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Ma la Finlandia ha in odio i bambini?

Si fa fatica a crederci, eppure nel paese nordico dove la famiglia non solo tradizionale, ma anche monofamiliare e LGBTQ+, viene messa al primo posto con congedi di maternità che possono durare fino a tre anni se si fanno i conti giusti con le agevolazioni dell’ente di previdenza sociale  Kela, e congedi di paternità che sfiorano il 50% di quelli dell’altra metà, si assiste ad episodi non troppo gradevoli nei confronti dei bambini.

La società finlandese è conosciuta ai più per essere calma, riservata, rispettosa dello spazio altrui, e per il contenuto del cosiddetto del sisu: farcela (da soli) nonostante tutto.

Ma il concetto più saldo nella cultura finlandese sembra essere quello di non disturbare. Soprattutto se si è piccoli.

Non urlare. Non correre. Non buttarti per terra. Comportati bene al ristorante. Non disturbare le persone.

Diversi media finlandesi hanno pubblicato articoli e divulgato opinioni circa il cosiddetto lapsivihamielisyys, ovvero l’ostilità verso i più piccoli, atteggiamento per cui si preferisce non integrarli nella societa’, “segregandoli” in spazi appositi e lontani dagli adulti.

Foto Hels. yliopisto, helsinki.fi

Già nel 2016 Laura Kolbe, professoressa di Storia Europea presso l’Università di Helsinki, aveva contribuito alla stesura di una ricerca intitolata Un Paese che odia i bambini?.

Tra le risorse accessibili in rete, si nota come dal 2019 si è iniziato a parlare pubblicamente della questione, includendo blog quali Huono äiti (Cattiva mamma) e giornali settimanali quali Anna, per arrivare agli ultimi articoli del 2023 di YLE e Iltalehti.

“Andate via!” è una delle frasi che le famiglie si sentono dire spesso, a volte anche durante spettacoli appositamente per bambini. Oltre all’imbarazzo genitoriale tipico del finlandese medio che non disturba la società, si aggiungono le critiche a tratti pesanti sul non saper controllare ed educare i propri piccoli, i cosiddetti taaperot di 2-3 anni. Molte famiglie pensano che quelle persone non ricordano affatto com’è essere genitori di un taapero.

La giornalista Julia Thurén la pensa così: “Sia le madri che i bambini sono tenuti molto in considerazione in Finlandia, soprattutto con reti e servizi di supporto e con strutture, spazi e eventi dedicati a loro. Ma a livello culturale sfortunatamente c’è ancora molto fastidio per i più piccoli. In generale, i bambini vengono spesso considerati elementi di disturbo per la società, e questo è abbastanza insostenibile”.

Foto Wikipedia

Elisa Pekkarinen, commissaria dell’Ente per la tutela dell’infanzia, informa che al momento né in Finlandia né all’ estero ci sono studi su come la società si relaziona e includa i bambini.

Osservando l’ambiente con occhio critico, si può notare che fornisce informazioni contrastanti con il reale comportamento di inclusione o meno di questi ultimi nella società: ristoranti con angolo gioco per bambini, seggioloni, bagni con vasini, fasciatoio anche nei bagni maschili, ma al contempo in luoghi pubblici c’è scarsa accettazione  per i comportamenti che sono alla base della convinzione generale che i bambini devono essere bambini, e questa convinzione spesso viene dimenticata. Questi comportamenti “scomodi” includono il disperarsi oltre misura al supermercato se l’adulto non compra la cioccolata, o cantare canzoni di natale sugli autobus, oppure parlare e ridere di argomenti escatologici in posti pubblici.

Elisa Pekkarinen avanza l’ipotesi che la cultura finlandese, in genere calma e distaccata, nel momento in cui arriva un elemento ad alterarne l’equilibrio, crea un disturbo che infastidisce le persone adulte, oramai così abituate alla calma che non ricordano cosa vuol dire essere piccoli ed essere genitori di bimbi piccoli.

Anche il premio Finlandia per la letteratura Ida Rauma conferma che la cultura finlandese prova fastidio per  i bambini, portando alla luce il fatto che i bambini sperimentino violenza sia fisica che strutturale. Se queste violenze si verificano, ne risente tutta la società nel lungo periodo, sia economicamente che socialmente. Dei bambini malati saranno degli adulti disturbati.

