È del marzo scorso la notizia che la cinese Touchstone Capital Partner ha finanziato con 15 miliardi di euro la costruzione di un tunnel sotto il Mar Baltico che collegherà Helsinki a Tallinn.
Il progetto, battezzato FinEst Bay Area, è guidato da Peter Vesterbacka (noto per essere stato la “Mighty Eagle” a capo del marketing di Rovio durante l’ascesa degli Angry Birds, come raccontato nel nostro articolo sulla storia mobile gaming). Oltre al tunnel ferroviario tra la capitale estone e quella finlandese, i piani includerebbero anche un’isola artificiale in mezzo al Baltico in cui verrebbero costruiti complessi residenziali e commerciali. Dopo l’apertura, prevista tra meno di 6 anni, il viaggio da Helsinki a Tallinn durerà circa trenta minuti per un costo che si prevede si aggirerà intorno ai 50 euro a persona (i biglietti sono già in vendita). Un risparmio netto di almeno un’ora per i viaggiatori: il tempo di collegamento tra le due città è correntemente 90 minuti in aliscafo (che sono pochi, operano però solo in estate e hanno capacità ridotta per il trasporto merci) e due ore e mezza con il resto dei traghetti.
Ma cosa c’entra un tratto di 60 miglia nel Baltico con la Cina? Non si trovano molte informazioni in rete sulla TCP, ma è chiaro il loro coinvolgimento nella Belt and Road initiative (BRI), la massiva operazione del governo cinese di creazione di infrastrutture in tutto il mondo. La BRI è stata annunciata nel 2013 e ha portato alla partecipazione cinese in oltre 170 progetti in 125 Paesi, tra cui l’Italia, l’unica nazione del G8 unitasi finora al progetto.
Proprio in questi giorni si terrà il secondo Belt and Road Forum, la conferenza dedicata all’iniziativa cinese, a cui parteciperanno molti capi di Stato, incluso Giuseppe Conte (ma non Sauli Niinistö). Il “progetto del secolo”, come definito dal premier cinese Xi Jinping, non manca di detrattori e ha l’ambizione di far rivivere in chiave moderna la Via della Seta e crearne di nuove in Africa e nelle Americhe.
Uno di questi collegamenti commerciali passa dal Nord Europa. È la Jääsilkkitie (la Via della Seta nel ghiaccio). In genere non tracciata nelle infografiche del progetto, questa via marittima passa sopra la Siberia e ha un possibile punto d’attracco in Lapponia. Fino a poco tempo fa poco praticabile, negli ultimi anni il riscaldamento globale ha portato all’apertura quasi permanente di questo passaggio. Ed è in quest’ottica che bisogna vedere la costruzione di un enorme rompighiaccio nucleare in Cina e, soprattutto, il progetto della contestata ferrovia artica che collegherà Kirkenes a Rovaniemi, in cui la Cina ha un interesse esplicito.
Il passaggio a Nord sarebbe più corto della tradizionale rotta attraverso il canale di Suez, facendo risparmiare tempo e carburante. In questa prospettiva allargata, i due collegamenti ferroviari in Lapponia e nel Baltico sono gli ultimi pezzi del puzzle per raggiungere il continente europeo dalla Cina.
Gli interessi cinesi in Finlandia non si limitano ai trasporti, come è stato sottolineato in un’indagine del 2018 fatta dal quotidiano Helsingin Sanomat. Ci sono diversi investimenti nella produzione di biocarburanti, tra cui la costruzione da parte della società cinese Kaidi di una raffineria biodiesel da 900 milioni di euro a Kemi; o quella da 800 milioni a Kemijärvi, cofinanziata dalla Camce, azienda nazionalizzata del governo cinese. Anche l’industria della carta è interessata da investimenti cinesi. La costruzione del più grande impianto di produzione di cellulosa del mondo a Kuopio, ad esempio, è gestito dalla FinnPulp, ma è stato finanziato per oltre un terzo dalla cinese Hengan International.
Un’altra collaborazione, tra l’Istituto Spaziale Artico di Sodankylä e l’Accademia delle Scienze cinese, ha suscitato preoccupazioni nei media finlandesi. Per il momento la co-operazione si basa sullo scambio di dati satellitari raccolti dalle antenne finlandesi, in risposta alle critiche è stato sottolineato che i dati in questione sono esclusivamente di carattere scientifico. Per via del “Great Firewall of China” le informazioni non possono essere inviate elettronicamente, ma vengono salvate su dischi fissi e spedite per posta. Al contrario del vicino centro spaziale svedese di Kiruna, a Sodankylä per il momento non c’è personale cinese.
Tradizionalmente le relazioni diplomatiche sinofinlandesi sono state al meglio tiepide, ma le cose sembrano essere cambiate negli ultimi anni. L’importanza strategica della Finlandia è stata sottolineata dalla visita del premier cinese Xi Jinping nel 2017 (contraccambiata poco dopo dal presidente finlandese Sauli Niinistö) e dall’arrivo di due panda nello zoo di Ähtäri, in Ostrobotnia. I due animali sono infatti in affitto da parte del governo cinese (per una cifra non dichiarata ma che pare si aggiri intorno al milione di euro annui), e la Cina è notoriamente strategica nelle selezione dei Paesi, attualmente una quindicina, a cui vengono affidati i panda. Tanto è che questo metodo per esercitare il cosiddetto soft power è stato definito “Panda diplomacy”.
Questo cambiamento è visibile anche nei numeri del turismo. Aiutati anche dalla strategia della Finnair, che s’incentra sui voli diretti per l’Asia, il numero di turisti cinesi è in costante crescita, e ha raggiunto quota 333.000 pernottamenti nel 2018 (il 5% del totale e il doppio di quelli degli italiani).
I turisti cinesi sono particolarmente ambiti come clienti perché in media spendono oltre 1200 euro a persona per visita, più di cinque volte i russi (con 240 euro per visita, sotto la media di 318 euro). Tanto che la città di Helsinki, così come molti privati, hanno iniziato a sviluppare applicazioni esclusivamente per il pubblico cinese, ad esempio permettendo il pagamento attraverso WeChat, un’app estremamente popolare in Cina ma sconosciuta al di fuori dei confini.
La Finlandia non è l’unica nazione europea in cui la Cina sta investendo, e nemmeno l’unico Paese nordico: la Svezia è settimo posto della classifica degli investimenti cinesi nella zona EU, subito dopo la Finlandia e le principali economie.
Le lezioni imparate in decenni di rapporti con un vicino ingombrante come la Russia, e prima ancora l’Unione Sovietica, possono forse essere d’aiuto alla Finlandia in questo riscaldamento delle relazioni con la Cina, che hanno già comportato alcuni piccoli compromessi. Come il supporto della “politica dell’unica Cina” (e quindi il non riconoscimento di Taiwan), il fatto che durante la visita Sauli Niinistö in Cina ci sia stata una critica solo nominale delle repressioni della minoranza musulmana degli uiguri, e durante la conferenza stampa per la visita di Xi Jinping in Finlandia non siano state ammesse domande da parte dei giornalisti.