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Eino Leino a Roma: una targa riscoperta nell’anno di Dante

L’anno delle celebrazioni dantesche volge al termine, ma abbondano, nonostante i limiti imposti dalla pandemia, gli eventi e le iniziative in Italia ed all’estero.

Il 700° anniversario della morte del grande poeta ha costituito l’occasione anche per realizzare interventi minori che, pur legati alla memoria di Dante, costituiscono un riconoscimento o ricordo di chi ha contribuito, traducendo la Commedia in tante lingue nel mondo, alla diffusione del grande patrimonio letterario che ha lasciato all’umanità.

Per la Finlandia, celebre è la traduzione in finnico dell’opera del poeta Eino Leino, a proposito del quale, qui sulla Rondine, abbiamo pubblicato uno scritto di Antonio e Viola Parente dove il poeta finlandese è così presentato : “Il 6 luglio in Finlandia sventolano le bandiere nazionali per celebrare la poesia nel nome di un grande poeta. Il suo vero nome era Armas Eino Leopold Lönnbohm (Paltamo 1878 – Tuusula 1926) e fu, senza dubbio, tra le personalità più influenti del periodo a cavallo dei secoli XIX e XX nel campo della letteratura e critica letteraria finlandesi. Viene di solito ricordato come il più grande poeta neoromantico della Finlandia, ‘il più grande bohémien finlandese’, e da molti ancora oggi celebrato come il più grande poeta finlandese in assoluto.” Non c’è da meravigliarsi dunque che un poeta a cavallo tra Ottocento e Novecento si sia accostato ad un sommo poeta di secoli prima, cercando di trasferire nella sua lingua la Divina Commedia. Eino Leino realizzò dunque la prima versione integrale della Commedia in finnico, che fu pubblicata negli anni 1912–1914. Una nuova, più moderna traduzione della Commedia, realizzata da Elina Vaara, venne pubblicata nel 1963 con apparato esegetico redatto da Tyyni Tuulio.

Già nel 1898 il poeta aveva scritto un articolo in cui lamentava la carenza di traduzioni di certi autori classici tra cui Dante. Leino decise di accingersi all’impresa, ma doveva imparare l’italiano. Grazie al sostegno economico della società Suomalaisen Kirjallisuuden Seura (SKS), si trasferì a Roma nel 1908, fino all’anno seguente e realizzò il suo obiettivo, scegliendo di tradurre il poema in endecasillabi sciolti. Nonostante qualche pecca, la rilevanza culturale della versione di Leino fu molto apprezzata. Secondo taluni critici e commentatori, il testo rispetta i criteri per essere considerata una traduzione di valore classico: la traduzione è poetica e maestosa e la lingua usata è ricca, anche se nella sezione esegetica ci sono delle carenze.

Cartolina di Leino del 18.12.1908 alla zia Olga Kyrenius (Biblioteca di Vaasa, Finlandia)

In una lettera inviata  da Roma nel 1909, Leino cita il duro lavoro in cui era impegnato per tradurre il canto secondo dell’Inferno, affermando di non avere voglia di preparare note esplicative, pur ritenendo che ce ne dovessero essere anche nell’edizione finlandese; aggiungeva che un testo di commento separato sarebbe potuta essere la scelta migliore. Nel 1911, in una lettera al futuro editore Söderström, il traduttore progetta una sezione esegetica ampia per la prima cantica ma, alla fine, tutto si ridusse a una dozzina di pagine. Come scrive Pekka Lilja in un suo saggio (Eino Leino and Italy, Jyväskylän yliopisto, 1985, pp. 95), “Eino Leino fu un poeta intensamente patriottico, ma, allo stesso tempo, era un poeta cosmopolita, che conosceva bene le epitomi di opere culturali e letterarie europee che hanno fecondato il suo lavoro creativo. Oltre ad essere un poeta finlandese, Leino era anche un poeta di statura europea e l’Italia ha un ruolo centrale nella sua cultura continentale”.

Numero civico 17 di Lungotevere Prati, con la targa (Foto G. Nitti)

Un grande estimatore italiano della Finlandia e di Leino è stato lo scrittore e poeta marchigiano Tullio Colsalvatico (pseudonimo di Tullio Pascucci, Camporotondo di Fiastrone, 1901 – Tolentino,  1980) ed a lui si devono molti sforzi affinché l’Italia gli potesse rendere omaggio.

