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Sauna svedese: i KAJ a Eurovision Song Contest

Quando ho scritto questo articolo la finale di Eurovision Song Contest doveva ancora svolgersi, quindi perdonate se le mie previsioni vi suoneranno anacronistiche. Negli anni passati non ho seguito volentieri questa gara canora, che ha spesso prodotto risultati dettati più dalla politica che dalla musica, ma quest’anno le cose sono diverse, e i vincitori morali, questo mi dicevo prima della garra, dovranno essere sicuramente i KAJ. E sarebbe stato bello che, decenni dopo che i lapponi Lordi scesero da Rovaniemi ad Atene portando la loro Hard Rock Halleluyah e i loro travestimenti da mostri ai vertici dell’edizione 2006 del festival, fosse stato di nuovo un gruppo finlandese ad alzare il trofeo.

Solo che, se fosse successo, l’avrebbero fatto con la bandiera svedese. Se siete confusi vi capisco: KAJ, ovvero Kevin Holmström, Axel Åhman e Jakob Norrgård, cantano infatti una canzone sulla sauna in lingua svedese, e gareggiano per la Svezia. Come questo sia possibile non lo sappiamo, ma evidentemente il regolamento non lo vieta: del resto anche l’anno scorso la Svezia aveva presentato il duo rap norvegese M&M (ovvero Markus e Martinus), che finirono noni. I tre KAJ vengono da Vörå (in finlandese Vöyri), un paesino di seimila abitanti non lontano da Vaasa, nella regione di Pohjanmaa. Qui la stragrande maggioranza degli abitanti parla svedese, e utilizza un dialetto molto particolare che non si trova da nessun altra parte.

Il centro di Vöyri

Orbene, ci sono almeno cinque motivi per cui ritengo che i KAJ siano geniali e che con la loro canzone Bara bada bastu (che significa semplicemente “andiamo a farci una sauna”) avrebbero meritato di vincere a mani basse questo Eurovision.

Come avrete già letto sulla Rondine, il pezzo è orecchiabile, strizza l’occhio al folk con una prominente fisarmonica, e vanta arrangiamenti di un livello che raramente si vede in quello che molti tra noi boomer ritengono essere un triste periodo di declino musicale.

Ma anche i loro testi non sono da meno: a partire dal nå-jaa iniziale, fino al sapiente utilizzo di locuzioni dialettali (come så sveittin bara yr, che suona quasi come l’islandese), la canzone è un capolavoro di humour, condito qua e là da poche ma ben scelte parole finlandesi: e non mi riferisco tanto allo scontato yksi, kaksi, kolme, sauna, ma piuttosto a un geniale ei saa peittää, avvertimento che tutti noi avremo letto almeno una volta sui termosifoni di casa e che tutto a un tratto inizia ad avere un senso. È impagabile il riferimento alla intramontabile Arja Saijonmaa, che non a caso vive e lavora a Stoccolma, ma soprattutto è rimarchevole il fatto che le canzoni di KAJ sono scritte nel dialetto di Vöyri, il che già li fa assurgere a livello altissimo.

Con musica e testi di questo livello mancava solo un passo di danza che facesse colpo, sul modello dei Little Big e del loro Skibidi che vidi ballare perfino alla scuola elementare di mia figlia Anita. Ebbene, i KAJ sono riusciti ad inventare anche quello, e durante i primi giorni di Eurovision hanno sapientemente coinvolto nel ballo gli altri artisti in gara facendo circolare sui social diversi video in cui si esibiscono con loro, facendo grossolani errori.

Ma i KAJ sono anche dei musicisti di gran caratura. Forse dalla canzone presentata a Eurovision non si coglie in pieno la questione, ma andate su Youtube e cercate la loro canzone Nissan bromsa: non è solo una esilarante parodia in dialetto di Vöyri del Nessun Dorma di Puccini, che scherza sui guai meccanici di una vecchia auto giapponese ma è soprattutto una consacrazione del talento canoro di Jakob Norrgård.

Ma al di là delle questioni musicali, dalle esibizioni su qualsiasi palco traspare nettamente che i KAJ non sentono il bisogno di sembrare ciò che non sono. Nel mondo della musica, anche artisti di livello alto sono quasi costretti a puntare sull’apparenza, più che sulla sostanza: vedasi il nostro (pur bravissimo) Lucio Corsi, ma anche l’altra concorrente finlandese Erika Vikman, sempre per restare in tema Eurovision. Ebbene, in tutto questo i KAJ sembrano usciti da un film di Kaurismäki: restano assolutamente finlandesi, anzi suomenruotsalaiset.

Vestiti di tinta marrone, non truccati, sembrano usciti da uno spot della Koskenkorva. È abbastanza chiaro che sul palco si divertono, e che qualsiasi cosa gli accadrà ad Eurovision loro torneranno a Vöyri e continueranno a godersi il loro bastu, scrivendo nel frattempo canzoni nel loro dialetto che parlano magari di trattori guasti o di insegnanti di scuola elementare che vivono in periferia di Vaasa e vivono una seconda vita.

E qui veniamo all’ultimo motivo per cui i KAJ avrebbero meritato non solo di vincere, ma di entrare in tutti i nostri cuori: la lingua è praticamente l’unica cosa che li lega alla Svezia. Noi frontalieri capiamo bene le differenze tra i due paesi, e la sauna le incarna benissimo. Prova ne sia che fuori dal Norrbotten la tradizione si perde rapidamente man mano che la strada E4 scorre verso latitudini più miti. Loro lo sanno, e giocano sul fatto che per quasi tutti quelli che vivono fuori dalla Finlandia, inclusi gli svedesi, le tradizioni finniche (in primis, appunto, la sauna) fanno sorridere, e suscitano sentimenti simili alla tenerezza. Non capiranno mai cosa spinge questo popolo di taciturni dalla lingua (per noi meridionali) indecifrabile ad entrare in una stanza a cento gradi per sudare fino a non poterne più, per poi tuffarsi allegramente nel mare ghiacciato o rotolarsi nella neve. I nostri eroi lo sanno e li sfottono, perché per un finlandese la sauna sotto i 100 gradi è semplicemente una sauna svedese (tradotto: un brodino tiepido). E quindi mettono nel testo una frase che dice: 90 gradi – è quasi pronta. Gareggiano per la nazione che sfottono: se non è genio questo!

L’assurdità di un trio che scrive e canta canzoni in svedese incarnando uno spirito assolutamente finlandese li rende unici. Ed è per questo che KAJ sono senza dubbio i vincitori morali di questo Eurovision. Anche noi italiani in Finlandia, che certo abbiamo tifato per l’estone Tommy Cash e il suo Espresso macchiato, siamo costretti a riconoscere che Bara bada bastu era semplicemente un gradino sopra a tutti, e sono sicuro che ci troveremo a fischiettare l’orecchiabile motivetto del Pohjanmaa per mesi a venire. Bastubröder, lisää löylyä!

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