“Hahaha…ha!”

Siamo sicuri che esista un umorismo finlandese?

L’umorismo è qualcosa di enormemente complicato. Cosa ci fa ridere? Tom che sbatte la testa contro il muro mentre insegue Jerry ci fa ridere di Schadenfreude, quella gioia legata a vedere le disavventure altrui sullo schermo e il sollievo che questo non stia succedendo a noi. Ci fanno ridere le esagerazioni, ci fanno ridere i peti, ci fanno ridere i tabù, ci fanno ridere quelli meno intelligenti di noi o quelli vestiti peggio, quelli che si credono dei gran signori senza esserlo veramente e quelli che sembrano essere lì per caso. Ogni tanto ridiamo, anche se non lo vogliamo veramente, quando tutti ridono e allora si ride anche senza aver capito o apprezzato la battuta, per ‘peer pressure’, oppure quando non dovremmo farlo: una battuta razzista o omofoba non dovrebbe mai farci ridere e invece, eccoci lì a ROFL (rolling on the floor laughing). C’è un sacco di odio e violenza generati da immagini che per qualcuno sono ironiche mentre per altri un sacrilegio.

L’umorismo è anche legato a doppio filo con le identità culturali, specialmente nazionali. L’hai capita? Divide chi appartiene a un determinato gruppo e chi no, chi è fuori e chi è dentro. Inoltre chi ride di chi è anche fondamentale nel definire chi detiene il potere in una determinata società e come l’umorismo serva ad affermarlo, alle spese degli altri.

Come funziona l’umorismo in Finlandia? Che cosa fa ridere i finlandesi fino a sbudellarsi? Abitando e interagendo con questo paese da quasi vent’anni la mia risposta è: non lo so. L’umorismo finlandese è spesso una cosa grezza dove le bionde sono stupide e gli svedesi maschi sono omosessuali, roba da bar o da caserma dopo un paio di birre e con un sacco di sputazzi mentre si racconta. In alternativa è una cosa assolutamente deadpan, consapevolmente arida, surreale e priva di emozione. Con questo non voglio assolutamente negare l’esistenza di una cultura umoristica finlandese variegata, legata a culture locali, antica e piena di sfumature, voglio solo interrogare la sua traducibilità. È come se la popular culture globalizzata e la cultura nazional-popolare vivessero su due binari diversi in Finlandia. Da una parte Ismo Leikola diventa ‘la persona più divertente del mondo’ in America che rappresenta tutta una scena di stand up comedians, molto derivativi, dall’altra Vesa-Matti Loiri, nei panni di Uuno Turhapuro, che non fa ridere, a partire da quella maschera tragica e che ricorda un vecchio zio morto povero, alcolizzato e malato di mente, del quale nessuno in famiglia ha voglia di parlare.

Per esaminare l’umorismo nazional-popolare in Finlandia, ho quindi deciso di concentrarmi su uno dei media, che sembra esserne l’ultimo baluardo: la televisione. Come in Italia, anche qui la televisione si guarda sempre meno, con i social media a farla da padrone; eppure ci sono programmi televisivi che sembrano tenere botta e quasi sempre si tratta di programmi che fanno o dovrebbero far ridere. Se avete dei bambini finnoparlanti, probabilmente vi sarà capitato di vedere Putous, la caduta, in onda di sabato sera. I bambini armati di pacchetti di caramelle e patatine (che rappresentano anche gli sponsor del programma), i genitori di calici di Riesling o lattine di IPA cominciano a guardare Putous puntualmente alle 19:30, aspettando che il corriere delle pizze suoni alla porta con una Perhepizza ricoperta di ananas, tonno e salame. Putous è un concorso per attori comici con varie prove, che vanno dall’improvvisazione pura a sketch programmati e che hanno il culmine nella scenetta dove gli attori impersonano personaggi da loro ideati. Ogni puntata, grazie al televoto, un personaggio cade, da qui il nome, cioè viene eliminato. Il programma è nato nel 2010 e ci sono già state dodici edizioni, oltre, in corso, ad un’edizione all stars, con i personaggi più di successo degli ultimi anni.