Il Comitato promotore

Colsalvatico tentò, con numerosi contatti e pressioni, di far realizzare un busto in onore del poeta finlandese. Sforzo cui si sono dedicati poi, finora senza esito, anche da parte finlandese al fine di trovargli un posto tra tanti colleghi sul Pincio (come ricorda Panu Rajala). Alla fine riuscì solo nell’intento di fargli dedicare una targa a Roma, tuttora visibile in Lungotevere Prati 17, sulla facciata di un bel palazzo ottocentesco (1) ove Leino trascorse il suo periodo romano impegnato nella traduzione della Divina Commedia.  Non solo, perché sempre a Roma trovò l’ ispirazione per il suo romanzo Onnen orja (Schiavo della felicità).

La targa fu apposta il 1 febbraio 1971, esattamente 50 anni fa, in occasione dell’unica visita di Stato in Italia ed in Vaticano (27.1.1971 – 1.2.1971) del Presidente finlandese Urho Kekkonen che, tornando dalla visita a Paolo VI, il 1° febbraio si fermò brevemente in quel punto di Lungotevere per scoprire la targa, apposta dal Comune di Roma.

Era presente anche il sindaco di Roma dell’epoca, Clelio Darida, e Kekkonen fece questa breve dichiarazione: Tulkitsen koko Suomen kansan ajatuksia sanoessani, että arvostan suuresti tätä kunnianosoitusta, jonka Rooman kaupunki on halunnut omistaa runoilija Leinon muistolle. Hänen kirjailijantoimintansa on olennaisesti lisännyt Italian kulttuurin jaloimpien ja ylevimpien ilmentymien tuntemusta Suomessa. Sen vuoksi olen erittäin iloinen siitä, että vierailuni Italiassa antaa minulle tilaisuuden olla henkilökohtaisesti paljastamassa kuvapatsasta, jonka tarkoituksena on olemassaolollaan säilyttää roomalaisten mielessä muisto tämän merkittävän suomalaisen elämäntyöstä.  (”Interpreto i pensieri di tutto il popolo finlandese quando dico che apprezzo  grandemente questo tributo che la città di Roma ha inteso dedicare alla memoria del poeta Leino.  Il suo lavoro di scrittore è essenziale per una  maggiore conoscenza delle manifestazioni più nobili e sublimi della cultura italiana In Finlandia.  Ecco perché sono molto contento che la mia visita in Italia mi offra l’opportunità di svelare personalmente la targa,  il cui scopo è preservare il suo ricordo nella mente dei romani  in memoria del lavoro di una vita di questo significativo finlandese.”)

L’iscrizione sulla targa, redatta dallo stesso Colsalvatico, recita: “In questa casa negli anni 1908 – 1909 il grande poeta finlandese Eino Leino tradusse la Divina Commedia con amore ispirato alla universalità di Roma”.

Sulle tracce di Eino Leino

Nella primavera del 2021, in piena pandermia, trovandomi non lontano dal quartiere e da lungotevere Prati, mi venne in mente di andare a vedere di persona la targa a Eino Leino, di cui avevo visto varie foto, e quindi mi recai all’altezza del numero civico del palazzo su nominato. La targa, naturalmente, era ben fissa, ma alquanto sporca ed annerita dal tempo e dalla mancata manutenzione nei suoi 50 anni dal posizionamento. Mi venne quindi la curiosità di capire se l’appartamento ove aveva vissuto Leino fosse individuabile. Trattenendomi sotto il portone e chiedendo a qualcuno che ne usciva, non ottenni alcun risultato. Consultando il citofono, dopo un paio di tentativi, mi fu dato il contatto di una persona che vi abita da anni, che, successivamente, contattai per telefono e che pazientemente ascoltò i motivi della mia indagine. Dopo un mesetto, lo richiamai ma mi informò che l’amministratore del condominio non aveva saputo dargli indicazioni. Resta dunque il fatto che il palazzo è sempre quello che tuttora si erge massiccio e solido; lì vi era, come si apprende da lettere e cartoline di Leino, una pensione Buranelli presso la quale abitò.

