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L’eterno idillio degli italiani col mito della scuola finlandese

HELSINKY – In finlandese i verbi non si coniugano al futuro, il che dà un’idea del loro atteggiamento nei confronti della vita. Il loro motto è ‘posso farlo e lo farò’. La Finlandia, che è stata dominata per 650 anni dagli svedesi e poi per altri 110 anni dai russi, è madre di un popolo resiliente. I suoi abitanti hanno interiorizzato la necessità di essere autosufficienti e i suoi scolari possono esserlo grazie a un modello praticamente senza compiti e valutazioni…”

È l’inizio di un reportage firmato dalla giornalista spagnola Elisa Silió, e riprodotto su Repubblica.it di sabato 30 dicembre col titolo “Nelle scuole finlandesi sono i bambini a comandare”. Il sottotitolo precisa: “Niente compiti ed esami, alle elementari gli alunni scelgono che cosa e quando studiare”.

In fondo alla pagina, compare una manchette che porge a chi non sa se fare o no l’abbonamento questo monito severo: “Saperne di più è una tua scelta”.

Le scelte però si fanno a ragion veduta. E un attacco come quello proposto da questo “approfondimento” fa venire voglia, se mai, di disdirlo quell’abbonamento.  Mi limito a segnalare alla reporter e al giornale che la ospita che si può parlare di un tema (fin troppo) noto che riguarda la Finlandia senza attaccare necessariamente con un pistolotto sulla sua lingua, del tutto incongruo.

Il finlandese esprime il senso del futuro con altri strumenti, come tante altre lingue del mondo, e la mancanza di un tempo o di un modo verbale non rendono una lingua carente in nessuna maniera né impediscono di parlare e scrivere dell’avvenire come gli altri. La reporter potrebbe restare sorpresa delle tante forme lessicali e verbali che rendono ricchissimo il finlandese di fronte alle nostre lingue romanze.

Il pistolotto riguarda anche la storia del Paese: dominato per secoli, dio mio, da svedesi e russi! Chissà cosa penserà, la signora Silió, di un Paese come l’Italia, soggetto per tanti secoli a tante diverse dominazioni, compresa quella del Regno di Castiglia. Le risulta che anche gli italiani, per effetto delle dominazioni, siano anche loro così “resilienti”?

La vana ricerca del “segreto” della scuola finlandese, intorno a cui si affannano i reporter del weekend (tanto dura la ricerca) si perde nei rivoli delle banalità e delle solite interviste da cui traggono spunti generici spesso privi di riscontri.

Brevemente: le materie esistono, eccome, insieme con i “progetti” che non le escludono affatto, così come i test, regolari e propinati regolarmente in forma scritta. Le valutazioni ci sono, e prendono forma numerica a partire dalla quinta classe. I compiti a casa vengono dati quotidianamente (basta chiedere a un genitore qualsiasi), ma non vengono imposti durante i periodi festivi (questa è una penitenza del mondo cattolico: santificare le feste è cosa nostra).

Il segreto delle scuole nordiche trapela solo per caso dal servizio della reportera. Si dice della scelta di usare la tecnologia, invece dei libri, della mensa scolastica per tutti, ma si trascurano le buone condizioni degli edifici, la mancanza di un sistema burocratico che complichi concorsi e graduatorie per le supplenze, e in genere l’efficienza di un sistema-Paese in cui ci sono scuole per anziani frequentatissime. Anche questo fa parte del sistema educativo globale, creando “intorno” ai ragazzi un clima di diffuso interesse per lo studio (i nonni, in genere, non si istupidiscono davanti alla tv con dosi massicce di defilippiche), dando incoraggiamenti per frequentare le biblioteche pubbliche,  fornendo agevolazioni per accedere al teatro e al cinema, per non dire di una programmazione televisiva che da quel dì propone programmi per bambini e adulti quasi sempre in lingua originale, e non è questo un contributo da poco per lo sviluppo culturale di un paese rispetto ai nostri (dico bene?) in cui da generazioni ascoltiamo Bette Davis recitare con la stessa voce di Marilyn Monroe. Da qui le patetiche esternazioni europee di tanti nostri politici, anche quelli meno stagionati.

Insomma, ce ne sarebbero di cosette da “approfondire”, volendo. E per cominciare si potrebbe dare un’occhiata ai dubbi sulla bontà del sistema, e ce ne sono!, come quelli presentati da Mattia Retta in questo articolo scritto un po’ di tempo fa ma sempre attuale.

Quell’“idilliaca foresta innevata” che ha scorto dalla finestra, poi, la lasci nei racconti dei Moomin o nei romanzi di Paasilinna. E cerchi in altre letture, ce ne sono (per esempio questo formidabile mosaico dei fallimenti a scuola e sul lavoro composto da Kari Hotakainen ), un punto di vista meno idillico ma più rispettoso su una società complessa, quanto la nostra, come la sua, e niente affatto disponibile a farsi ridurre alle divagazioni di un weekend.

(Per le immagini utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

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