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Il noumeno finnico: reporter italiani, in un weekend ti spiego la Finlandia che non c’è

Marina Palumbo, nome che si inserisce di diritto nella lunga lista dei reporter agostani che calano sulla Finlandia come le oche canadesi, ma a differenza di questi volatili intelligenti che in Finlandia ci passano un’estate intera, i volatili nostrani si fermano in genere un fine settimana, si lasciano permeare le piume di impressioni memorabili poi, avendo ormai capito tutto, riprendono il volo verso climi più temperati. Lasciando purtroppo, come le oche, tracce del loro passaggio.

Per ragioni misteriose è spesso la “Stampa” di Torino ad ospitare queste creature di passo, che secondo me non sono degli apripista, ma seguono pedissequamente i flussi migratori delle grandi navi da crociera, come la Costa, che negli ultimi anni hanno visto aumentare esponenzialmente il numero di turisti italiani in giro per le capitali del Baltico (anche a causa dei rischi collegati ad altre mete turistiche più miti e più celebri.) Abbiamo citato in passato altri esempi di divagazioni di reporter italiani nel Baltico, persi dietro le stranezze della lingua locale  (apparentata addirittura al coreano), o affascinati dall’assenza di Suv nelle strade di Helsinki (sempre sulla “Stampa”, una rivelazione davvero per chi a Helsinki circola assediato da quei mostri). Adesso il servizio si intitola Se Helsinki diventa frizzante, colorata e pop.

Ogni volta lo scopo del report è “scoprire per voi” Helsinki e la Finlandia, ovvero rivelare ai lettori del giornale o del blog aspetti poco noti, misteriosi, imprevedibili, di un mondo per definizione ignoto. Perché, uno si domanda, lasciare che a raccontare sia un’autrice di blog ignara di ogni aspetto della vita di un Paese, e non chiedere, per esempio, a qualcuno che in Finlandia ci vive da decenni, che vi studia o lavora, di raccontare qualcosa di meno (per lui) ignoto? La risposta me la diede una volta una reporter di “Ballarò”, che accompagnai per Helsinki alla ricerca di gente da intervistare. Chiesi alla giovane ricciuta perché non fosse venuta la collega ricciolina inviata un anno prima dallo stesso programma. La risposta mi sorprese: “Sai, in redazione pensano sia meglio che il servizio lo faccia una che del Paese non sa niente: il programma risulta più spontaneo, più ‘fresco’”… Parole rivelatrici, che aiutano a dare un senso anche alle scoperte di Marina Palumbo, che sulla “Stampa” cura un blog dal titolo inquietante: “A ruota libera”. Tutto un programma.

Se uno vuole scoprire qualcosa “per un altro”, per prima cosa gli dice: guarda che quello che sai o immagini di questo Paese non è vero, e comunque non è più così. Perché (nel sottotitolo) “la capitale finlandese cambia pelle”. Dunque se voi lettori per caso sapevate qualcosa di Helsinki, scordatevelo.

Helsinki è una capitale mondiale dell’architettura, questo lo sapete, vero? “Città capolavoro”, la definiva Giorgio Manganelli. Edifici, raccontava, “di una sottigliezza inventiva, di una grazia, di una audacia straordinaria”. Tutta roba vecchia, signori miei, roba di un’epoca in cui ancora i blog non esistevano, e scrittori e giornalisti battevano a macchina pezzi di carta per giornali di carta. La Marina no. Lei non ha nemmeno messo piede a terra che, come prima cosa, viene impressionata proprio dall’ architettura:

“La prima cosa che noti, arrivando a Helsinki, sono le sue architetture sovietiche: le linee nette dei palazzi dalle finestre regolari e ripetute come in un alveare, e la totale assenza di balconi o di qualsiasi grazia possa sporgere da una facciata. Un’austerità profonda che tarda a lasciare l’immagine architettonica di una città i cui abitanti sono invece passati ormai ben oltre la dominazione russa.”

È di certo un fatto religioso, questa maniera diversa di intendere la Grazia.

Non voglio commentare la questione russa e/o sovietica, perché per la blogger dev’essere la stessa cosa, roba che ti scappa così, a ruota libera. Penso solo che quelle linee nette dei palazzi, le finestre ripetute come alveari, sono magari gli edifici di Töölö, quella meraviglia dei primi del Novecento quando Helsinki si permetteva di discutere dei centri residenziali della sua nuova classe dirigente e, col Töölö Plan di Sonck e Nyström, dopo appassionati dibattiti realizzava un capolavoro di urbanistica che ancora oggi viene studiato per il suo carattere di lineare, geometrica, grazia modulare.

Il guaio è che la reporter di passo ha ben poco tempo, al massimo tre giorni e due notti, in cui è costretta a fare scelte drastiche: deve metterci qualcosa di noto, qualcosa di nuovo.