Cartolina del 18.12.1908 alla zia Olga Kyrenius (Biblioteca di Vaasa, Finlandia)

La stanza di Leino aveva un  grande caminetto  (come si apprende da una lettera dell’archivio Colsalvatico). Nei mesi romani, Leino incontrò anche altri amici e visitatori finlandesi; anche la sua amante, la poetessa L. Onerva, pseudonimo di Hilja Onerva Lehtinen, che visse a Roma con lui per vario tempo (anche se, ha scritto Panu Rajala, a Roma la sua storia d’amore, iniziata col fuoco della passione, si raffreddò, per poi restare una confidente amicizia fino alla morte del poeta.)

Tornando alla targa, pensai che il 50° dalla sua apposizione fosse in felice coincidenza col 700° anniversario della morte di Dante, perciò scrissi una lettera al competente ufficio del Comune di Roma per proporne una sua pulitura e manutenzione; il giorno successivo, ossia il 19 marzo 2021, ricevevo una sollecita risposta dal responsabile del Servizio Restauri e Collocazione Targhe e Monumenti della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali con la quale mi informava che la mia richiesta cominciava il suo iter.

Passano sei mesi circa, ed una lettera del 1° settembre 2021, dello stesso ente, mi informava che la manutenzione della ‘lapide’ sarebbe stata avviata da lì a poco. Infine, il 14 settembre 2021, un’altra comunicazione mi informa che era stato effettuato intervento di pulitura e ‘rubricatura’ (evidenziazione del testo) della targa. Dispiaciuto solo del fatto di non aver potuto assistere in loco non avendone avuto notizia preventivamente, l’operazione mi veniva confermata dal professionista residente nel palazzo: dalla foto, è evidente l’opera di cura e pulizia effettuata.

Devo ammettere che, con tutti i gravi problemi causati al Comune di Roma da pandemia e situazioni connesse, non ero molto ottimista sull’esito della iniziale richiesta, ma la cortesia di tutti i funzionari da me contattati  e delle fonti cui mi sono rivolto per le documentazioni collegate a questa ricerca da me quasi casualmente intrapresa, mi hanno piacevolmente sorpreso e desidero ringraziarli calorosamente. Lo stesso dicasi per tutti coloro che, dalla Finlandia, mi hanno fornito elementi utili in questa interessante vicenda.

Un’ultima coincidenza: l’intervento di restauro, attuato il 13 settembre, è in sincronia col giorno della morte di Dante, avvenuta lo stesso giorno, esattamente 700 anni prima!

Resta però da completare l’indagine su quale sia stato l’appartamento e/o le stanze ove abitò Leino. È possibile che in qualche documento di archivio a Roma esista traccia della pensione Buranelli che possa condurre a localizzare quella residenza, ma non è facile. Il palazzo ha subito restauri esterni e probabili rifacimenti interni, per cui la stanza del poeta finlandese potrebbe esser ora stata trasformata in un comodo ufficio. Ma lasciamo aperta l’investigazione a chi ci si voglia cimentare. Almeno la targa che lo ricorda è pronta ad affrontare altri decenni di vita.

NOTE

(1)  L’edificio nel PRG del Comune di Roma ricade nel sistema insediativo Città Storica all’interno dei tessuti di espansione otto-novecentesca ad isolato. Si sono consultati alcuni documenti all’Archivio Storico Capitolino senza riuscire a reperire il progetto di costruzione del palazzo. Alcune indicazioni sull’edificio in oggetto sono contenute nel TITOLO 54 Prot. n. 48922/1889 che raccoglie il progetto completo del palazzo adiacente Infatti nella pianta del piano terra si nota che accanto al nuovo edificio da realizzarsi viene indicato, come proprietà Menotti, il fabbricato oggetto di studio. Si può pertanto dedurre che nel 1889 esso era già stato costruito. (Fonte: Studio architetto Di Muzio, Roma.)

Si ringraziano per le preziose collaborazioni e la solerte disponibilità, l’archivio Urho Kekkonen (UKK-arkisto) Finlandia, la biblioteca comunale di Vaasa, la SKS, il prof. Panu Rajala, in  Finlandia; il circolo Culturale “Tullio Colsalvatico” di Tolentino, l’avv. Francesco Braschi a Roma, i funzionari del Servizio Restauri e Collocazione Targhe e Monumenti della Soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma e dell’Archivio  Storico Capitolino, l’ufficio stampa del Comune di Roma, la Biblioteca Nazionale di Roma, lo studio di architettura Di Muzio di Roma.

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