Le previsioni per il futuro in Finlandia includono una riduzione dell’uso dei combustibili fossili e uno sviluppo dell’energia rinnovabile, ma anche di quella atomica, che dopo il completamento delle centrali in costruzione dovrebbe arrivare al 50% della produzione nazionale. Una precisa descrizione della situazione del nucleare finlandese, fino all’aggressione russa all’Ucraina, la trovate in un nostro servizio precedente.
Al momento sono in funzione due reattori (storici, della fine degli anni ‘70) a Loviisa, e tre reattori della centrale di Olkiluoto. Il famigerato terzo di quest’ultima è appena entrato in funzione. Iniziato nel 2005, per via di ritardi e malfunzionamenti ha avuto dilazioni continue e corrispondenti aumenti dei costi: gli iniziali 3 miliardi di euro iniziali si sono avvicinati ai 10.
Un’altra centrale in progetto sarebbe destinata al comune di Pyhäjoki, a un centinaio di chilometri a sud di Oulu. Hanhikivi, questo il nome della centrale, dovrebbe avere un reattore di 1200MW costruito dai russi del Rosatom e gestito da Fennovoima, una società a maggioranza finlandese. Ma i lavori, per un costo totale previsto intorno ai 7 miliardi di euro, non sono ancora iniziati, in attesa che la STUK (Säteilyturvakeskus, l’agenzia garante) approvi il progetto.
Ma l’evoluzione dei fatti al confine ucraino, l’aggressione da parte russa, ha avuto immediate ripercussioni proprio su questo nodo sospeso, e strategico, delle relazioni tra Russia e Finlandia.
Un servizio apparso sul sito della Yle registra che nei giorni precedenti l’invasione, alcuni studiosi finlandesi si erano schierati, dichiarando che la scelta di affidarsi a una società russa era stata un grave errore. Così due specialisti del mondo russo, il professor Kari Liuhto (docente di Affari internazionali) e Veli-Pekka Tynkkynen (studioso di questioni ambientali in Russia) hanno dichiarato che accordare il permesso di costruzione ai russi per la centrale nucleare invierebbe un segnale sbagliato all’Occidente. La Russia, d’altra parte, interpreterebbe il permesso accordato come la conferma che la sua azione militare sia priva di conseguenze.
Il fornitore dell’impianto di Fennovoima è la società statale russa Rosatom. Attraverso una sua controllata, è anche comproprietaria di più di un terzo della centrale in progetto. Rosatom, va detto, è poi la società che gestisce l’arsenale nucleare russo.
“Se investiamo nell’energia nucleare russa con l’attuale struttura di Fennovoima, sosterremo direttamente la produzione russa di armi nucleari e quindi anche gli obiettivi geopolitici di Vladimir Putin”, dice Kari Liuhto.
Nonostante manchi ancora l’autorizzazione, la Rosatom ha già speso centinaia di milioni di euro per il progetto.
L’idea di un commercio di energia come attività di costruzione della pace ha prevalso a lungo nell’Europa occidentale, ma, a parere di Pekka Tynkkynen, l’idea non funziona con la Russia di Putin.
All’epoca, il Parlamento aveva approvato il progetto di Fennovoima perché l’energia nucleare significava soprattutto ridurre la dipendenza proprio dall’energia importata dalla Russia. Secondo Veli-Pekka Tynkkynen, invece, la centrale nucleare di Fennovoima aumenterebbe effettivamente la dipendenza complessiva della Finlandia dall’energia russa. Lo studioso, infatti, ritiene che sia un grosso rischio che la Russia possa utilizzare le sue partecipazioni in Fennovoima per fare pressione sulla Finlandia.
“L’opportunità di Rosatom di influenzare la Finlandia attraverso il progetto di Fennovoima dovrebbe essere vista come una sorta di arma puntata, quand’anche questa non venisse mai usata. Conoscendo la storia degli attacchi ‘ibridi’ della Russia, non conviene dare al vicino maggiori opportunità di influenzare attraverso infrastrutture critiche”.
Il parere della STUK è comunque puramente tecnico, e riguarda la sicurezza del piano della centrale. Se la valutazione fosse positiva, la decisione sulla concessione sarebbe comunque di pertinenza del governo.
Proprio per valutare l’umore dominante dalla redazione della Yle è partita giorni fa una richiesta di opinioni a circa 30 politici chiave, funzionari pubblici e dirigenti d’azienda che hanno partecipato al processo decisionale su Fennovoima o hanno monitorato da vicino l’andamento del progetto. Tutti i politici avevano declinato l’invito, compreso il presidente della Repubblica Sauli Niinistö, il primo ministro Sanna Marin, l’ex primo ministro Antti Rinne, Alexander Stubb e Juha Sipilä.
Anche i rappresentanti di Fennovoima non avevano rilasciato alcuna intervista. Per Kari Liuhto il silenzio dei politici confermava che “il progetto è davvero caldo”.
Infine l’attacco russo all’Ucraina, il 24 febbraio, ha sciolto la lingua al ministro dell’Economia Mika Lintilä (Partito di centro) in quale ha affermato in un’ora di interrogazioni parlamentari che nella situazione attuale non vede come possibile l’avanzamento del progetto.
“Se penso che i contenitori a pressione del reattore dovrebbero essere fabbricati a Donetsk, devo dire come ministro che non vedo la prospettiva di poter presentare il progetto al governo.”
Insomma, il ministro si è mostrato in sintonia con buona parte del mondo intellettuale finlandese, secondo cui, di fronte alle chiare mire espansionistiche dei russi, perché accettare un progetto che soddisfa le esigenze geopolitiche e politiche di superpotenza di Putin?
Comunque si evolva il conflitto, secondo Kari Liuhto le relazioni economiche con la Russia sono destinate a cambiare. “Viviamo momenti davvero storici, e comunque vada a finire in Ucraina siamo a un nuovo crocevia. È molto difficile immaginare che si possa tornare a una normale cooperazione.”
(Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)