrizione, la situazione epidemiologica non lo consente.

Politicamente, il segno più chiaro di una rottura della tregua è la richiesta dei partiti di opposizione di istituire una “commissione per la pandemia”. I Democratici svedesi hanno espresso il loro punto di vista venerdì in un dibattito parlamentare sull’infiltrazione del coronavirus nelle case di cura. In Svezia, circa il 90% di coloro che sono morti a causa del coronavirus ha più di 70 anni e circa la metà dei deceduti erano residenti in case di cura.
Il dibattito è stato richiesto congiuntamente dai Democratici svedesi, partito conservatore e nazionalista, e dal partito della Sinistra, due gruppi che, in generale, sono agli estremi opposti.

Anna-Christine From Utterstedt, una Democratica svedese che lavora nel campo dell’assistenza agli anziani, ha chiesto al ministro degli affari sociali Lena Hallengren: “Perché la Svezia ha scelto per la pandemia una strategia che flascia morire tante persone?”. Nella sua risposta, la Hallengren ha sostenuto che, mentre la crisi è in atto, sarebbe meglio concentrarsi su ciò che può essere migliorato.

Lars Calmfors, professore di economia all’università di Stoccolma, ha lamentato l’assenza di un vero dibattito politico, e questo è un peccato, secondo lo studioso, perché nella scelta di una strategia come questa sono implicate molte questioni etiche.

Jonas Hinnfors

A parere di Jonas Hinnfors, docente di Scienze politiche a Göteborg, le prime scelte della Svezia sono spiegate dall’intero sistema sociale e dalla struttura amministrativa. La costituzione svedese garantisce agli enti competenti un alto grado di indipendenza nei confronti dei ministri e non esistono leggi d’emergenza come quelle finlandesi. Inoltre, la responsabilità della risposta epidemica è condivisa tra diversi livelli dell’amministrazione del Paese, dato che comuni e regioni hanno molte responsabilità.

Tutto ciò rallenta la risposta alla crisi, ma è anche qualcosa cui gli svedesi tengono molto.
“Questo modello di società ha una alto grado di consenso”, dice Hinnfors. “E non è facile provocare un dibattito politico accanito su come cambiarlo.”

Ma anche Hinnfors e Calmfors concordano sul fatto che la tregua stia cominciando a rompersi. Qui, tuttavia, l’opposizione ha un problema: come criticare le misure che essa stessa stava adottando? Hinnfors ricorre a una metafora marinara.
“Siamo stati sulla stessa barca e ora dovremmo saltarci fuori. Servirebbe una nuova barca. “

La soluzione sembra riguardare il futuro e una serie di dettagli: perché i dispositivi di protezione erano inadeguati, e perché c’è così poco personale fisso nelle case di cura? Perché l’obiettivo settimanale di 100.000 test non viene raggiunto? Perché le aziende e l’economia non non ricevono contributi più alti?

Lars Calmfors

Secondo Calmfors, la Svezia ha già deciso misure di sostegno finanziario senza paragone nella sua storia. Ad esempio, la cassa integrazione per i licenziati e i sussidi diretti alle imprese che hanno visto sparire il fatturato saranno costosi. Ma il livello del debito della Svezia è basso e in qualche modo c’è spazio per queste manovre.
Hinnfors ricorda che le tregue politiche nel passato, ad esempio dopo la crisi finanziaria del 2008, ha lasciato spazio alla crescita di partiti estremisti.
“Questo idillio del consenso per i socialdemocratici potrebbe essere di breve durata. A meno che la disoccupazione non venga affrontata a un livello più alto e in modo più continuo rispetto ad oggi.”

(Foto del titolo: Anders Wiklund, AP. Per le immagini pubblicate, siamo pronti a far fronte alla richiesta dei diritti)