Di noto che c’è di meglio della sauna? E cosa rivelare, a voi che non sapete nulla, del Paese in cui la sauna “è nata”? Che ci si entra nudi, ahimè, e ci si resta “il più possibile in silenzio, per favorirne il lato meditativo e di purificazione spirituale”. Che pensereste, voi lettori da sorprendere, se vi si dicesse che la sauna in Finlandia si fa per lavarsi e provare un sano piacere fisico? Più o meno come altrove si divora un piatto di spaghetti (“spaghetti, io me te magno”) alla ricerca di un senso di benessere e rilassatezza? Ma questo voi non volete sentirlo: che banalità sarebbe, vero? Invece, per stimolarvi, vi rivela che dopo, ci si tuffa nelle acque gelide del Baltico. Il silenzio meditativo si trasforma così in “urletti, brividi e risate”

Poi viene il momento del nuovo, e allora bisogna girare per la città a cercarne “la natura emergente, allegra e pop”. Provati dalla sauna, che si può fare, se non rifugiarsi in un ristorante per gustare la cucina locale? Spinti dal desiderio di cercare luoghi poco comuni, un must per un reporter, finisce in un ristorantino su Bulevardi (un po’ come dire su Via del Corso, a Roma), vicino al parco della chiesa protestante… che è proprio come dire, a Roma, vicino ar giardinetto d’a chiesa cattolica… Si tratta della Vecchia Cattedrale, nel cui parco, già cimitero degli appestati, c’era la “panchina che è accanto alla tomba di un certo Sierk” (ma questo lo si legge in Curzio Malaparte, nel suo Kaputt. Roba vecchia, andiamo avanti.) Trascuro il menu, assai comune purtroppo, ma non posso farvi perdere il commento finale: L’Italia avrà la cucina migliore del mondo, ma anche qui non si difendono male. Per gli italiani in Finlandia, credetemi, una rivelazione!

Appena il tempo di digerire, e il mattino dopo subito dietro la guida a scoprire “un lato di Helsinki parecchio più trasgressivo. La giornata comincia con il tour dedicato alla street art: un tripudio di colori che spuntano qua e là nelle strade, sotto i tunnel e in mezzo ai palazzi”. Roba da brividi. Pensate, street art in Finlandia! Meno male che non ha scoperto che qui c’è anche lo street food, se no sai che urletti!

Il prossimo tour, ancora più trasgressivo, è a pochi passi. “Ad aspettarci c’è una guida della fondazione dedicata al disegnatore erotico gay conosciuto nel mondo come Tom of Finland. I suoi disegni, un po’ come quelli di Manara, sono entrati qui nell’immaginario comune e decorano zaini, tessuti, francobolli e persino scatole di caffè: una vera celebrità, anche se da noi meno conosciuta.” Mi viene in mente una signora italiana scesa dalla nave Costa che, dopo un paio d’ore a Helsinki, aveva scoperto che “usano dappertutto il simbolo del corvo: su tazze, zainetti… Deve avere un forte valore simbolico!” “Signora, qui a Helsinki ci sono solo delle cornacchie, e non credo che abbiano un valore simbolico, se non che infestano giardini e cortili.” “Corvo o cornacchia, qualcosa dovrà pur significare!” È ripartita, due ore dopo, con quella profonda convinzione. Di cosa non so, ma per lei una scoperta, che poi avrà raccontato alle amiche, o su un suo blog.

Che Tom of Finland, la creatura di Touko Laaksonen cui di recente Dome Karukoski ha dedicato un bellissimo film (inutile citarlo, a voi non interessa) sia entrata nell’”immaginario comune” (io non so cosa sia, ma non mi suona rispettoso) merita la risposta che lo stesso Laaksonen diede al suo editore americano, che gli chiedeva: “Ma voi, in Finlandia, stampate roba così?”. Risposta: “In Finlandia? Sarebbe più facile stamparla nello stato del Vaticano”. Volete sentir parlare del comune senso del pudore nei paesi nordici? Poco interessante, vero? Non è roba per sorprendere.

Sorprese l’ultimo giorno non mancano: è la “notte delle arti”, bancarelle e spettacoli in giro per la città, è quel che un turista non può lasciarsi sfuggire, in particolare davanti alla cattedrale luterana (un’altra!), fulcro del centro (un altro concetto che mi sorprende nel mentre mi sfugge), prima di scoprire un’altra chicca: la distilleria artigiana di Helsinki. Vorrà dire una delle tante distillerie artigianali di Helsinki, che sono proprio tante, essendo la birra, come la sauna, un’altra bizzarria divertente di questo paese.

Finito il weekend, si torna a casa. Ma la chiusa è degna dell’attacco. Al momento di congedarsi, per spiccare il volo palombario verso climi più miti, la sorprendente reporter si abbandona a uno sfogo lirico, una summa esperenziale, proprio il “fulcro del centro”: la vivace capitale della Finlandia è decisamente in evoluzione e offre molto più di quello che appare.

Ecco il senso di quello “scoprire per voi”: non i semplici fenomeni, cari lettori, che quello potreste trovarlo da voi, viaggiando per conto proprio, sfogliando una buona guida, leggendo dei libri, non si sa mai. No, noi il noumeno vogliamo rappresentarvi, le nostre idee sulla cosa inconoscibile, non la realtà banale che una guida qualsiasi potrebbe facilmente descrivervi. In sostanza: la Finlandia che non c’è.

Vola Palumbo gentile, lascia in Finlandia quanti di noi non ce la fanno proprio a vederle tutte quelle bollicine frizzanti, quelle bizzarrie divertenti, noi che in questa meta europea irrinunciabile e golosa (è una gioia citarti!) continueremo ad aggirarci per Esplanadi deserta alle otto di una qualsiasi sera d’estate, Piazza del Senato percorsa da qualche auto della Poliisi che s’è smarrita, prima di infilarci nella sauna di casa a fissare la stufa coi suoi sassi così famigliari e domandarci dove mai l’avrai fatta tu, la sauna, per vederci quel pozzo di pietre bollenti. Ci manchi.

La foto del titolo, e quella dei suonatori sul tram, sono di Davide Pavone.

La Rondine – 6.9.2017

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