Mentre in Italia si parla di flat tax, in Finlandia vige la progressività: è progressivo non solo il sistema di tassazione, ma diverse infrazioni come l’eccesso di velocità sono punite in proporzione al reddito. La norma ha una lunga storia, e bisogna ammettere che non è di immediata comprensione se non si approfondiscono alcuni aspetti della cultura e della mentalità del Paese nordico che non sono comuni a tanti altri. Una domanda che è lecito porsi, in questa nostra epoca così “flat”, è se sia giusto far pagare di più i “ricchi”. Viene anche da domandarsi se si nasconda un intento “educativo” dietro il sistema. E poi, se è stato esportato anche all’estero, che risultati ha dato?
Uno dei motivi per cui la Finlandia negli scorsi anni è salita più o meno regolarmente alle cronache era quando un milionario, una celebrità o un dirigente d’azienda riceveva una multa di decine di migliaia di euro per eccesso di velocità. La legge finlandese prevede infatti multe a quota fissa per infrazioni fino ai 20 km/h sopra il limite, che variano dai 140 ai 200 euro, ma è quando l’infrazione supera i 20 km/h che le cose diventano interessanti: da qui in avanti la multa diventa infatti proporzionale al reddito del guidatore. Se qualche lettore sta già tentando di trovare l’inghippo in questa legge, sappia che mentire sul proprio reddito per ridurre una multa non solo è un reato punibile con tre mesi di carcere, ma è ora praticamente impossibile visto in Finlandia le dichiarazione dei redditi sono pubbliche (ne avevamo già parlato nell’articolo sulle tasse in Finlandia) e la polizia ne ha accesso in tempo reale. C’è però anche da riscontrare che nemmeno i finlandesi sono sempre così virtuosi: quando il sistema automatico di controllo del reddito venne a sostituire l’autocertificazione in vigore fino al 1999, l’importo medio delle multe basate sul reddito salì di circa il 30%
La polizia mette a disposizione sul suo sito anche un comodo calcolatore dove poter controllare quanto si pagherebbe di multa. Per una persona con lo stipendio mediano di 3000 euro mensili, la multa sarebbe circa 500 euro se l’eccesso è tra i venti e trenta km/h, al di sopra la cifra schizza attorno agli 800 euro, che con le aggravanti può superare i 1000 euro. Passare col rosso costerebbe invece sui 500 euro. La cifra minima da pagare è comunque 200 euro, mentre non esiste un limite massimo, come ben ricorderà Anssi Vanjoki, ai tempi un alto dirigente della Nokia, che nel 2002 dovette pagare 116.000 euro per essere andato con la sua Harley Davidson a 75 km/h in una zona con 50 km/h di limite.
Il sistema di multe proporzionali al reddito viene chiamato päiväsakko, “multa a giornata”, perché tradizionalmente calcolata sulla paga giornaliera del multato. La cifra iniziale viene calcolata prendendo la paga giornaliera netta dell’individuo e dividendola a metà (oppure dividendo per 60 il reddito netto mensile) e togliendo 3 euro per ogni figlio a carico. L’idea alla base è quella che una cifra fissa per tutti andrebbe penalizzare le persone meno abbienti e ridurre l’effetto deterrente per quelle più ricche, e sottrarre metà del guadagno netto di una persona sarebbe quindi una cifra sufficientemente alta da funzionare come deterrente senza però allo stesso tempo distruggere le finanze personali. Questa cifra iniziale, che non può essere meno di 6 euro, e nel caso precedente dello stipendio mediano sarebbe di 35 euro, è la base su cui viene calcolata una multa. La cifra base viene poi moltiplicata per il numero di giorni previsti dal reato. Per l’eccesso di velocità sono assegnati in media 22 giorni, ma il numero può variare da 10 a 32 giorni a seconda della gravità dell’infrazione.
Il sistema del päiväsakko non è una cosa recente, ma risale addirittura al luglio del 1921, quando il parlamento del secondo governo Venhola approvò la legge in cui si determinava che alcuni reati fossero puniti proporzionalmente alle ricchezze del criminale. L’idea era stata ventilata da Montesquieu nello Spirito delle leggi del 1748, ma nessuna nazione prima della Finlandia l’aveva trasformata in realtà.
Può sembrare curioso vedere una classe dirigente emersa da una guerra civile contro i rossi approvare quella che a occhi moderni pare un’iniziativa molto di sinistra, ma evidentemente questa idea di giustizia democratica fa parte dell’ethos nazionale luterano dei finlandesi, tanto che non solo nessuno hai mai messo in questione il sistema, ma un sondaggio fatto in occasione di una delle ultime riforme nel 1999 vedeva oltre l’80% dei finlandesi favorevoli a mantenere il päiväsakko e non sostituirlo con un sistema con tariffe fisse.
Può anche apparire strano che nel 1921 punire l’eccesso di velocità in automobile fosse una delle priorità del governo di una giovane nazione. E infatti non lo era: le infrazioni automobilistiche sono solo i più noti dei reati puniti con il päiväsakko, ma non sono certo gli unici. Quello che fu approvato nel 1921 fu l’intero concetto e sistema del päiväsakko, che comprendeva una lunga e molto varia lista di reati, tra cui la vendita di alcolici a minori (15 giorni), il furto e il taccheggio (26 e 40 giorni), la diffamazione (12 giorni), la resistenza a pubblico ufficiale (20 giorni), il vandalismo (10 giorni), l’abbandono di animali domestici e la pesca di pesci sotto taglia (entrambi 8 giorni).
Ad esempio recentemente un tassista che si era rifiutato di far salire sulla sua macchina una madre e figlio per via della loro etnia ha ricevuto una multa per discriminazione di 40 giorni, che nel suo caso sono equivalsi a 800 euro
Il sistema del päiväsakko è stato esportato in Svezia, Danimarca, Estonia e in misura minore in Germania e Svizzera, altri Paesi hanno condotto degli esperimenti pilota, ma (purtroppo, a mio personale avviso) questo sistema non sembra suscitare grande entusiasmo all’estero.
(La Rondine – 6.9.2018)