Draghi intervistato nella sede della stampa estera a Roma

“In un certo senso siete gli occhi e le orecchie del resto del mondo sull’Italia, quindi, il vostro ruolo è fondamentale. Questa collaborazione che il governo italiano vuole stimolare è fondamentale per lo stesso governo oltre che, ovviamente, importante per voi. Tutto ciò, naturalmente, nel rispetto della vostra indipendenza.”. Con queste parole il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha salutato i corrispondenti dei media esteri a Roma, nel corso della recente conferenza stampa presso la sede dell’Associazione. Si è trattato del primo confronto del genere di Draghi dalla sua nomina; il suo predecessore, Giuseppe Conte, era venuto in visita in sede nel settembre 2020, in piena pandemia e con presenza dei giornalisti molto limitata dal Covid.

Draghi ha trovato una sala piena ed agguerrita, con una quarantina di domande pronte da altrettanti giornalisti, domande che, immancabilmente, si sono concentrate sul conflitto Russia-Ucraina, sui suoi effetti, sia economici che sociali, sui rischi per l’Italia, sulle spese militari, ed in sostanza su tutti i rischi e le preoccupazioni che avvolgono in questo periodo non solo l’Italia ma il mondo intero.

Tutti gli organi di stampa e le agenzie rappresentate dai corrispondenti esteri ma anche i media italiani hanno poi ampiamente riportato domande e risposte di Draghi.

G. Nitti rivolge le sue domande a Draghi

Gianfranco Nitti, corrispondente della Rondine, ha voluto evidenziare il comportamento debole dell’ONU nella trattazione di questo conflitto: l’Organizzazione era nata alla fine della 2° Guerra Mondiale proprio allo scopo di prevenire guerre e conflitti ed impedire tragedie come quelle dello scorso secolo. ma purtroppo il fallimento è a tutti evidente. Alla domanda, “Il governo italiano intende promuovere qualche iniziativa di stimolo al convitato di pietra in questa crisi che alcuni ritengono sia l’Onu? E un piccolo altro convitato di pietra è l’Osce, enti che dovevano impegnarsi in queste cose e che purtroppo non pare l’abbiano mai fatto” Draghi ha risposto in maniera evasiva. Nel senso che ha affrontato un lato secondario, pur se importante, del problema, ma tralasciando un opinione sull’immobilismo dell’ONU: “L’Osce è direttamente coinvolta in tutto ciò che riguarda l’avvio di un negoziato, è coinvolta anche nelle iniziative strategiche decise. È un po’ un canale di collegamento. È molto, molto importante. Per quanto riguarda l’Onu, dal punto di vista umanitario, rileva l’aiuto a disegnare dei programmi umanitari per i rifugiati ucraini, che ormai in Italia si avvicinano agli 80.000, ma in Polonia sono milioni. in Romania altrettanto, in Germania l’ultima volta, abbiamo parlato col cancelliere Scholz, erano più di 300.000.  La presenza dell’Onu e è dimostrata dall’attività del commissario per i rifugiati. E naturalmente, quanto più le conseguenze umanitarie della guerra si riverseranno sull’Europa, tanto più l’Onu sarà coinvolta. E sicuramente nella creazione, costruzione e gestione dei corridoi umanitari, l’Onu è in prima persona”.  I rifugiati sono indubbiamente un problema pesante ma un effetto del conflitto, causa su cui l’inerzia ONU non può sfuggire.

Il contributo italiano all’ONU, secondo dati del 2019, era stato, in quell’anno, di 92 milioni di dollari ma le cifre sono più elevate se si considerano i contributi a tutte le varie agenzie specializzate. Si arriva circa a 800 milioni di dollari, una spesa non indifferente ma che non sembra riesca a realizzare quegli obiettivi per cui l’ONU era stata istituita. Senza arrivare a definirla “inutile zerbino degli Stati Uniti” (Massimo Fini) o l’organizzazione viene profondamente ristrutturata e finalizzata oppure resta un inutile monumento destinato a fare la fine di quella che la precedette, ossia la Società delle Nazioni.

In ogni caso, analizzare le cause e non solo gli effetti del conflitto ora in corso in Europa, può servire a trovare soluzioni concrete e se l’ONU potesse contribuirvi avrebbe un motivo di esistere.

Se anche la Finlandia sembra ora più vicina ad entrare nella NATO, evidentemente è un effetto anch’esso della scarsa affidabilità che le Nazioni Unite stanno riscuotendo in questa fase storica.

Qui il video dell’incontro