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Tra Firenze e Helsinki per salvare una vita: odissea di un volontario fiorentino al tempo del contagio

Matteo Ostolani, fiorentino di 45 anni, è un volontario civile, e prima di Pasqua è dovuto partire dal capoluogo toscano per raggiungere la Finlandia. Scopo, portare del midollo osseo dal donatore (all’ospedale Borgo Roma di Verona) al ricevente malato di leucemia in attesa in un ospedale nella capitale finlandese. Sono i viaggi del Nucleo Operativo di Protezione civile, l’associazione fondata da Massimo Pieraccini che salva vite umane trasportando organi per trapianti in valigie frigorifere. I volontari dell’associazione sono abituati a viaggiare, in ogni condizione, ma farlo ai tempi del Coronavirus è tutta un’altra cosa. Innanzitutto perché gli aerei in circolazione sono pochissimi, e gli aeroporti sono praticamente deserti, con negozi e bar sbarrati. Leggiamo con viva partecipazione questa storia dalle pagine della Nazione di Firenze.

Matteo parte in macchina da Firenze per raggiungere l’ospedale Borgo Roma di Verona insieme a Marzia e Nadia, due altre volontarie. Fatto il prelievo in ospedale, con tutte le precauzioni dovute al Coronavirus, i tre ripartono per Firenze. Qui Matteo dovrà attendere la mattina successiva per spostarsi a Roma, Fiumicino, dove ha riservato il volo per Francoforte.

La notte però non si può dormire quando si hanno cellule che possono salvare la vita di un’altra persona: è necessario mantenere le cellule ad una temperatura tra i 2 e gli 8 gradi e quindi ogni mezz’ora Matteo mette la sveglia per controllare la temperatura. All’alba, le due colleghe con un’automedica lo prelevano per accompagnarlo a Fiumicino.

foto corrierefiorentino.it

Parte per Francoforte, mentre Marzia e Nadia prendono un altro pacchetto con del midollo da un collega tedesco e lo portano a Bologna. Matteo, a bordo di un volo praticamente vuoto, arriva a Francoforte, dove trova la situazione tipica di questa situazione storica: aeroporto deserto, nemmeno un bar per fare colazione. Matteo deve aspettare lì sette ore in attesa del volo per Helsinki. Anche il volo per Helsinki è pressoché vuoto: soltanto cinque i passeggeri finlandesi che tornano a casa.

Quando arriva a destinazione, a Helsinki-Vantaa, è ormai notte. Ad attenderlo all’aeroporto c’è una dottoressa, ma anche una lunga trafila burocratica di autorizzazioni e telefonate di verifica per far capire alla Polizia di Frontiera lo scopo del viaggio di Matteo. Quando finalmente tutto viene chiarito, può avvenire lo scambio: Matteo viene accompagnato in una stanza, dove altri poliziotti accompagnano la dottoressa finlandese, e lì può finalmente avvenire la consegna e la missione di Matteo si può considerare felicemente conclusa.

Ma per il volontario non c’è riposo: nonostante il Nucleo Operativo di Protezione Civile avesse trasmesso in precedenza la prenotazione dell’albergo esattamente di fronte all’aeroporto insieme con il biglietto di ritorno, la Polizia finlandese non intende ragioni. “Se non sei Finlandese dall’aeroporto non esci” sentenziano a Matteo, e qui il fiorentino prova a spiegare le sue ragioni: “Sono in missione medica, il mio aereo riparte domattina e sono stremato”. I due poliziotti lo rincuorano, ma gli ripetono che non si può: “Vedevo l’hotel così vicino ma non ci potevo andare”. I poliziotti gli comprano un panino a un bar fuori dall’aeroporto, cui Matteo non può accedere. A quel punto non gli resta che accamparsi sulle poltroncine dell’aeroporto vuoto per passarci la notte, al freddo, perché i riscaldamenti a quell’ora sono già spenti.

foto lanazione.it

Alle 7.40 il volo Helsinki-Francoforte, sempre senza colazione. Altre sei ore di di attesa nello scalo tedesco prima del volo per Roma. I bar, inutile dirlo, chiusi. Infine la partenza per Roma, e l’ultimo viaggio verso Firenze in auto. Con sosta in autogrill: “Ho mangiato due panini, non mi sono mai sembrati così buoni”.

“Da quando è iniziata l’emergenza COVID 19 – racconta  Massimo Pieraccini, fondatore del Nucleo Operativo di Protezione Civile – muoversi è molto più complicato. Cerchiamo quando possibile di utilizzare autoveicoli, tanto che abbiamo percorso quasi trentamila chilometri dall’inizio delle limitazioni alla mobilità. I nostri volontari sono sempre pronti a mettersi a disposizione per provare a salvare una vita, e fare sì che il trapianto si possa fare anche se questo richiede grande fatica e spirito di abnegazione”.

Un “angelo dei trapianti”, così il Presidente Mattarella ha definito Pieraccini, alla cerimonia del dicembre scorso al Quirinale in cui lo ha nominato Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana “per il suo encomiabile contributo, la cura e la costanza con cui da anni è impegnato nelle delicate attività” del Nopc (che si è tra l’altro occupato “del trasferimento del piccolo Alex, il bambino affetto da una grave patologia genetica per cui c’è stata una grande mobilitazione alla ricerca di un donatore compatibile, da Londra al Bambino Gesù di Roma nel novembre 2018”).

Ogni anno sono circa 500 i viaggi fatti dal Nopc, che può contare su circa 70 volontari tra giovani e pensionati, anche all’estero.


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