Enrico Mazzone, artista torinese di 36 anni, lavora a un suo grandioso progetto a Rauma, graziosa e a momenti ridente cittadina sulla costa sud-occidentale della Finlandia, tra Turku e Pori. Che ci fa Mazzone in Finlandia, e soprattutto che cosa ha in mente? Non è facilissimo seguire i percorsi labirintici di quest’artista veramente originale, e perciò, per farcene un’idea, siamo andati a incontrarlo nel suo laboratorio. Abbiamo scoperto che lavora a un disegno su carta che, nato già con misure notevoli, col tempo si è andato ampliando, e ora ambisce a raggiungere i 95 metri x 4. Una superficie, dunque, che alla fine avrebbe dimensioni vicine ai 500 metri quadri (con le debite distinzioni) della volta della Sistina!
Enrico nasce a Torino il 12 luglio 1982. Passa una gioventù allegra e spensierata, con l’affetto di nonni materni e paterni, ma la morte del nonno Giovanni all’età di 6 anni lo segna profondamente, innescando in lui una visuale a tinte noir. Dopo l’Accademia Albertina di Belle Arti nella cattedra del prof. Coffano, si laurea in scenografia teatrale con una tesi sulla Gestalt, raggiunta a pieni voti ma senza lode nel 2007.
Dopo la laurea, e dopo un periodo di apprendistato nell’Archistudio 65, giunge a Ringkobing (DK) come aiuto scenografo per lOM Teatret. Cura poi una eposizione di disegni SCI-FI lovecraftiani a Stoccolma, mentre a Larvik, in Norvegia, porta avanti collaborazioni musicali.
Segue Berlino nel 2011, un anno in ristoranti come aiuto cuoco (sfruttando le conoscenze apprese in un durante l’anno della tesi). Dopo 3 anni passati a Torino, torna a disegnare su grandi formati (20 x 2 e 5×1,50) e nel contempo riparte per Reykjavik, dove per un altro anno lavora nella cucina di una Roadhouse, a ritmi serrati.
Riceve quindi una lettera d’ammissione dalla residenza d’Artista Finnica Raumars Oy di Rauma, e riprende in mano matite e carta per iniziare un progetto alquanto delicato, che qualcuno definirebbe folle: un disegno da 95 metri x 4 di taglio nazional romantico, basato in parte sul Kalevala. Usa una tecnica puntinata su una composizione figurativa.
Lavora in uno stanzone all’interno della stazione degli autobus, un posto anticonvenzionale ma strategico per dimensioni: 8 metri x 5 dove stendere per il secondo anno il foglio da disegno e continuarlo da 30 metri, misura raggiunta nel 2017.
Descrivici il tuo progetto.
Anzitutto grazie per avermi dato la possibilità di raccontarmi al pubblico italiano in Finlandia. È difficile ponderare le parole per quello che sto portando avanti da solo. Si tratta di un disegno in un foglio di metratura sui generis: 95 x 4 metri, cedutomi a titolo gratuito dalla cartiera UPM di Rauma, in risposta alla mia richiesta di materiale.
Mi sono sorpreso per la disponibilità e la credibilità che ho avuto fin da subito e questo mi ha permesso di attivarmi con molta confidenza. Non ho avuto un vero e proprio piano, ma una volta avuta la carta mi sono decisamente improvvisato, devo dire con discreto successo dopo varie crisi di panico. L’idea originale era quella di completare un trittico che da anni sto cercando di portare a termine a Torino.
Nel 2017 ho iniziato a disegnare i primi trenta metri. Il tema è nato sotto un ascendente nazional-romantico, mostrato in occasione del centenario dell’indipendenza della Finlandia. Lavorando duramente per una media di 12 ore al giorno per 5 giorni a settimana, in 10 mesi ho disegnato, ma soprattutto ho trasceso e sperimentato i limiti della mia comune immaginazione.
Rincuorato e rassicurato da una storia di amore in divenire (peraltro finita recentemente e in modo alquanto pirotecnico) ho iniziato a plasmare personaggi della mia routine quotidiana con influenze epiche prese dal Kalevala. Quando ho intuito che non sarebbe stato possibile intervenire con una struttura adeguata e verticalizzare la composizione da 30 x 4 metri, ho semplicemente pensato di non tagliarlo e di continuarlo fino al termine dei 95 metri.
Eccomi dunque ad un terzo, ovvero poco più che all’inizio, ma in realtà a buon punto!
Cosa ti ha portato in Finlandia, e cosa ti trattiene in questo paese?
Sono arrivato a Rauma per la prima volta nell’Ottobre del 2015, dopo essere stato accettato nel Raumars Artists-in Residence Programme. In realtà la mia domanda l’avevo già presentata nel 2011, ma non ho avuto accessibilità per i primi 4 anni, essendo limitato il numero degli ospiti. Nel frattempo, mi sono organizzato in altro modo, lavorando come aiuto cuoco al Blah Blah di Torino, un locale familiare, dove per lo più potevo stare in compagnia di amici ed ascoltare i vari concerti che si alternavano durante il palinsesto della settimana. Nel 2014, non so bene come, mi sono trovato a Reykjavik, dove per un altro anno ho continuato a vivacchiare, lavorando sempre in una cucina, stavolta di un Road House. Nel picco della stanchezza e della frustrazione lavorativa ricevetti una lettera d’accoglienza da parte di Hannele Kolsio e Jenny Vuorela per 3 mesi di attività nella cittadina di Rauma.