Dando un’occhiata ai personaggi che si sono succeduti negli anni, ci si può fare un’idea di cosa faccia ridere in Finlandia. Cominciamo da qualcosa che mi ha fatto pensare a lungo, soprattutto in termini di relazioni italo-finniche: Angela Bros, interpretata da Essi Hellén dell’edizione del 2015 e ben presto dimenticata (forse anche dalla stessa attrice). 

Angela è una ‘italialainen leidi’ che entra in scena anticipata da una tarantella. Il nome è legato al personaggio dei videogiochi Super Mario Bros, che la Nintendo ha creato ispirandosi ad un custode italoamericano di un ufficio. Quindi l’italianità di Angela in realtà è ispirata ad un personaggio italoamericano, cosa che capita spesso qui. Angela è una specie di Gradisca felliniana con un seno prosperoso che non perde occasione di sbandierare gridando ‘bum bum bum’. I suoi sketch sono farciti di doppi sensi, basati su salsicce, pizze, lievito e torri di Pisa e danno l’idea di un personaggio ipersessualizzato.

Allo stesso tempo l’attrice è volutamente truccata in maniera eccessiva e ha un paio di vistose sopracciglia nere e peluria sotto il naso, a mò di baffi. Se le sopracciglia à la Frida Kahlo sono state da tempo sdoganate e le donne finlandesi spendono una fortuna per farsele disegnare e dipingere, i baffi no. Accentuare la quantità di peluria di una persona, specialmente se questa è associata a un altro genere, fa ridere, ma allo stesso tempo implica qualcosa di preoccupante. Una donna con i baffi non risponde ai canoni estetici tradizionali, è ‘altra’, aliena, straniera. Aumentare caratteristiche fisiche altre e prendersi gioco di loro è una strategia dell’umorismo di tutto il mondo, il problema si pone quando questo implica delle disuguaglianze evidenti. Pirkka-Pekka Petelius ci ha messo quasi quarant’anni a scusarsi per la sua rappresentazione della popolazione Saami in alcuni sketch di pessimo gusto.

Forse il personaggio più famoso di Putous è Munamies (uomo uovo) ideato da Riku Nieminen. Il personaggio è molto semplice, un uomo uovo con una vocina delicata e un fare da fanciullino, basato sul fatto che Nieminen calza una felpa bianca extralarge e cammina accovacciato. I bambini lo adorano ed il suo singolo ‘Pomppufiilis’ è ancora suonato nelle baby disco di tutto il paese. Tutto qui, tranne che per il fatto che l’uovo in finnico stia anche a significare il batacchio, o come volete chiamare l’organo sessuale maschile. Quindi Munamies significherebbe anche uomo-batacchio, che onestamente fa ridere. Un caso simile è Yölintu, interpretato l’anno scorso da Antti Tuomas Heikkinen, un volatile notturno depresso e incapace di trovare una compagna. In finnico però un volatile notturno è anche un modo di chiamare una prostituta, contribuendo quindi a un sacco di ribaltamenti semantici. 

Un attore chiave in Putous è Ernest Lawson, un insegnante di scuola elementare di Oulu, con un padre originario del Togo. Lawson debutta in Putous nel 2018 interpretando la popstar africa-rovaniemese Abdul Tuisku e resta nel cast del programma fino all’undicesima edizione, dove interpreta il politico sovranista Pentti Olavi Liitikko (P. O. Liitikko= poliitikko, politico), portavoce di un partito chiamato ‘futuro marrone’. Gli altri due personaggi di Lawson sono il robot afrofuturista Afrobotti e la maestra elementare Ansa Kynttilä. Il fatto che Lawson sia un finlandese atipico per il colore della pelle, ma non per lo spiccato umorismo, lo rende un importante mediatore interculturale, che salva il programma dalla discesa verso i lidi del populismo, dove è finito troppe volte.

Lawson non perde occasione per prendersi gioco dei Persut (il partito di destra dei ‘veri finlandesi’) e del razzismo quotidiano che molti afrofinlandesi incontrano ogni giorno e ci riesce facendoci ridere, per davvero, e in qualche modo anche riflettere.