Nata a Helsinki nel 1969, nel 2011 è stata la prima donna a dirigere un’opera al Teatro alla Scala (a 233 anni dalla sua fondazione). Si trattava di ‘Quartett’, dell’italiano Luca Francesconi e presentata in prima mondiale (‘un’opera contemporanea che provoca così tanto i sentimenti che queste note toccano la carne oltre che lo spirito’).
Non che il podio non fosse stato calcato prima di allora da una direttrice, tre stagioni prima l’americana Marin Alsop vi aveva diretto uno splendido concerto sinfonico … ma un’opera è altra cosa!
Susanna Mälkki, anche se al tempo era praticamente sconosciuta al pubblico italiano, vantava però già un curriculum di tutto rispetto, soprattutto nel repertorio contemporaneo.
Nel 2006 il compositore Pierre Boulez l’aveva designata direttore musicale del suo ‘Ensemble InterContemporain’ (EIC) che aveva fondato nel 1976 in collaborazione con Michel Guy (l’allora Ministro dei Beni Culturali francese) e Nicholas Snowman (cofondatore della ‘London Sinfonietta’): rappresentava in pratica i Berliner Philharmoniker per il repertorio moderno.
Ed a proposito di questi ultimi, lei li aveva già diretti, come aveva fatto con grandi orchestre in Europa e in America, dalla Boston Symphony alla London Symphony, dai Münchner Philharmoniker ai Wiener Symphoniker ecc.
Per ribadire la sua eccellenza nella contemporanea, si ricorda che quando il compositore inglese Thomas Adès l’ha sentita dirigere la sua ‘Powder Her Face’ (1995) l’ha voluta prima come assistente e poi le ha affidato direttamente l’esecuzione a Londra, dicendo che ‘la eseguiva meglio lei’.
Susanna Mälkki è tornata qualche giorno fa alla Scala per dirigere con la consueta sicurezza ed eleganza l’Orchestra del Teatro nel concerto sinfonico (trasmesso in streaming il 23 aprile sul sito online del ‘Piermartini’ e che si può ascoltare qui) che ha spaziato da ‘Serenade’ per fiati in mi bemolle magg. op.7 di Richard Strauss (1881), a ‘Ma mère l’oye’ di Maurice Ravel (1908), per finire con la Sinfonia n.1 in do magg. op. 21 di Ludwig van Beethoven (1799-1800). Intervistata sulle sue sensazioni, in questa occasione speciale, ha detto: “In questo particolare momento storico è un privilegio fare musica con artisti di valore come quelli della Scala, ma l’assenza del pubblico in sala si fa sentire… tocca a noi annullare quel distacco e ricreare l’energia che solitamente intercorre fra palcoscenico e platea durante un concerto dal vivo.”
Mälkki, eccelsa violoncellista (aveva iniziato suonando il volino ma è presto passata al violoncello che ‘sentiva più suo’), ha scoperto la vocazione per il podio da subito: “Mi affascinava avere il compito di essere io a mettere insieme tutte le tessere del mosaico: così, mentre ero primo violoncello alla Göteborg Symphony, studiai direzione: furono anni molto intensi”.
Figlia della fiorente scuola direttoriale finlandese di Jorma Panula da cui sono usciti anche Esa-Pekka Salonen e Jukka-Pekka Saraste, Mälkki è direttrice principale della ‘Helsinki Philharmonic Orchestra’ e dal 2017 direttrice ospite principale della ‘Los Angeles Philharmonic’.
Intervistata qualche tempo fa in tema di donne sul podio, si è dichiarata sicura che “Per le ragazze delle generazioni più giovani per fortuna è tutto più facile: le studentesse in direzione d’orchestra non sono più mosche bianche”.
E’ altresì certa che “Le persone intelligenti badano alle qualità professionali’, oltre al fatto che ‘sulla mistica del direttore d’orchestra si è molto ricamato: spesso si tende a riempire questa figura di significati che non ha. Noi siamo soltanto un tramite fra il lavoro del compositore e il pubblico”.
Da sempre attenta alle tematiche femminili, la musicista finlandese pensa che ’le donne nel mondo non godano ancora di quei diritti fondamentali che qui in Occidente siamo riuscite a conquistare con battaglie politiche e sociali’.
Tra questi figura anche ‘il diritto a dirigere un’orchestra’, dato che “La musica è lo specchio della nostra società dove l’uomo detiene il potere in tutti i campi. E quello di direttore d’orchestra è un ruolo di potere: impone scelte e grande determinazione. Il riconoscimento del ruolo della donna in campo musicale è arrivato alla fine di un difficilissimo percorso che ha portato alla conquista di diritti fondamentali come quello al voto che sino alla metà del secolo scorso a noi donne era negato. Ma il tempo delle battaglie non è finito”.
Le acque, però, si stanno muovendo: nei giorni scorsi il nuovo Sovrintendente della Scala, Dominique Meyer (2021), ha annunciato un prossimo ‘codice per le dignità delle lavoratrici’, volto a valorizzare le donne artiste nell’organigramma del Teatro.
“Questo momento del Covid – ha dichiarato – serve anche per mettere diverse cose a posto. Penso che sia necessario un lavoro sull’equità uomo-donna, sui salari, sul trattamento professionale. Soprattutto, dobbiamo far capire alle ragazze che, se hanno talento, avranno una chance.”
(Foto del titolo di Chris Lee. Per tutte le immagini riprodotte siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)