 I risultati della ricerca sulla sanità scolastica hanno portato alla luce che il 6-8% degli studenti sperimenta bullismo da parte di personale adulto nella scuola, ma i media hanno solamente parlato di quanto i bambini siano antipatici solo con altri bambini. Certo il bullismo prolungato ha effetti peggiori a lungo termine rispetto al bullismo “occasionale” e per niente da scusare, ma entrambi provocano sia problemi mentali che somatici che si trascinano dietro nell’età adulta.

Al problema i politici rispondono all’unanimità di voler combattere il bullismo, ma al contempo si continua a tagliare sulla scuola, sull’asilo e i servizi sociali hanno sempre meno risorse. La capitale registra la concentrazione maggiore di bambini e al contempo sembra essere il posto in cui avvengono maggiormente episodi di astio nei loro confronti, ma spostandosi verso la Finlandia del nord e la Karelia, le interazioni con i bambini sono più amichevoli.

“La Finlandia non è il Paese migliore al mondo per i bambini”, continua Pekkarinen. “In giro con i bambini si è sempre nel posto sbagliato, al momento sbagliato, e hanno sempre la voce troppo alta. I bambini non devono essere ascoltati, guardati, né tantomeno creare problemi a spese alla comunità. Anche l’obiettivo dell’istruzione nella prima infanzia sembra essere quello di comprimere i bambini in uno stampo pedagogico, e non di far sì che i bambini stiano bene”.

E fuori dalla Finlandia come vengono percepiti i bambini?

Il quotidiano Iltalehti ha intervistato tre mamme finlandesi che abitano in America, e sono tutte unanimi: atteggiamento positivo e aperto delle altre persone nei confronti dei bambini.

In Finlandia si assiste ad episodi di persone in difficoltà in posti pubblici e con bambini che avrebbero avuto bisogno di una mano, ma che piuttosto che aiutare, guardano la scena come in un film e li squadrano con alterigia, a volte commentando poco gentilmente. Viene da chiedersi qual è il confine tra il mantenere le distanze con l’altro senza intromettersi nella privacy di ogni finlandese, e l’astio che si prova verso i bambini che in generale alterano la quiete del vivere civile.

Per contro, le mamme intervistate affermano che in America tutti si aiutano a vicenda, e le persone sono più accondiscendenti verso i bambini e aiutano maggiormente in caso di necessità. Forse fa parte della natura finlandese il fatto di cavarsela da soli, pensano le madri intervistate.

Foto Vaestoliitto.fi

Altro esempio di esclusione dei bambini dalla società è il fatto che “In Finlandia generalmente si esplicita se un evento non è adatto ai bambini, ma non si esplicita se non è adatto agli anziani, mentre in altri Paesi sono tutti benvenuti, dal neonato all’anziano” racconta Anna Rotkirch, ricercatrice e direttrice della Family Federation of Finland (Väestöliitto). Continua affermando che “Abbiamo un senso di comunità più debole tra le generazioni all’interno delle famiglie e degli altri legami familiari. È anche più debole nelle situazioni pubbliche, come ad esempio nei ristoranti”.

Le ricerche condotte nella Family Federation of Finland affermano che gli adulti senza figli hanno oggettivamente poche possibilità di interagire con i bambini, e che non hanno un atteggiamento positivo nei loro confronti.

A titolo personale posso confermare che una delle mie amicizie migliori l’ho conosciuta quando avevo dodici anni e lei quest’anno ne compie settanta. È stata ed è una persona che ha contribuito alla mia formazione di adulta di oggi. Interazione sociale che tramanda esperienza e conoscenza da una generazione all’altra, e questo non fa nient’altro che bene a livello sociale.

E quindi cosa bisognerebbe fare se si vede un piccolo disperarsi in pubblico?

Sicuramente non alzare gli occhi al cielo o manifestare disturbo, ma provare a salutare con la mano, fare un sorriso, e magari il piccolo smette di piangere. In fondo, se un adulto piange, sicuramente l’ultima cosa di cui ha bisogno in un momento del genere è una persona che si arrabbi con lui/lei e faccia commenti poco gentili. Quindi perché farlo con un bambino?

I piccoli sono il futuro, quindi perché non accoglierli fin da subito nella comunità?

(Foto del titolo: Albert Edelfelt. Bambini che giocano sulla riva, 1884. Public domain)

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