La guerra della torba agita le acque del governo in Finlandia

Il Partito dei Verdi (Vihreä liitto) è da tempo in forte crescita in Finlandia, e i risultati nelle ultime elezioni politiche del 2019 (11%) dopo quelle municipali (12,5%) ne fanno un elemento fondamentale negli equilibri del governo attuale e probabilmente di quelli futuri.

Partito  fondamentalmente urbano, non a caso è il secondo del comune di Helsinki, le sue fortune recenti incrociano chiaramente le disavventure del Partito di Centro (Suomen Keskusta). Questo, nato sul tronco della Lega agraria di Kekkonen, nelle ultime elezioni ha registrato perdite nette, che hanno portato alla caduta della leadership dell’ex Primo ministro Juha Sipilä. Partito originariamente della “decentralizzazione”, ha i suoi bacini elettorali nelle zone agricole della Finlandia centrale e settentrionale.

In questo quadro vanno probabilmente inquadrate le tensioni sorte di recente su un tema non casuale: l’ambiente. E in particolare su una questione già posta dai Verdi al momento del loro ingresso nell’attuale governo, cioè l’uso della torba come combustibile industriale e per il riscaldamento. La torba è un materiale di origine vegetale, in grande misura organico, che si forma in bacini idrici di varia natura ed estensione, oppure in ambienti molto umidi, per effetto di una incompleta trasformazione di residui vegetali morti, in condizioni di saturazione idrica e conseguente anaerobiosi. Gli ambienti naturali dove normalmente si accumula la torba sono detti “torbiere”.

Una torbiera per uso industriale nella Finlandia orientale a Suursuo. Foto: Etelä-Karjalan pelastuslaitos

Una maggioranza di governo risicata

Il governo di coalizione attuale è composto di cinque partiti: i Socialdemocratici, il Centro, il Partito dei verdi, l’Alleanza di sinistra e il Partito popolare svedese. Tutti insieme questi partiti hanno 117 dei 200 seggi in parlamento, e 20 sono dei Verdi. Che ne posseggono, dunque, una quota decisiva.

Un sondaggio condotto poco tempo fa dalla televisione di stato finlandese Yle all’interno del Partito dei Verdi e nel suo entourage ha rilevato che la maggior parte dei verdi è pronta a votare per uscire dal governo nel caso che nel budget autunnale non si prendano decisioni che incidano radicalmente sul clima.

Circa il 56% degli intervistati ha dichiarato che accetterebbe volentieri di uscire dal governo in mancanza di azioni concrete, il 16% vorrebbe comunque restarci, e il 28% ha risposto “non lo so”. Il sondaggio è stato inviato a 74 persone che sono parlamentari o membri della direzione del partito. Hanno risposto in 43, quasi il 60 per cento.

Gli “scavi” all’interno di una torbiera

Esattamente l’88% di coloro che hanno risposto ha affermato che il governo deve prendere decisioni questo autunno sul divieto di utilizzare la torba come combustibile. La Finlandia, insieme con l’Irlanda, ha il primato mondiale dell’uso di questa energia naturale, che ha però la caratteristica di essere altamente inquinante. L’aspetto più inquietante è che in tanti Paesi, come gli USA, la torba è usata soprattutto per l’arricchimento dei terreni agricoli, mentre in Finlandia è usata al 90% come combustibile.

Va detto che la preoccupazione sulla gestione delle torbiere e sul loro corretto utilizzo è un problema tenuto in considerazione a livello europeo, tanto da riempire diversi capitoli della legislazione attuale della UE. Ma di fronte agli incentivi negativi dell’Unione europea per i gas a effetto serra, la Finlandia ha istituito un regime fiscale destinato a sovvenzionare la produzione di torba.

Panorama di una torbiera esausta

Sfruttamento delle torbiere ed effetto serra

Uno studio condotto dalla Università di Lund (Svezia) rileva che le foreste tropicali nella fascia equatoriale del pianeta stanno perdendo la loro capacità di assorbire CO₂ dall’atmosfera, soprattutto per via della deforestazione sistematica in Amazzonia, Indonesia e Asia sud-orientale. Per contro, le foreste boreali (che si trovano nelle regioni sub-artiche) assorbono le emissioni a un ritmo sempre più rapido. Sembrerebbe un meccanismo di compensazione benefica (grazie ai cosiddetti carbon sinks), ma le cose purtroppo non stanno così.

Perché non è del tutto chiara la causa dei “guadagni” delle foreste boreali, anche se il fattore trainante potrebbe essere l’effetto fertilizzante della CO₂, che favorisce la crescita delle piante. Se fosse davvero così, allora ci si potrebbe aspettare che questo effetto possa rallentare o addirittura invertirsi nel futuro. Infatti, come ha dichiarato Anja Ramming, ricercatrice dell’Università di Monaco, la domanda vera da porsi è questa: “per quanto tempo questo carbonio rimarrà nelle foreste? È possibile che si perda prima del previsto, perché se gli alberi crescono più velocemente, potrebbero morire più giovani. Se gli alberi muoiono più giovani, potremmo aspettarci di vedere uno scenario completamente invertito tra 10 o 20 anni”.

