Nonostante l’attuale governo abbia vissuto una crisi che lo ha quasi portato alle prime elezioni anticipate in oltre 40 anni, la legislatura finlandese sta giungendo alla sua naturale conclusione e il prossimo 14 aprile si terranno le elezioni politiche. Per usare un’espressione forse esagerata, a queste latitudini, si sta per entrare nel vivo della campagna elettorale. Chi sia abituato alle campagne elettorali continue, non troverà niente di simile nel Paese nordico, dove i ministri fanno i ministri, nelle loro sedi, e non passano giorno e notte partecipando a show televisivi, producendone di propri, non proprio raffinati, col cellulare brandito come un gladio. In questo paese che probabilmente è solo normale, nonostante certe difficoltà di produzione, latte di renna non ne è ancora stato versato.
Il sistema elettorale finlandese è un proporzionale secco, in cui i 200 seggi della camera unica sono divisi in 13 circoscrizioni elettorali, il cui numero di seggi è assegnato in base alla popolazione dell’ultimo censimento. Per il 2019 c’è solo un cambiamento: il distretto di Uusimaa, la regione attorno a Helsinki, eleggerà 36 parlamentari, un seggio in più rispetto al 2015, sottratto alla circoscrizione del Savo-Carelia. La capitale Helsinki è un distretto a parte che vale 22 seggi.
In Finlandia è ammesso il voto postale, sia domestico (ci sono seggi alle poste, nelle biblioteche e in altri luoghi pubblici) che dall’estero. Nell’ultima tornata del 2015 il ne ha fatto uso il 32% dei votanti. Come in Italia le elezioni politiche sono le più popolari, l’affluenza alle urne nel 2015 è stata 70%, tre punti in meno rispetto alle ultime politiche in Italia.
Il sistema usato, il metodo D’Hondt, favorisce i grandi partiti tradizionali quindi, per i nostalgici della Prima Repubblica, porta spesso a strane alleanze che possono ricordare i tempi del Pentaparito.
I sondaggi danno in vantaggio i socialdemocratici, risaliti sopra la soglia del 20% dopo il tonfo del 2015 (16,5%), in crescita anche i Verdi e l’Alleanza di sinistra, mentre si prevede una batosta per i partiti di governo. Con nessun partito in posizione di netta prevalenza, non sarà semplice trovare una maggioranza per il prossimo primo ministro.
Per gli italiani cresciuti con silenzi elettorali, par condicio, pubblicità solo in spazi e fasce determinate, la campagna elettorale in Finlandia può sembrare un potenziale far west, visto che non ci sono forti regolamentazioni, le pubblicità si vedono dappertutto e non ci sono cronometraggi o spartizioni, ma almeno fino ad ora non ci sono stati particolari abusi o contestazioni sull’equità dei dibattiti. Sono al contrario le pubblicità “ordinarie” a essere consigliate di non imitare o assomigliare troppo a pubblicità politiche durante la campagna elettorale.
Uno strumento estremamente utile è il Vaalikone, la “macchina del voto” (qui quello del 2015), un sistema elettronico messo in piedi per la prima volta nel 1996 dalla tv nazionale YLE in cui a tutti i candidati vengono fatte le stesse domande, tutte le risposte vengono poi messe all’interno di questa “macchina”, che altro non è che un sito web dove gli elettori possono rispondere a un questionario contenente le stesse identiche domande fatte ai politici. In base alle risposte al questionario, il sistema suggerisce i candidati più vicini alle proprie idee ed opinioni. Al contrario di piattaforme informatiche nostrane, il sistema e i dati del Vaalikone sono completamente aperti e accessibili a tutti. Il Vaalikone di YLE è stato poco dopo copiato anche da altri media, come il quotidiano Helsingin Sanomat e la tv privata MTV3; questi altri sistemi variano per struttura e domande ma non nell’idea generale. Negli ultimi anni sono state anche aggiunti altri contenuti come schede e videointerviste, sempre democraticamente di formato identico e per tutti i candidati.
Un’altra peculiarità è quello che succede dopo la chiusura delle urne. La tradizione nostrana esige maratone televisive, stillicidio di dati, i leader che escono solo a risultati quasi confermati. In Finlandia i tempi dello spoglio sono piuttosto brevi (raramente si va oltre la mezzanotte) e, grazie al voto postale che viene conteggiato già durante il pomeriggio delle votazioni, si hanno quasi subito dei risultati concreti. Quindi la tradizione vuole che tutti i leader di partito siedano nello stesso spazio, in genere la sede della YLE a Helsinki, per commentare in diretta i risultati l’istante dopo la chiusura ufficiale delle urne. Solo più tardi nella serata i leader si recano al quartier generale del partito.
Per un occhio italiano è strano vedere politici di partiti diversi discutere pacatamente in televisione, soprattutto appena dopo un’elezione. E questa serata non è un’eccezione, sono molto comuni dibattiti elettorali con rappresentanti di tutti i partiti condividono civilmente lo stesso spazio dove, nonostante non manchino frecciate e affondi verbali, raramente si alza voce.
La Rondine 27.2.2019