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Arska, l’uomo del cassonetto. Un monumento agli ultimi

Kamppi, per chi visita Helsinki, è il centro direzionale di Helsinki, una cittadella dei servizi e del commercio ad alto tasso di business. Intorno ai suoi bastioni capita di trovare tracce di una Helsinki più antica, più povera, ma bisogna andarsele a cercare. Come può capitare passando per Lapinlahdenkatu, ai margini di un piccolo parco appena un giardinetto triangolare dove all’improvviso un omino di bronzo può tenderti la mano. La prima volta lascia un po’ sconcertati, quel gesto. L’opera, una fusione in bronzo, è stata inaugurata nel dicembre del 2001 dall’allora Primo Ministro Paavo Lipponen. Scultura dell’artista lettone Oskars Mikans, anche il titolo che si legge sul basamento è poco comune:  “Uomo uscito da un cassonetto”.

La stessa scritta in rilievo ci dice il nome del personaggio cui è dedicata. Si tratta di  Arvo Kustaa Parkkila, che ovunque si legga di lui ci dice che era “un alcolista senzatetto”. Ma si tratta a tutti gli effetti di un eroe del dopoguerra, capace di affrontare, in un Paese segnato profondamente da quel problema, l’alcolismo,  offrendo soluzioni ancora valide.

Arska, così lo chiamavano, nato a Helsinki nel 1905, dei suoi genitori sapeva solo che il padre era un ubriacone. All’età di quattro anni venne dato in affido a una famiglia religiosa e di costumi severissimi: a casa non gli era consentito giocare. Fece i mestieri più disparati, ma ben presto cominciò a bere, come tanti.

Partecipò alla guerra d’inverno, ma rimase ferito a una gamba, ed ebbe un crollo nervoso in seguito ai bombardamenti.  Alla fine della guerra si ritrovò divorziato, con un figlio che non vedeva mai, e senza un tetto.  Dormiva dove poteva, ma soprattutto si scaldava bevendo disperatamente. Qualsiasi cosa contenesse alcool, profumi compresi. Un esempio perfetto di puliukko, come presentato nel nostro Vocabolario minimo.

Tra ricoveri e cliniche, afflitto da nevrite alle gambe,  un giorno trascinandosi sulle stampelle si buttò sui gradini del parlamento. Lì ebbe una specie di illuminazione religiosa. “Alzati e cammina”, qualcuno gli disse, e fu l’inizio di una missione con risvolti sociali rilevanti. (I cultori di memorie, troveranno un interessante parallelo ambientale, di alto tasso ‘spirituale’, con un celebre tango di M.A. Numminen, Naiseni kanssa eduskuntatalon puistossa “Con la mia bella ai giardinetti del parlamento”, scritto nel 1966 e inciso con l’orchestra di Unto Mononen).
Incontrata Olga, la seconda moglie, si misero alla ricerca di persone che si rifugiavano nei cassonetti della spazzatura di Helsinki. Parkkila diceva di sé che si sentiva un robivecchi  in mezzo a scarti umani.

Con due di questi scarti salvati dalla fame e dal freddo prese in affitto uno scantinato, che ospitava ogni giorno dalle 50 alle 100 persone.  Dopo due anni erano già 400. Incoraggiato dalle autorità, Arska creò un’associazione, Suoja-Pirtti (Il Rifugio), nel 1961.

Il programma era quanto di più semplice: prima di tutto lavarsi e riempire la pancia, e poi un cappotto. Prima rafforzare l’autostima quindi, il terzo giorno, pala e piccone, per una resurrezione sociale.  Fondò una società di costruzioni e restauri in cui accoglieva solo gente uscita dall’alcolismo.  

Nell’autunno del 1967 mezzo migliaio di senzatetto si ritrovarono per le strade di Helsinki dopo la chiusura di un grande dormitorio pubblico. Per quelle strade girava anche alcool denaturato a 96 gradi, un killer molto diffuso.  Nel dicembre dello stesso anno, alla vigilia del 50° anniversario dell’indipendenza, la città decise di aprire le porte di una fabbrica abbandonata per riparare i senzatetto, e l’unico che volle assumersi la responsabilità di gestire il posto fu ovviamente Parkkila. In breve tempo arrivarono circa un migliaio di persone.

Nacque a Ruoholahti il mitico “Lepakkoluola” (Grotta del pipistrello) o “Liekkihotelli” (Hotel Fiamma), che dopo essere stato adibito a Centro della gioventù nel 1979, fu demolito nel 1999. Il comune lo cedette alla Nokia, che avrebbe costruito in quell’area la sua cittadella. La demolizione dell’edificio cominciò il 22 novembre, dopo un ultimo rave musicale che durò 46 ore, e l’ultimo brano musicale ascoltato dicono che fosse What a wonderful world di Armstrong. (Interviste e documenti sul Lepakko potete vederli qui)
Pur afflitto da vari malanni, Parkkila contribuì a realizzare altre strutture di sostegno e assistenza per gli ultimi della città. Sul suo letto di morte, ricoverato a Koskela, riuscì per un’ultima volta a tirarsi giù dal letto e a chi cercava di consolarlo sbottò: “Smettetela con le coccole, che cazzo!”

D’inverno, quando capita che nevichi, quella figura bruna esce dai cumuli di neve e continua a tendere la mano. Una strana scultura, potente di un suo dignitoso anonimato. Vale la pena passarci davanti e stringerla, quella mano.


Cartoline finlandesi è una serie di articoli che propone luoghi da scoprire, monumenti da rivisitare e angoli del Paese che non sempre entrano nelle guide turistiche.

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