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Ruttopuisto

Non è usuale che una delle piazze storiche di una vivace città europea si fregi di un nome assai poco rassicurante come “Parco della peste” (Ruttopuisto) ma, a Helsinki, curiosità e stravaganze, non solo toponomastiche, si offrono dietro ogni angolo a chi le sappia cercare.

Punteggiato di lapidi all’ombra di aceri, tigli, olmi e querce, il quadrilatero verde circonda la Chiesa Vecchia (Vanha Kirkko), un edificio interamente in legno progettato da Johann Carl Ludwig Engel. La chiesa venne eretta nel 1826 per svolgere temporaneamente le funzioni di polo religioso della città al posto della preesistente Chiesa di Ulrika Eleonora (Ulriika Eleonooran Kirkko, 1725 circa) dedicata alla regina di Svezia e sorella di Carlo XII, costruzione con pianta a croce greca che sorgeva nell’attuale Piazza del Senato (all’epoca Piazza del Municipio, Raatihuoneentori).

Nel periodo del Granducato russo, con il passaggio della capitale da Turku a Helsinki la chiesa, ormai centenaria, venne smontata recuperando la classicheggiante cella campanaria con le dodici colonne doriche, le panche, il pulpito e altri arredi che furono ricollocati nella costruenda chiesa fuori le mura.

Davanti alla “cattedrale provvisoria” Engel fece erigere un portale in muratura a tre luci per delimitare il camposanto e il sagrato sulla linea dell’attuale Bulevardi, il boulevard haussmannien tracciato dal piano regolatore di Johan Albrecht Ehrenström (1817).

La chiesa ospita una pala d’altare con l’episodio di Gesù che benedice i bambini (1848), opera di Robert Wilhelm Ekman, tra i precursori del romanticismo nazionale. Il dipinto era destinato alla cattedrale vera e propria la cui costruzione terminò nel 1851 ma, per il gusto dello zar Nicola I, i colori vivaci e l’iconografia conciliante non si addicevano al centro sacro di Helsinki e l’opera venne collocata dietro l’altare della Chiesa Vecchia, tra le due colonne del presbiterio.

Negli anni della Grande carestia (1696 – 1697) il camposanto di Vironniemi, il nucleo abitato all’epoca, non poteva accogliere il grande numero di vittime e si rese necessario seppellire i corpi nelle brulle terre a ovest della città, qualche decina di metri oltre il luogo dove sarebbe sorta la Chiesa Vecchia. A settembre del 1710 si diffuse nelle regioni costiere e, successivamente, nell’entroterra un’epidemia di peste che, secondo lo storico Henrik Forsius (1733 – 1833), in due anni causò nella sola Helsinki 1185 morti. Le vittime vennero seppellite poco lontano dalle fosse precedenti e la guerra Russo-Svedese (1741-1743) costrinse ad allargare ulteriormente i sepolcri per sotterrare i corpi dei soldati dell’artiglieria svedese.

Nel 1790, per decisione del sinodo, l’area divenne il cimitero di Kamppi, una fascia ancora selvatica, delimitata a est dal Golfo di Kluuvi, lingua d’acqua che, dalla baia di Töölö, lambiva l’odierno viale di Esplanadi: vennero recintati due campisanti, uno per gli abitanti di Helsinki e l’altro per i militari dell’isola fortificata di Viapori (oggi Suomenlinna). All’inizio del secolo successivo, con la consacrazione del cimitero di Hietaniemi (1829), le vestigia funerarie di Kamppi vennero confinate nella maglia quadratata del nuovo disegno urbano: la rete stradale coprì parte delle sepolture tracciando il profilo dello spiazzo. Attorno al 1870 la chiesa, cui spettava la gestione dell’area, affidò all’esperto di giardini Mårten Gabriel Stenius la progettazione del parco con l’ampio viale prospiciente la chiesa, i due percorsi diagonali e i sinuosi camminamenti.

Oggi la piazza verde è il fulcro storico dei quartieri di Kamppi e Punavuori, un arioso giardino rettangolare con quarantotto lapidi risalenti agli anni tra il 1790 e il 1829 e, sull’angolo nord-est, un altro piccolo intervento di Engel, la cappella di Johan Sederholm, mercante e armatore che sviluppò la vocazione commerciale della città. Sotto i prati ben curati convivono generazioni di estinti e sepolture più recenti, tre monumenti ai caduti della guerra civile e dei primi tempi dell’indipendenza, soldati tedeschi morti nella battaglia di Helsinki (12 – 13 aprile 1918), finlandesi della Guardia Bianca e volontari della guerra d’indipendenza estone (1919 – 1920).

Il grazioso “giardino delle pestilenze” è oggi un angolo vivace e frequentato, punto di ritrovo estivo e palcoscenico dei frizzanti bivacchi di Vappu, la festa del Primo Maggio: giovani festanti con berretti da baccelliere e tute variopinte, semidistesi sull’erba o appollaiati sulle lapidi stappano, versano e ridono; aiuole, vialetti e pietre tombali sono fruite e attraversate tutto l’anno, tempo permettendo.

La quiete vibrante del luogo non ha lasciato indifferenti nemmeno eccellenti visitatori italiani: nel suo resoconto di viaggio a Helsinki Giorgio Manganelli, colpito dalla “finezza astratta” della città, racconta di essere stato accompagnato da Renzo Porceddu, addetto commerciale italiano (nonché traduttore della Kanteletar di Elias Lönnrot) al Parco della peste alla ricerca della tomba di “un certo Sierk” (Adolf Fredrik Sierck, 1768 – 1826, un mercante di cui si sa poco o niente), accanto alla quale si trovava la panchina ormai rimossa su cui Curzio Malaparte si sedeva quando l’amico Augustín de Foxá, diplomatico e giornalista spagnolo, lo chiamava per “un bicchierino al cimitero”.

Per la sua allegorica ambivalenza il parco della peste è entrato a far parte dell’immaginario pop urbano nazionale e internazionale: l’apprezzato artista rock Hector (al secolo Heikko Veikko Harma) vi ha intitolato una versione della ballata hippy MacArthur Park di Jimmy Webb, Vanhan Kirkon Puisto, “Il Parco della Chiesa Vecchia” (1977) mentre la band indie rock canadese Handsome Furs vi ha dedicato un intero album, Plague Park (2007). “Ci piace lo stoico modo finlandese di far festa con una sbronza i primi giorni di primavera, quando c’è luce abbastanza, sopra migliaia di corpi”, hanno dichiarato in un’intervista i due membri del gruppo: le lattine di birra appoggiate sulle lapidi dai frequentatori della piazza sono, a loro modo, un segno di rispetto per il passato, un brindisi ai defunti.  

L’epigrafe bilingue apposta nel 1938 sui piedritti del portale di Engel non ha mai smesso d’ispirare l’immaginario di una città che, segnata dalla storia ma ancora giovane, ha i titoli e la virtù di far convivere felicemente sotto i suoi alberi la vita e la morte:

In questo luogo
Vi era il sepolcro
Ove nell’anno 1710
In quattro mesi
Furono seppelliti
1185 abitanti di Helsinki
L’orrenda peste
Giunta da fuori
Uccise a quel tempo
Ben due terzi
Degli abitanti di Helsinki.

Oggi che l’epidemia non è sottoterra, la vita in superficie si è presa una vacanza e il Parco della peste, abituato a scandire le epoche, è tornato a godersi un momentaneo, meritato riposo.


Cartoline finlandesi è una serie di articoli che propone luoghi da scoprire, monumenti da rivisitare e angoli del Paese che non sempre entrano nelle guide turistiche.

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