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Wärtsilä, a Trieste (per ora) vincono i lavoratori

Prosegue a Trieste la battaglia dei lavoratori della Wärtsilä con un significativo risultato: la  multinazionale finlandese non presenterà appello contro l’ordinanza del Tribunale del Lavoro di Trieste, che il 23 settembre scorso aveva ordinato l’interruzione della procedura per la chiusura dell’attività produttiva allo stabilimento di San Dorligo della Valle con il conseguente licenziamento di 450 dipendenti e gravi ripercussioni sull’occupazione nell’indotto. È  stata la stessa azienda a comunicarlo in una nota, precisando che “i prossimi passi saranno compiuti dopo aver esaminato la situazione con i sindacati, le istituzioni e le altre principali parti interessate, con il nuovo presidente e amministratore delegato di Wärtsilä Italia, Michele Cafagna, in prima linea”.

Michele Cafagna

“Ora  vogliamo davvero concentrarci sull’avvio delle discussioni con tutti i nostri principali stakeholder e andare avanti in modo collaborativo” ha dichiarato Cafagna. Possiamo costruire una comprensione comune solo parlando insieme. Non c’è dubbio che possiamo ottenere risultati migliori quando lavoriamo tutti per un obiettivo comune”.

Ad ogni modo “la vertenza prosegue. Non ci facciamo illusioni su un ripensamento di Wärtsilä nel voler continuare a produrre motori a Trieste”. Così il segretario della Uilm Uil di Trieste Antonio Rodà in merito all’annuncio da parte della multinazionale finlandese di non voler procedere in appello contro l’ordinanza del Tribunale del Lavoro di Trieste che ha  annullato, per comportamento antisindacale la procedura di licenziamento collettivo.

“È evidente che la mobilitazione dei lavoratori con l’azione portata avanti da Fim, Fiom e Uilm ha assestato un duro”, prosegue il sindacalista, “l’azienda evidentemente ha capito che è il caso di sedersi al tavolo con un atteggiamento diverso da quello del 14 luglio scorso. La vertenza prosegue. Importante sarà la ripresa del confronto con il nuovo governo che si formerà nei prossimi giorni”. Il 4 ottobre Wärtsilä aveva nominato Michele Cafagna amministratore delegato di Wärtsilä Italia.  Cafagna lavora per il gruppo da oltre 20 anni, con diverse e crescenti responsabilità, da ultimo come ”vice president of continuous improvement”. Manterrà anche questo ruolo così da poter continuare a sviluppare queste attività per tutto il gruppo.

”Siamo lieti di poter affidare a Michele Cafagna il futuro del nostro Gruppo in Italia. La sua profonda conoscenza dell’azienda e del mercato, unita all’esperienza maturata per quanto riguarda la gestione di trasformazioni e cambiamenti, saranno un notevole supporto per il percorso che stiamo intraprendendo a Trieste in Italia, nell’interesse dei nostri dipendenti e della comunità locale”, ha dichiarato Roger Holm, presidente del ramo ‘marine power’ del Gruppo Wärtsilä. ”Sono onorato di assumere questo nuovo incarico. Nessuno può farcela da solo nell’attuale complessità, data la situazione geopolitica, la volatilità dei mercati globali e la transizione verde che richiede un’evoluzione accelerata di molti attori industriali. La soluzione migliore può essere trovata solo guardando insieme al futuro, nell’interesse delle persone qualificate e motivate di Wärtsilä e della comunità locale”, aveva aggiunto Michele Cafagna. Il presidente uscente, Andrea Bochicchio,  continua a essere parte del gruppo ricoprendo il ruolo di direttore del settore “QuantiServ & Workshops Development”.

Intanto, il 2 ottobre era salpata dal porto di Trieste la nave coreana Uhl Fusion con a bordo i 12 motori costruiti dalla Wärtsilä e destinati alla Dsme Daewoo. Era giunta nello scalo triestino una prima volta qualche settimana ma l’agitazione dei lavoratori portuali, in segno di solidarietà con i dipendenti della Wärtsilä che protestavano contro la procedura di chiusura dell’impianto produttivo, aveva impedito il trasbordo dei motori sulla nave. La nave era ripartita e poi tornata a Trieste una volta annullata la procedura di chiusura seguita a un pronunciamento del Giudice del lavoro Paolo Ancora, approdando nel Canale navigabile.

