Come nacque il costume dei Sámi

Un racconto di Gunhild Børgefjell nella Giornata del popolo Sámi

Il 6 febbraio si celebra la festa del Popolo Sámi, perché in questo giorno nel 1917 si tenne il primo congresso di questo popolo indigeno europeo a Trondheim, in Norvegia. Per l’occasione pubblichiamo un breve racconto di Gunhild Børgefjell trascritto da Václav Marek nel 1946 a Susendal (Lapponia norvegese), contenuto nel volume Noidova smrt. Pověsti a pohádky z Laponska (La morte dello sciamano. Leggende e racconti dalla Lapponia, 2000), a cura di Michal Kovář-Demeczi e basato sul materiale raccolto dallo stesso Václav Marek durante la sua permanenza in Lapponia (1931-1948). Si riporta una leggenda che spiegherebbe le origini del bellissimo, coloratissimo costume di questo popolo.

Marek a Susendal

Václav Marek, nato a Sadská nel 1908, è stato un etnografo, scrittore e viaggiatore ceco che si è dedicato a ricerche di grande significato sulla religione e la cultura dei popoli Sámi. Nel 1931 si stabilì nella Lapponia norvegese, nell’attuale Parco Nazionale Børgefjell. Durante la seconda guerra mondiale prese parte al movimento di resistenza norvegese. Nel 1948 tornò in Cecoslovacchia lavorando nel campo della ricerca biologica, e scrivendo articoli sulla caccia e la silvicoltura. Ma ha lasciato vari scritti dedicati al mondo Sámi, e fotografie per cui il museo di Hattfjelldal ha organizzato una mostra. Nel Parco Nazionale Børgefjell c’è anche un sentiero dedicato alla sua memoria, chiamato Marek’s Trail.

Foto dei primi anni del 1900

Come nacque il costume dei Sámi

C’erano un tempo due Sámi che vivevano qui, e una volta attraversarono Grublandsskare per raggiungere Vefsna e barattare vicino al mare le pelli con farina e sale. Poiché, passato molto tempo, non erano ancora tornati, un terzo sámi andò loro incontro per aiutarli.

Arrivato al passo, vide improvvisamente tre uomini avvicinarsi. Si chiese chi potesse essere quella terza figura. Continuò comunque ad avanzare. Quando fu ancora più vicino, vide che improvvisamente erano di nuovo solo due. Trovò la cosa molto strana. Una volta raggiuntili, si spaventò. Erano entrambi stramazzati al suolo. Chissà che creatura era quella terza figura che ora vedeva di nuovo e che, avvicinandosi d’un tratto, gli chiese se poteva scendere con lui al fiume fino all’insediamento.

L’uomo rifiutò e non volle nemmeno sentir ragioni, perché cominciava a chiedersi chi potesse essere quella creatura. Era la Morte nera. Tuttavia, quell’essere fu di un’insistenza implacabile, così l’uomo pensò di venire a patti con lui.

E quando la Morte nera promise di non uccidere i Sámi, ma di tormentare solo i contadini nelle loro fattorie, se solo fosse riuscito a distinguere gli uni dagli altri, l’uomo alla fine acconsentì ad accompagnare lo straniero all’insediamento.

Foto di Václav Marek

Quando arrivarono al fiume, un cane corse loro incontro, abbaiando a gran voce. A quel punto, la Morte nera ringraziò la guida per la scorta e lo rassicurò che questa volta avrebbe davvero salvato i Sámi se fosse riuscito a distinguerli dai contadini, e poi andò con il cane alla prima fattoria. A quel punto, i Sámi accettarono e da quel giorno cominciarono a vestirsi in modo diverso dagli altri.

Fu così che nacque il costume lappone, che i Sámi continuano ad indossare per essere riconosciuti dalla Morte nera.

(Traduzione di Antonio Parente)

(Per le foto utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Antonio Parente
Nato nel 1964, traduce testi letterari, prevalentemente poesia, dal finlandese, dal ceco e dall'inglese. Vincitore del premio nazionale per la traduzione letteraria del 2004 conferito dal Ministro della Cultura Finlandese.