Claudio Magris, “Toinen meri”

Tradotto in finlandese "Un altro mare" dello scrittore triestino

Esce oggi nelle librerie in Finlandia la traduzione in finlandese di Un altro mare, pubblicato in Italia da Garzanti nel 1991. L’editore è Impromptu di Helsinki, e la traduzione finlandese è di Hannimari Heino (che i nostri lettori già conoscono come traduttrice di Montale). È un breve romanzo di Claudio Magris, opera legata, come altre del grande scrittore triestino, alla memoria di un passato mitteleuropeo che questa volta ruota intorno alla città di Gorizia, un avanposto multiculturale, e alla figura di un suo celebre figlio, Carlo Michelstaedter.

Si tratta di un romanzo dal forte contenuto filosofico, che segue la memoria di tre giovani italiani a Gorizia, all’inizio del Novecento. I tre sono Enrico (Mreule), Carlo (Michelstaedter) e Nino (Paternolli). Gente molto colta, gente che legge i classici greci e tedeschi nella lingua originale, che discute regolarmente di filosofia.

Alle soglie della Grande Guerra apprendiamo che il giovane Enrico Mreule ha deciso di emigrare. S’imbarca per il Sudamerica e va a fare il “gaucho” in Patagonia. Nell’estremo lembo del continente americano conduce un’esistenza solitaria, ed è esattamente ciò che vuole. Ma poi riceve una lettera da Nino che gli dice che Carlo si è suicidato. L’amico gli era molto legato, per lui Enrico rappresentava l’uomo veramente libero, che gode la vita semplicemente per il fatto di esistere, non pretendendo e temendo nulla, né la vita né la morte, pienamente vivo in ogni istante, compreso l’ultimo.

Cane e Mreule (schizzi di Michelstaedter)

Enrico decide di tornare a casa. Siamo nel 1922 e il mondo, in particolare la sua parte di mondo, è cambiato radicalmente. Trieste, ad esempio, ora è in Italia e non fa più parte dell’Austria. Sua madre era morta nel 1917. Nino morirà in un incidente nel 1923.

Seguiamo il resto della sua vita da rimpatriato, che presto si trasferisce sulla costa, in Istria. Si sposa, ma il matrimonio non dura. Fa la vita di un asceta, preferendo dormire per terra, coltiva il proprio cibo nell’orto e non viaggia mai, nemmeno nel paesino vicino.

Enrico è un personaggio scostante, per certi versi, ma affascinante, tanto più per il fatto che era una persona reale di cui si sa relativamente poco. È un uomo che non vive nel mondo in cui vive la maggior parte di noi, trovando il piacere della vita nei classici e nella filosofia più che nella compagnia degli altri, a meno che questi altri non discutano con lui di filosofia e di classici. Odia la tecnologia moderna, come automobili e aerei, ma in genere tutto ciò che è moderno, compresa la letteratura. L’unico scrittore che ama è Tolstoj. Conserva persino una lettera del grande scrittore russo a cui aveva scritto da giovane.

Michelstaedter, Autoritratto

Il testo, ha scritto Simonetta Bartolini (2006), è una sorta di “esegesi filosofico-letteraria dell’opera maggiore di Michelstaedter, La persuasione e la rettorica (1910)  e al tempo stesso una sua controbiografia indiretta.” Per certi versi, “una confutazione dell’utopia filosofica di Michelstaedter e attraverso di essa di quella platonica della repubblica dei filosofi, che ne sta in qualche modo alla base.”

Racconta Magris in un’intervista del 1992: “La prima idea l’ho avuta quando Biagio Marin mi parlò di questo strano tipo che parlava il greco antico come noi parliamo il dialetto di casa, che era sparito in Patagonia dove era vissuto da solo con le sue mandrie incontrando talvolta solo delle carovane. Quello che mi interessava era l’idea di quest’uomo fuggiasco, non per vivere di più, non per  fuggire il grigiore quotidiano, ma per sparire, per ridursi, per esistere di meno, come se la realtà fosse una minaccia, come uno che chiude gli occhi per la troppa luce. Uno che per cercare una vita assoluta, essenziale, vera, autentica, la spoglia di tutto ciò che vi sia di superfluo, di orpello, di inutile, finendo quasi per svuotarla per arrivare ad una essenzialità che somiglia pericolosamente al niente.”

Mreule è uno che ha ricevuto dall’amico Michelstaedter  la rivelazione di un Assoluto che non può raggiungere, ma senza il quale non può vivere. Che ha i confini dell’altro mare, l’Oceano, quello senza limiti, che ti disperde,  diverso dal “nostro” che racchiude e interiorizza.

La conseguenza è che Carlo Michelstaedter è una presenza forte, dominante nel romanzo di Magris, tanto da far pensare che sia lui il vero protagonista dell’opera.

Come arriva un’opera che appartiene per certi versi alla letteratura dell’esodo, un testo da meditare, sul mercato librario finlandese? Miracoli della piccola editoria, viene da pensare, in un periodo in cui quando si dice “da meditazione” si pensa più a un’enoteca che a una biblioteca. Sulla stessa linea sembra anche la distribuzione: Akateeminen kirjakauppa e Suomalainen kirjakauppa ormai non prendono più i libri delle piccole case editrici…

Abbiamo sentito Osmo Korhonen, fondatore e direttore dell’editrice Impromptu, e gli abbiamo chiesto come nasce il suo progetto, e come pensa di tenerlo in vita.

La nostra editrice, ci dice, è molto piccola e non riusciamo a pubblicare più di 1-2 libri all’anno. La linea che seguiamo è quella di trovare dei buoni  (oppure dimenticati)  romanzi italiani e francesi per lettori finlandesi. È anche prevista la possibilità di ritradurre qualche vecchio classico che è stato presentato in un’altra epoca. È una strada al momento più agevole, quella di tradurre classici italiani, perché costa molto avere i diritti di traduzione per i libri recenti.

Come saprà, per liberarsi da questa incombenza bisogna aspettare almeno 70 anni dalla morte dell’autore. Tuttavia, più di un pensiero ad opere italiane recenti l’abbiamo fatto, come quelle di Caboni e Mazzariol, e un’opzione per il futuro sarebbe l’ultima opera di Claudio Magris “Tempo curvo a Krems”, fortemente raccomandata da Hannimari Heino. Poi si vedrà.

Opere in catalogo dell’editore Impromptu:

Giacomo Mazzariol, Veljeni, supersankari (Mio fratello rincorre i dinosauri), 2016

L. Pirandello, Vino nenä (Uno, nessuno e centomila), 2018

G. Verga, Cavalleria rusticana ja muita sisilialaisnovelleja, 2019

Cristina Caboni, Kuka sinä olet, Clarice? Kätketyn kirjeen salaisuus (La rilegatrice di storie perdute), 2020.

(Foto del titolo da cultureforum.eu. Per le altre immagini riprodotte siamo pronti a far fronte alle richieste dei diritti)

Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.