Mi sono presentato di persona, eccitato da una nuova avventura dal taglio più morbido e con una vena artistica che mi ha dato più fermezza. Nulla al momento mi trattiene qua se non il termine del disegno. Non ho situazioni sentimentali aperte o nuovi amori (non so se sia un bene o un punto di debolezza), ma quando penso al disegno, vedo in me l’amor proprio che forse non ho mai avuto, e mi rialzo con dignità e naturalezza, cercando di mettere tutto l’impegno che posso, insieme a un pizzico di euforia.
Quanto ti ha aiutato essere in Finlandia per realizzare il tuo progetto? Hai ricevuto supporto da aziende e istituzioni della zona?
Dopo aver terminato i 3 mesi di residenza artistica, ho avuto la fortuna e possibilità di viaggiare ad Upernavik, in Groenlandia, dove ho soggiornato per un mese e mezzo, in un’altra residenza artistica. Ho disegnato costellazioni e visto l’inverno artico, che mi ha regalato le forti emozioni di sentirmi realmente in un altro pianeta. Al mio ritorno a Rauma, ho deciso di rimanere per l’estate, per pagarmi il viaggio di rientro per Torino, ma abbagliato dalla possibilità di continuare a disegnare, ho pensato di allungare la mia permanenza. Iniziando il disegno grazie al supporto del sussidio di disoccupazione, ho iniziato a cercare altre fonti di finanziamento. La Fondazione Metsasäätiö ha creduto in me e mi ha elargito €700 in merito alla realizzazione del disegno. A seguire, il materiale mi è stato sponsorizzato dal club Lions e dal centro Commerciale Prisma che, tramite il comune di Rauma e il signor Risto Kupari, mi ha ceduto 500 matite.
Grazie al prezioso aiuto di Kirre Koivunen, il Kansalaisopisto si è mosso per donarmi una stanza da lavoro. Tramite Nino Ippolito, Vittorio Sgarbi si è prestato per attivare l’instituto Italiano di Cultura ad Helsinki con un premio di €800. Le società Dante Alighieri di Kemi, Pori e Oulu, che al momento sono attivissime, in generale e nei miei confronti, mi stanno aiutando per esporre i miei lavori. Grazie soprattutto a Timo Tikkala, in data 11 giugno, a cammeo, accoglierò con piacere chiunque abbia piacere di venirmi a conoscere, sempre all’interno della Biblioteca civica di Kemi, dove con un carnet di disegni , avrò modo di presentare la mia attitudine illustrativa e il mio modus operandi. Insomma, è stato un anno molto appagante, più di quanto avessi pensato.
La regione in cui vivi (Satakunta) non è nota per il suo carattere internazionale – quali sono i pregi e i difetti di vivere a Rauma dal tuo punto di vista?
Domanda interessante. Ma non credo di essere in grado di poter rispondere, per diversi motivi. Anzitutto, non conosco le altre regioni. Poi, la mia routine finora è stata da stacanovista, ovvero molto lavoro e poche pubbliche relazioni, quindi non ho avuto modo di conoscere molto neanche Rauma. Di certo, non è l’Italia, o generalizzando il Sud Europa. Se è per questo non è neanche Scandinavia, ha un sapore decisamente più profondo, a volta aspro e melanconico.
Posso solamente dare qualche luogo comune, noto a chi risiede qua già da anni o chi ha in mente di trasferirsi, in cerca di consigli. La Finlandia è un paese dove è facile potersi concentrare e portare avanti un discorso di impegno lavorativo. Gli inverni sono parzialmente duri, ma non necessariamente deprimenti, e le persone non possono tutte definirsi scorbutiche o depresse. Poche parole, molti fatti.
Hai avuto espressioni di interesse per il tuo progetto in Italia?
Si e no. Vittorio Sgarbi l’ho incontrato e conosciuto qualche anno fa, a Giaveno – mi ha aiutato già, come ho spiegato prima. La mostra dedicata a Lorenzo Alessandri (posso chiamarlo per gusto attitudinale, un Maestro) è stata galeotta. Lui, e lo dico con umiltà e poca esaltazione, ha creduto in me e nella mia follia.
Alessandro Novazio mi segue dall’Ex Birrificio Metzger e questo mi rallegra. Il nostro incontro all’interno del Polo Culturale è un continuo scambio di idee, mentre l’Artista Cosimo Veneziano di tanto in tanto mi ricorda i tempi passati all’Accademia Albertina. Spero di cuore che Antonino Sanacore, collega scenografo attivo a Torino possa venire a trovarmi, per poter parlare di qualche progetto che magari in futuro potremmo svolgere assieme.
Ciò mi basta per sentirmi vicino ad amici che stimo, nonostante tempo e distanza. Questo modo di vedere le cose non porta troppa acqua al mio mulino, ma in compenso ogni giorno mi sveglio col profumo di felicità, nel compiere sforzi in cambio di qualcosa, che al termine dell’opera sarà regalato a persone comuni che potranno vedere come tutto sia possibile.
Hai dei consigli per gli artisti italiani in Finlandia?
Do un consiglio in cambio di altri consigli, in modo da poter creare una sinergia (e vi invito a farlo!). Siamo in un posto magnifico e veniamo da un posto magnifico. Possiamo dire molto vedendo con occhi diversi dei luoghi in grado di suscitare emozioni molto forti ed intense. Operiamo come filtri e non cediamo alle minime difficoltà. All’inizio sono insormontabili, poi estenuanti, infine ci prendiamo quasi gusto, prima di iniziare a capire come prepararci per un’avventura unica, irripetibile ed originale. Siamo in un luogo dove possiamo esprimere quasi in modo amplificato tutto quanto abbiamo da dire. Se ci crediamo, non importa quanto sia difficile e avremo sicuramente qualcosa da raccontare ai nostri nipoti.
La Rondine – 10.6.2018