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Il laghetto delle anatre, stereotipi e privilegi della minoranza finnosvedese


Per chi arriva per la prima volta in Finlandia una delle prime cose che saltano agli occhi è la presenza, all’entrata di enti e istituzioni, di scritte in due lingue. Per esempio la più celebre libreria della capitale si presenta con questa duplice denominazione: Akateeminen Kirjakauppa – Akademiska Bokhandeln. Dipende dal fatto che lo svedese è lingua ufficiale del Paese come il finlandese. La minoranza dei finlandesi di madrelingua svedese, o “finnosvedesi” come vengono comunemente chiamati, è in genere poco conosciuta dagli stranieri in Finlandia, che spesso tendono ad assorbire per osmosi gli stereotipi che la maggioranza dei finlandesi ha nei loro confronti. Tentiamo di conoscerne, e di sfatarne, qualcuno.

Per cominciare un po’ di chiarezza terminologica: finlandssvensk (in svedese) o suomenruotsalaiset (in finlandese) è il nome con cui in genere ci si riferisce a questa minoranza, ma il termine più accurato sarebbe svenskpråkiga finländare e ruotsinkielinen suomalainen (Swedish-speaking Finn in inglese), perché di svedese queste persone hanno solo la lingua, di cui quello parlato in Finlandia è un dialetto con pronuncia e parte del vocabolario molto diversa dallo riksvensk usato dall’altra parte del Baltico. E non sono da confondere con gli sverigefinnar o ruotsensuomalaiset, che sono la minoranza di origine e lingua finlandese in Svezia.

La Finlandia è un Paese ufficialmente bilingue, con tutti gli onori e gli oneri: ad esempio tutti i servizi pubblici devono essere obbligatoriamente erogati in due lingue su tutto il territorio, in tutte le scuole l’insegnamento della lingua svedese è obbligatorio, per accedere a certe cariche o lavori pubblici è necessario dimostrare una buona conoscenza di questa lingua. Esiste anche un partito politico, il Suomen ruotsalainen kansanpuolue (Svenska folkpartiet i Finland), che promuove gli interessi della minoranza finnosvedese e, a parte qualche eccezione come l’attuale governo Sipilä, ha fatto parte della maggioranza al potere.

Di primo acchito può sembrare un privilegio eccessivo per una minoranza linguistica che conta meno di 300.000 persone ed è geograficamente concentrata solo nelle zone costiere della Paese e sulle isole Åland (le aree marcate in blu nella mappa qui a fianco, in rosso le zone dove si parla il sami. Fonte: Ministero della Giustizia) .
Soprattutto ultimamente la questione del
pakkoruotsi, lo “svedese obbligatorio”, è stata messa in discussione da alcune forze politiche populiste di destra come i Perussuomalaiset. Guardando la storia e la società finlandese però non è difficile vedere l’importanza e l’impatto di questa minoranza sull’intera nazione e la sua identità.

I finnosvedesi sono cittadini finlandesi nati e cresciuti in Finlandia da generazioni, l’obiezione “torna da dove vieni” che a volte si sente è più o meno equivalente a dire a un napoletano di tornare in Spagna perché discendente dei Borbone. I primi insediamenti svedesi su quello che è il moderno territorio finlandese sono stati tracciati al 1100 nelle isole Åland, e la Finlandia fece parte del regno di Svezia dal XIII secolo fino al 1809, quando divenne un gran ducato della Russia di Alessandro I. Nel 1600 il 17% della popolazione era di madrelingua svedese, e criticamente questa minoranza comprendeva l’intera l’aristocrazia, la classe dirigente e l’élite culturale.
Per secoli, nonostante la maggioranza della popolazione parlasse finlandese, i giornali, la letteratura, i manifesti politici erano interamente in svedese. Il centro culturale fu inizialmente nella città di Turku, la prima capitale finlandese e la città più popolosa della nazione fino agli anni ’40 del 1800. I russi poi spostarono la capitale a Helsinki nel 1812, anche perché Turku era troppo vicina alla Svezia.

L’ondata di nazionalismo finlandese della metà del 1800, la cosiddetta “fennomania”, che diede origine alla letteratura classica finlandese (il Kalevala fu pubblicato nel 1835), fu un’iniziativa finnosvedese, basta guardare i cognomi: Runeberg, Snellman, Topelius…
Lo stesso maresciallo Mannerheim era di madrelingua svedese e, nonostante fosse poliglotta, iniziò a studiare finlandese solo dopo l’indipendenza del Paese.

Oltre ai cambiamenti politici e sociali, la quasi ininterrotta crescita demografica dal 1800 ad oggi (come da grafico a fianco) ha diluito la presenza dei finnosvedesi nella società: anche se in numeri assoluti il cambiamento non è mai stato drastico, i madrelingua svedese sono oggigiorno il 5% della popolazione. Ma il monopolio durato secoli su cultura, capitali e potere ha ripercussioni ancora nella società odierna, ad esempio molte delle aziende storiche ancora in attività sono state fondate da finnosvedesi, ad esempio la Nokia di Fredrik Idestam.

L’espressione svedese “pappa betalar” (letteramente “paga papà” equivalente all’italiano “figlio di papà”) viene usata anche in finlandese per indicare giovani finnosvedesi che vivono con la ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti. Lo stereotipo del finnosvedese ricco, snob e aristocratico pur avendo radici concrete è probabilmente applicabile per una ristretta cerchia di persone, soprattutto nelle capitale. Ma è molto fuorviante: questa élite è una piccola minoranza all’interno della minoranza, il resto della popolazione finnosvedese è distribuita fra gli altri ceti sociali come il resto dei madrelingua finlandese.

Le dimensioni ridotte della società finnosvedese, la sua chiusura e il fatto che ci si conosca tutti sono l’origine dell’espressione ankdammen o ankkalampi (laghetto delle anatre), usata ironicamente dagli stessi finnosvedesi per autodefinirsi.
Gli stereotipi e i pregiudizi nascono dall’ignoranza e la poca interazione con la maggioranza finnofona, esattamente come accade alle minoranze straniere. Nel caso dei finnosvedesi l’interazione è ancora meno accentuata per l’esistenza di un sistema scolastico parallelo, per cui è difficile ad esempio che si formino amicizie fra persone dei due gruppi linguistici prima di entrare nel mondo del lavoro, anche se praticamente tutti i finnosvedesi, soprattutto le giovani generazioni hanno un’ottima conoscenza del finlandese se non addirittura un bilinguismo totale.

Si può capire il numero di finnosvedesi in una città guardando i cartelli stradali e i nomi delle vie: se sono in due lingue, sopra il finlandese e sotto lo svedese (come a Helsinki), vuol dire che la popolazione è almeno all’ 8% (o almeno 3000 persone) di lingua svedese; nei comuni dove la maggioranza è di lingua svedese il finlandese è usato nel cartello di sotto.

Ci sono infine altri cliché che invece non sono troppo lontani dalla realtà e sono tradizioni ereditate dalla Svezia, come snapsvisa, canzoni cantate a un banchetto prima di bere un piccolo bicchiere di acquavite (Helan Går è forse la più nota); così come le kräftfest estive, banchetti a base di gamberi freschi, ogni tanto adottate anche dai madrelingua finlandesi.

La Rondine 2.6.2018

Per la cronaca l’autore è sposato con una finnosvedese ed ha procreato un figlio a cui verrà chiesto della pizza, della mafia e della squadra cui tiene ai mondiali di hockey.

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