Sámi, non Sámi. Perché il governo Marin rischia di cadere

Critiche nette da parte del popolo Sámi all’indirizzo del primo ministro finlandese Sanna Marin, per la sua incapacità di agire a difesa dei loro diritti: la accusano di promesse non mantenute, di preoccuparsi più dei diritti delle minoranze di altri paesi che di quelle in casa propria.

Al centro della questione è il rinvio della Legge sul Parlamento Sámi, che regola i rapporti tra il governo finlandese e il Samediggi su questioni che riguardano il popolo Sámi. Da anni si tenta di legiferare, senza risultati. E l’ultima versione della legge è in attesa nel Parlamento nazionale da 18 mesi.

In ballo sono gli interessi di una piccola minoranza della popolazione nazionale, e i Sámi, circa 10.700, non sono significativamente presenti sui media mainstream in Finlandia. Ma sono molto attivi sui social, e recentemente le loro iniziative hanno destato un interesse a livello internazionale. Tanto che le stesse Nazioni Unite hanno ripetutamente criticato la Finlandia: non più tardi di giugno, un comitato dell’ONU ha rilevato che la Finlandia avrebbe violato una convenzione internazionale sui diritti umani in tema di discriminazione razziale per quanto riguarda i Sámi, unica popolazione indigena riconosciuta in Europa.

La questione è molto controversa, anche perché dei partiti di governo solo uno, il Partito di Centro, si oppone all’approvazione della legge. È il partito che ha le sue radici nel passato agrario della Finlandia, e che ha visto ridursi il sostegno elettorale negli ultimi anni. Il punto dolente riguarda una questione non proprio piccola: il diritto all’autodeterminazione del popolo Sámi.

Nelle elezioni del parlamento Sámi del 2015, la Corte amministrativa suprema di Finlandia aveva decretato che un centinaio di persone che si erano qualificate come Sámi dovevano essere aggiunte alle liste elettorali e quindi poter votare alle elezioni di quell’anno.

Molti Sámi pensano che solo loro dovrebbero essere in grado di decidere chi appartiene al loro popolo e chi no, e che lo stato finlandese non dovrebbe avere voce in capitolo in merito. Questa è la visione sostenuta anche dalle Nazioni Unite.

Alcune delle persone incluse nella lista si presentavano come “Sámi di Kemi”, e il Partito di Centro li aveva appoggiati per difendere i diritti umani di “una minoranza all’interno di una minoranza” bloccando così una legge che limiterebbe ingiustamente i diritti di alcune persone.

La maggior parte dei Sámi vede i “Sámi di Kemi” semplicemente come “finlandesi” perché la lingua di Kemi si sarebbe estinta più di 200 anni fa, e l’uso della lingua è uno dei fattori identitari determinanti per avere accesso alla lista elettorale. La regola finora in vigore prevede per l’identità Sámi che per tre generazioni una lingua sámi sia stata la prima lingua.

Le preoccupazioni non sono puramente di principio: il fatto è che se qualcuno riesce a farsi identificare come “Sámi” e candidarsi per un seggio nel Samediggi, molto presto i Sámi potrebbero diventare una minoranza anche nel decidere di questioni rilevanti come i diritti di uso del suolo, di scelte energetiche, di piani paesaggistici. Un esempio? Per i Sámi che vivono lungo il fiume Teno, che fa parte del lungo confine condiviso con la Norvegia, la pesca del salmone è stata parte cruciale del loro sostentamento. Ma la popolazione del salmone selvatico si è ridotta e il governo finlandese ha vietato la pesca del salmone nel fiume nelle ultime tre estati, il che ha avuto un effetto catastrofico sull’economia della regione di Utsjoki.

Inka Musta (twitter)

Dunque ci sono interessi concreti dietro le rivendicazioni: “Il Parlamento Sámi è l’unico posto dove possiamo difendere la nostra lingua, la nostra cultura, il nostro sostentamento, e se dovessimo perdere non avremmo nulla” ha detto Inka Musta, consulente ambientale di Inari. E criticando Sanna Marin, ha avuto parole di fuoco: “È ipocrita. Ha parlato molto di diritti umani in Ucraina, in Russia o in Cina con gli uiguri. Ha marciato nelle parate del Pride, sostenendo le minoranze di genere. Ma quando si tratta di Sámi non le importa niente”. In effetti Sanna Marin si è spesa non poco, tra Helsinki e la Lapponia, cercando di fornire rassicurazioni (ne abbiamo parlato ripetutamente sulla Rondine).

“Penso che questa particolare legge sia usata come una pedina in un più grande gioco di potere da parte dei partiti al governo, e i media finlandesi sono interessati a questa legge non per la legge in sé, ma per le dinamiche tra Sanna Marin e il leader del partito di centro Annika Saarikko, e questo non aiuta affatto i Sámi”, ha spiegato Petra Laiti, presidente dell’associazione dei Giovani Sámi, che hanno manifestato il 17 novembre scorso davanti al Parlamento a Helsinki.

Foto Tiina Jutila / Yle

Sta di fatto che su questa questione il governo Marin rischia di cadere. Se la legge venisse portata in Parlamento senza un accordo dei partiti di governo i rappresentanti del Centro potrebbero ritirare il loro sostegno alla coalizione e far cadere il governo.

È un qualcosa che accade regolarmente a queste latitudini: nel 2019 il precedente governo del partito di Centro di Juha Sipilä è caduto per non aver fatto approvare le leggi sulla riforma sanitaria; e nel 2019 lo stesso Partito di centro aveva ritirato il proprio sostegno al primo ministro socialdemocratico Antti Rinne, crisi che aveva portato al potere Sanna Marin.

Kepu pettää aina“, il centro tradisce sempre, è una massima politica molto popolare in Finlandia.

Sanna Marin e Annika Saarikko (foto Pekka Tynell /Yle)

Le ragioni per cui il partito di Centro di Annika Saarikko tiene bloccata la nuova legge, e per cui Sanna Marin non sembra disposta ad agire unilateralmente in parlamento, hanno tutte a che fare con la politica.

La Finlandia ha le elezioni politiche il prossimo aprile, e i socialdemocratici di Marin rischiano di perdere consensi, per cui lei non sarebbe più primo ministro. Quindi difendere la legge sul Parlamento Sámi contro la volontà dei suoi attuali partner del Partito di centro, potrebbe essere una mossa controproducente.

Per il partito di Centro, essere visti come contrari all’autodeterminazione dei Sámi significa anche conquistare voti nelle campagne finlandesi, dove conta di rafforzare la sua base.

“Se sei in politica, i voti Sámi non ti faranno entrare in parlamento”, ha osservato ironicamente Inka Musta. “Ma essere contro i diritti dei Sámi, potrebbe darti una mano.”

(Per le foto utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

Giornalista, traduttore letterario, studioso di lingua italiana e storia dell'arte. Emigra dal Salento a Bologna per studi, poi a Helsinki per vivere. Decise di fondare La Rondine una buia notte dell'inverno del 2002 dopo una serata all'opera.