Centrale termica che brucia torba a Toppila (Oulu)

Da sola, la torba in Finlandia fornisce il 6,2 % dell’energia utilizzata annualmente nel Paese, ed è responsabile di circa il 12-15 %  delle emissioni di gas serra. Il contributo della torba alle emissioni di gas a effetto serra della Finlandia può superare i 10 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno, pari alle emissioni totali di tutto il traffico automobilistico nel paese. A lanciare l’allarme per gli effetti micidiali sul clima dell’utilizzo di torba e carbone è stata a suo tempo la stessa VTT (J. Seppälä, K. Aapala, K. Silvo, R. Heikkilä 2008: Muistio Suomen IPCC-ryhmän avoimesta Turpeen ilmastovaikutusten arviointi -seminaarista. Suomen ympäristökeskus).

La più grande azienda del settore è la Vapo, un’impresa a forte partecipazione statale.

Tero Mustonen, professore a contratto presso l’Università della Finlandia orientale e co-autore del Rapporto sul clima AR6 dell’IPCC per le Nazioni Unite, ha detto che “è una grande illusione che abbiamo un sistema idrico pulito in Finlandia o un ecosistema naturale incontaminato. Migliaia di laghi sono stati inquinati seriamente per via delle aree naturali in cui la torba viene estratta per scopi industriali”. Perché le torbiere dopo che sono state sfruttate scaricano il loro carico organico nei fiumi e nei laghi, e alla fine il tutto sfocia nel Mar Baltico. Il caso di Linnunsuo è al contrario un esempio di zona umida “risanata” grazie a un gruppo di studiosi e ambientalisti dopo essere stata severamente compromessa dalle estrazioni della Vapo.

Teemu Kuivalainen, Tero Mustonen e lo studioso canadese Curtis Rattray a Linnunsuo (foto Anna-Maria Hämäläinen)

Interessi politici divergenti

Un incontro del governo tenutosi nel febbraio scorso non è riuscito a risolvere il problema, lasciando i partiti del governo su posizioni abbastanza distanti al riguardo. Vero è che nel programma del governo Marin, di cui fa parte anche il Keskusta, si legge  di un progetto di dimezzamento dell’uso della torba entro il 2030, prima di una sua radicale riduzione. Che dovrebbe arrivare a zero entro il 2035 (mentre la maggior parte degli altri paesi europei punta a emissioni zero entro il 2050.) Sta di fatto che tra le righe del programma di governo affiora, in puro politichese finnico, la difficoltà di contemperare istanze contrastanti e, soprattutto, fin troppo legate al territorio:

“Nell’ambito della riforma generale della tassazione dell’energia… sarà istituito un ampio gruppo di lavoro per il settore della torba per esplorare i modi in cui l’uso della stessa possa essere indirizzato in modo controllato verso un utilizzo innovativo anziché all’incenerimento. Il gruppo di lavoro deve proporre le modalità in cui tale cambiamento avrà luogo nelle forme più eque a livello territoriale e sociale, facendo sì che il cambiamento non comprometta la sicurezza della Finlandia in termini di forniture di elettricità e riscaldamento.” (Corsivi miei)

Dove la parte mancante è proprio l’eliminazione di una fonte riconosciuta di inquinamento. Non vi vengono in mente certe italiche “commissioni parlamentari”? E non sentite anche voi, nonostante le lontane latitudini, un sotteso miagolio gattopardesco?

Il fatto è che la Finlandia, nonostante le intenzioni programmatiche, continua a versare notevoli sussidi per rimborsi fiscali alle aziende produttrici di torba, e il Partito di Centro è favorevole a questa linea, nei territori elettoralmente amici.

Maria Ohisalo, che a febbraio non aveva aperto la crisi, aveva però dichiarato che nuove misure a favore del clima sarebbero state messe a punto durante gli incontri governativi in primavera.

Al di là del principio ambientalista, c’è dietro le quinte anche una profonda insoddisfazione della base dei Verdi, poiché in effetti, durante la crisi pandemica, gli altri partiti al governo avrebbero raggiunto buona parte dei loro obiettivi: il fondo governativo per finanziare le aziende produttrici di torba per il Centro (il cui bacino elettorale tradizionale è proprio nel Nord e nell’Ostrobotnia, le zone di produzione di questa energia), e l’aumento dei fondi per le indennità e per personale straordinario nelle case di cura per Socialdemocratici e Sinistra.

A questo si aggiungono i sondaggi: una recente consultazione promossa da alcuni quotidiani suggerisce che il 62 per cento dei finlandesi vorrebbe che la Finlandia mettesse fine alla pratica dell’uso della torba come combustibile, o rapidamente o eliminando gradualmente l’uso di questa risorsa naturale. Solo il 18 per cento degli intervistati ha dato un parere contrario.

Insomma, il partito dei Verdi finlandesi sembra deciso a puntare i piedi su una questione di natura squisitamente ideologica ed ecologica. Ma lo stesso partito lo abbiamo conosciuto, nell’ultimo decennio almeno, anche come un movimento estremamente “pragmatico”. Dunque due anime si confrontano nella stessa compagine: vedremo alla resa dei conti dell’autunno quale delle due prevarrà.

Per chi voglia approfondire il tema, uno studio interessante sui conflitti della gestione della natura e la sua rappresentazione, nello sfruttamento delle torbiere finlandesi, si può leggere qui.

(Per le immagini utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste dei diritti)

Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.