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Caffè-noncaffè: la Finlandia lo produce in laboratorio

I finlandesi sono primi al mondo per consumi di caffè, a dispetto di chi pensa che l’Italia, patria dell’espresso, sia in cima alla classifica. Sarà forse perché al nord il sole si vede poco e il caffè diventa un alleato prezioso per riscaldarsi e rivitalizzarsi: un finlandese ne consuma ogni anno in media 10 kg, contro i 6 di un italiano.

Questo è un dato che ancora oggi fa sorridere gli italiani che solitamente si considerano come il popolo dell’espresso e quindi massimi consumatori della bevanda; i finlandesi però ne bevono sino a 8 tazze al giorno (filtrato, con tostatura chiara)

È dunque logico che i finlandesi siano tra i più preoccupati per un’eventuale crisi delle colture del caffè. Questa pianta infatti ha bisogno di condizioni climatiche molto precise per crescere rigogliosa e fruttificare, e gli attuali rapidi cambiamenti climatici potrebbero mettere in crisi gli ecosistemi dei paesi dove attualmente è coltivata.

Inoltre queste colture possono essere ritenute responsabili di processi di deforestazione, processi sempre più sotto accusa e rispetto ai quali la sensibilità dei consumatori si sta facendo più acuta.

La domanda di caffè poi continua a crescere, aumentano anche le aree autorizzate per coltivare il chicco di caffè naturale, e a questo non positivo bilancio ecologico bisogna aggiungere le emissioni prodotte dal trasporto della preziosa merce.

C’è quindi qui sta cercando di trovare un’alternativa più eco-sostenibile alla coltivazione tradizionale, troppo vorace in termini di uso del suolo e dell’acqua (si piazza ben quinta tra le colture più inquinanti).

Foto VVT

Anche se gli esperti di caffè potrebbero considerare l’idea un sacrilegio, un gruppo di scienziati finlandesi è recentemente riuscito a produrre caffè artificiale attraverso colture cellulari. Secondo il Centro di ricerca tecnica VTT, i chicchi risultanti replicano il gusto e l’odore naturali del caffè, un’affermazione che senza dubbio può lasciare perplessi torrefattori e consumatori di caffè di tutto il mondo.

VTT è uno dei principali istituti di ricerca europei; fondato nel 1942 e di proprietà dello stato finlandese, promuove l’utilizzo e la commercializzazione della ricerca e della tecnologia, con lo scopo di trasformare attraverso mezzi scientifici e tecnologici le grandi sfide globali in una crescita sostenibile per le imprese e la società.

È proprio nell’ambito del processo di riduzione della deforestazione legata alla coltivazione del caffè che molti guardano con attenzione agli sviluppi della ricerca finlandese, basata, in realtà, su un’intuizione sviluppata già negli anni ’70 da P.M. Townsley. Il problema di garantire una produzione eco-sostenibile minaccia di far aumentare i prezzi del caffè, quindi un’alternativa potrebbe essere arrivata al momento giusto.

Il processo di creazione del caffè artificiale inizia con colture cellulari di caffè, che vengono poi poste in bioreattori per continuare a sviluppare una biomassa separata.

Si tratta di un processo noto come “agricoltura cellulare”, già impiegato per la produzione di latte e carne.

Foto VVT

VTT è un centro con una lunga esperienza nello sviluppo di alternative artificiali a prodotti non sostenibili, ed è inoltre specializzato in produzioni commerciali “carbon neutral”, che vanno dagli impianti dentali realizzati con nanocompositi di cellulosa alle nuove pelli sintetiche.

Tuttavia, potrebbe volerci del tempo prima di poter utilizzare il caffè sintetico nelle nostre case. Non solo VTT deve perfezionarne il gusto e il processo prima che possa aver luogo una produzione su larga scala, ma in questo momento tutti gli alimenti prodotti nei laboratori richiedono un’ulteriore approvazione normativa.

I finlandesi però non sono i soli ad averci pensato.

A Seattle, patria di Starbucks, nella start-up di tecnologia alimentare Atomo Coffee Inc., un team di scienziati e chimici alimentari guidati da Andy Kleitsch e Jarret Stopforth stanno lavorando sul caffè senza caffè: un composto realizzato partendo da ingredienti riciclati, come bucce di semi di girasole e semi di anguria, che subiscono un processo chimico brevettato per produrre molecole che imitano il sapore e la sensazione in bocca del vero caffè. I fondi risultanti vengono preparati proprio come una normale tazza di caffè, che contiene anche caffeina.

Anche l’americana Compound Foods sta lavorando ad una possibile formula di caffè-noncaffè.

Dopodiché, il lavoro più duro sarà affrontare i puristi del caffè! A cominciare dagli italiani.

(Foto del titolo J. Hellsten. Per le immagini riprodotte, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

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