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Prima finanziaria del governo Rinne: più investimenti, più tasse, più costi della politica

La settimana scorsa il ministro delle finanze Mika Lintilä ha presentato la cosiddetta proposta di bilancio (budjettiehdotus) per il 2020, un documento simile alla legge di billancio italiana, dove si stimano le entrate e le uscite dello Stato per l’anno a venire. Come dice il nome, questa al momento è solo una proposta, fatta dal ministero delle finanze sulla base di negoziazioni e richieste degli altri ministeri. La proposta dovrà poi essere discussa dai partiti e ratificata dal parlamento entro la fine dell’anno.

Il documento prevede spese per un totale di 57 miliardi di euro, 1.5 in più rispetto all’ultima finanziaria del governo Sipilä, e un deficit di 2.3 miliardi, mezzo miliardo più alto di quello del 2019 nonostante un aumento delle entrate di circa 1 miliardo, in parte ridotte dagli sgravi fiscali per le fasce più deboli. L’intero documento è consultabile sul sito del Ministero delle finanze, ed è per lo più in linea con il programma di governo (di cui avevamo già parlato qui) ma non sono mancate le sorprese. Come previsto, da gennaio ci saranno gli aumenti sul carburante, il tabacco e le bibite gassate, mentre non scatteranno ancora quelli relativi agli alcolici, in quanto il governo vuole vedere gli effetti sul mercato della riduzione dell’IVA sugli alcolici in Estonia e Lettonia, Paesi dove i finlandesi tradizionalmente si riforniscono. Così da inizio anno dovrebbero aumentare anche le pensioni sotto i 1400€ mensili, come avevamo annunciato in un nostro articolo.

Ci sono anche 15 milioni in più per l’educazione, che è stata una delle colonne della campagna elettorale dei socialdemocratici. Le organizzazioni del settore sono però deluse, sia perché si aspettavano una cifra maggiore, sia per il fatto che gli stanziamenti sono previsti per le università (10 milioni) e i politecnici (5 milioni), lasciando a secco le ammattikorkeakoulut, gli istituti di formazione professionale.

L’obiettivo del governo di far salire l’occupazione di 3 punti e portarla al 75% è supportato da 15 milioni di euro aggiuntivi stanziati per l’ufficio dell’impiego, 17 milioni di sussidi per gli stipendi e un totale di quasi 300 milioni per l’impiego pubblico e servizi alle imprese.
Inoltre, 97 milioni saranno stanziati a Business Finland per promuovere il Paese all’estero e attrarre talenti e investimenti.

Si prevedono inoltre aumenti di 300 milioni per la manutenzione delle infrastrutture, 25 milioni in più per la protezione ambientale, 30 per sovvenzionare energie alternative al carbone, oltre a un sostanziale aumento degli aiuti esteri, che erano quasi stati eliminati dal governo precedente, che aveva stanziato solo 3 milioni di euro contro i 73 previsti dalla finanziaria 2020.

Ma la parte che ha provocato più rumore è l’innalzamento dei costi della politica. I finanziamenti ai partiti, ridotti durante la scorsa legislatura da 34 milioni a 29, salgono a 36 con il governo Rinne.


In più le spese per gli stipendi nei ministeri saranno quasi raddoppiate, salendo di 5 milioni rispetto al governo Sipilä fino a raggiungere la cifra di 11.6 milioni di euro. L’aumento è soprattutto dovuto al fatto che, oltre ai 19 ministri e i 15 segretari di Stato, è cresciuto sia il numero di consulenti (oltre 60) sia il loro compenso.
C’è da dire però che nel dibattito politico finlandese l’argomento non è mai stato ai livelli di quello italiano, la notizia ha avuto qualche rilevanza sui media ma non ha scatenato grosse reazioni né nell’opposizione né nell’opinione pubblica. Neanche parlarne di “maratone” televisive: i Mentana, qui, sono degli scattisti.

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