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Raffaello e un’insinuante sensualità

Forse non tutti sanno che Raffaello Sanzio nacque a Urbino nel 1483 e morì a Roma nel 1520 nello stesso giorno del calendario, il 6 aprile. Uno dei testimoni di questa coincidenza fu il letterato Pietro Bembo, che scrisse l’epitaffio per il pittore: “Quo die natus est, eo esse desiit VIII Id. Aprilis MDXX”, ovvero “Venne a mancare nello stesso giorno in cui nacque, nell’ottavo giorno prima delle idi di aprile del 1520 (cioè il 6 aprile 1520)”.

Un altro aspetto peculiare di quella data è il fatto che cadesse di Venerdì santo. Questo lo sappiamo da una lettera del conte Pandolfo Pico della Mirandola inviata a Isabella d’Este il 7 aprile, che fissa la data di scomparsa dell’artista al giorno di venerdì santo del 1520. Così scriveva il nobile: “Ala Excellentia vostra la quale per hora non sarà advisata d’altra cosa che de la morte di Raphaello d’Urbino, quale morite la notte passata, che fu quella del venerdì santo, lasciando questa corte in grandissima et universal mestitia per la perdita de la speranza di grandissime cose che si expettavano da Lui”.

Va detto che anche questo dettaglio, cioè la scomparsa (ma, secondo alcuni, anche la nascita) nel giorno di Venerdì santo, metteva la figura del pittore in relazione con quella di Cristo, e contribuiva alla mai esaurita opera di santificazione dell’urbinate.  

Foto otava.fi

Ulteriore valore (letterario) per la data, per un cultore di Petrarca come Raffaello, era che sempre il 6 aprile fosse il giorno dell’incontro di Petrarca con Laura ad Avignone, e infine anche il giorno della morte di Laura

Alla celebrazione del 6 aprile diamo anche noi un contributo, presentando una interpretazione patafisica e flarflistica di Harry Salmenniemi (scrittore di cui abbiamo presentato un altro testo inedito) a proposito di uno dei più celebri dipinti di Raffaello, La dama col liocorno (ca 1505-6). Lo scrittore finlandese, che aveva debuttato con opere in versi, negli ultimi anni si è dedicato alla prosa, pubblicando diverse raccolte di racconti: La lampada all’uranio e altri racconti (Uraanilamppu ja muita novelleja, 2017), La meditazione dei delfini (Delfiinimeditaatio ja muita novelleja, 2019) e La sindrome della vittima (Uhrisyndrooma ja muita novelleja, 2020), prima di Asiakaskoralli ja muita novelleja (Anche i coralli sono clienti e altri racconti, Siltala 2021) da cui è tratto il brano che qui pubblichiamo.

Raffaello: La sensualità femminile

Nel capolavoro di Raffaello, le forme falliche – il corno dell’animale, i pilastri dello sfondo – incontrano lo sguardo lussurioso di una ragazza di alta classe, capace di irrigidire tutto ciò che nel dipinto la circonda. Osservando più da vicino, si ha l’impressione che l’unicorno provi una particolare soddisfazione, quasi stesse masturbandosi, come sembra indicare, tra l’altro, il pollice che si insinua tra le zampe dell’animale. Raffaello parrebbe suggerire che anche le donne di alto lignaggio hanno bisogno di un contatto fisico, e allo stesso tempo sottolineare come la sessualità delle ragazze di alta discendenza sia molto più nobile di quella del popolino.

L’armonia dello sfondo è un’allusione diretta a tutto ciò, e gli eterei colli verdognoli rappresentano il pacifico risveglio della natura. Si noti l’assenza della controparte maschile, facilmente interpretabile come cordoglio dell’intera comunità degli uomini: un gentile, innocuo e sempre duro liocorno ha sostituito un inutile maschio beta, e la donna indipendente non ha più bisogno di un uomo per soddisfare i propri bisogni. Tuttavia, il vuoto dello sfondo suggerisce che la donna sente il bisogno di qualcos’altro. Ingegnosamente, Raffaello rivela la vuotezza della vita della protagonista attraverso un paesaggio desolato.

(Trad. it. Antonio Parente)

Ricordiamo che è possibile visitare sul web alcuni momenti della mostra “Raffaello1520-1483” organizzata nelle Scuderie del Quirinale cliccando qui.

(Per le immagini pubblicate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)

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