Una vita come redattore culturale di Helsingin Sanomat, Jukka Petäjä è morto mercoledì 21 luglio a Helsinki per le conseguenze di una grave malattia. Era nato a Helsinki il 16 maggio 1956 e aveva 65 anni al momento della morte. Solo un anno fa era andato in pensione.
In trentadue anni di carriera è stato anche autore di testi letterari, scrivendo cinque romanzi, ma soprattutto è stato una figura viva in tante manifestazioni culturali, come per esempio le tante Fiere del libro di Helsinki, cui partecipava come presentatore e intervistatore, su temi che andavano dalla letteratura alla musica alla politica.
Come critico e giornalista, Petäjä amava molto anche la musica pop e il jazz, e a questo era dovuto anche il suo interesse per gli Stati Uniti. Nel corso degli anni, ha intervistato parecchi scrittori statunitensi, da John Irving, a Norman Mailer, a Paul Auster e Philip Roth.
La sua carriera di romanziere è iniziata nel 1993 con il thriller Il diavolo bianco (Valkoinen perkele) pubblicato da Like, e da allora ha scritto altri quattro romanzi polizieschi. Era convinto che diversi stili di scrittura potessero convivere in una persona senza conflitti, e che non era una pretesa eccessiva fare insieme il critico e lo scrittore. Con vantaggi reciproci. Secondo Petäjä, il giornalista, nel suo lavoro quotidiano, apprende che la sua lingua non è sacra, ma può essere modificata e migliorata. E questo può essere utile anche quando si scrive narrativa.
Ancor più dell’America, però, Petäjä amava l’Italia e la cultura italiana. E nella penisola ha trascorso lunghi periodi insieme con la famiglia. Sulle pagine del suo giornale ha segnalato regolarmente eventi, pubblicazioni, curiosità di un Paese di cui conosceva anche la lingua, e in cui trovava orizzonti per soddisfare le sue tante curiosità. Se i colleghi lo ricordano con affetto, gli italiani gli devono almeno gratitudine.