I sindacati avevano accolto la richiesta di consegnare i 12 motori di proprietà dei coreani Dsme stoccati in area Sea metal del porto di Trieste. Restano bloccati invece gli altri 6 motori di proprietà Wärtsilä. Lo avevano reso noto a fine settembre dopo un incontro tra Fim, Fiom, Uilm e Rsu di di Trieste con “i massimi vertici di Dsme”, svoltosi “in un clima di reciproca stima”. Le condizioni poste dai sindacati per il rilascio dei motori, e accettate dai coreani, erano tre: “Dmse si impegni a condannare pubblicamente, sulla stampa internazionale, il comportamento di Wärtsilä nei confronti dei lavoratori”; Dmse sostenga direttamente, nei rapporti con Wärtsilä la strategicità del sito di San Dorligo della Valle (Trieste) sotto il profilo delle competenze tecnologiche, delle capacità delle maestranze e dell’importanza geografica del sito”; per ultimo, che siano imbarcati “esclusivamente e solo i 12 motori di proprietà di Dmse”. La decisione dei sindacati ha tenuto conto degli effetti del blocco dei motori sulle maestranze coreane, a cui “augurano la rapida ripresa lavorativa”.

Le prossime mosse

La prossima tappa della vertenza  per i sindacati dovrebbe essere la convocazione del tavolo di coordinamento nazionale, tavolo che dovrebbe prevedere un incontro della multinazionale finlandese con i sindacati a livello nazionale e territoriale. Per Rodà, questo incontro avrà luogo “entro fine ottobre”, anche se “il vero tavolo rimane quello del Ministero dello Sviluppo economico”, sede in cui si potrà discutere della reindustrializzazione del sito. Tutto fermo, però, fino alla nomina del nuovo ministro. L’orizzonte temporale realistico di questo secondo incontro, per Rodà potrebbe essere “verso metà novembre”. L’auspicio di Alessandro Gavagnin, segretario territoriale di Fim-Cisl, è che l’azienda “non apra nessuna procedura in maniera unilaterale”; a Wartsila infatti teoricamente basterebbe “convocare un paio di coordinamenti nazionali di informativa” per aprire una nuova procedura di chiusura dell’impianto produttivo, ottemperando ai suoi obblighi di informazione.

Per  Rodà: “Le dichiarazioni del nuovo amministratore delegato sono improntate a distensione, parla di tempi, modalità e ragionamenti industriali diversi. Però è prematuro dire ‘va tutto bene’. La nostra posizione rimane sempre invariata, bisogna fare di tutto per continuare a produrre motori nel sito o comunque per mantenere una forte identità di industria navale”. 

In particolare, sulla questione del futuro del sito produttivo, la Fiom-Cgil starebbe consultando assieme alla Cgil territoriale alcuni avvocati costituzionalisti per approfondire la legalità del veto posto dalla Wartsila su future produzioni di motori, ovvero “per capire se è lecito snaturarne l’identità, visto che si tratta di una produzione strategica a livello nazionale e territoriale”, afferma Marco Relli, segretario territoriale Fiom-Cgil. “In questa vertenza abbiamo visto quanto sia importante la parte legale, quindi stiamo facendo degli approfondimenti”, spiega. Per Relli sarebbe inaccettabile “una reindustrializzazione del sito che non preveda la produzione di motori o che abbia a che fare con la cantieristica navale. Non avrebbe nessun senso tenere aperto il service per i motori, mentre a Trieste si producono, che so, lavatrici. Si tratterebbe di una mossa di facciata che poi si concluderebbe comunque in una chiusura tra un paio di anni”, conclude Relli, secondo quanto riporta l’Ansa.

Apparentemente, una vittoria dei dipendenti Wärtsilä su tutta la linea, almeno in questa fase. Ma, come ripetuto dai sindacalisti, non bisogna abbassare la guardia perché potrebbe essere una temporanea interruzione di una tendenza che, forse, neanche la recente modifica sulle norme antidelocalizzazione, in forma più stringente, potrebbe frenare. La notizia che la multinazionale ha deciso di mettere in esubero un’ottantina di lavoratori nel suo impianto di Vaasa, Finlandia, ove intendeva trasferire le attività di Trieste, non è chiaro se sia collegata alla interruzione della procedura in Italia.

(Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

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