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Kimi Räikkönen, la costruzione dell’homo fennicus

Sostiene il giornalista sportivo Turrini, nella Prefazione a Lo sconosciuto Kimi Räikkönen (Edizioni Minerva), che si è sempre chiesto le ragioni del successo planetario di Kimi. Perché è tutto fuorché un piacione. Uno che non ama le pubbliche relazioni, non è un ruffiano, parla pochissimo. Un anti-social per eccellenza. Ma ciò nonostante è un mito, da vent’anni.

Dice Turrini che ha capito le ragioni di questa unicità leggendo il volume di Kari Hotakainen. Lo scrittore dichiara ad apertura del libro: ho scritto “la  storia di un pilota che avrebbe potuto fare il meccanico. Ma non è andata così, ed ha raggiunto una fama mondiale. In brevissimo tempo, e con tanta buona sorte. Grazie a sua madre, a suo padre, a lui stesso. L’unica cosa che voleva era andare il più veloce possibile. Sono in tanti a volerlo, ma per lo più restano anonimi. Ed è quel che avrebbe voluto anche lui: ma ormai è troppo tardi.” Arte sublime del paradosso, aforisma acrobatico. Hotakainen autentico.

Così è per la prima parte del libro, che riporta le sue esperienze accanto al pilota, che ha seguito a casa sua, nei box della Ferrari, in giro per il mondo, e ha intervistato insieme con i suoi parenti, gli amici, i meccanici. La storia di come, nascendo nella provincia finlandese, un ragazzo con qualche problema espressivo (dislessia) riesca a trovare nella famiglia, nel “villaggio”, comprensione e aiuto, fino a realizzare i suoi talenti nascosti. Un po’ un romanzo di formazione, che dice molto della vita di relazione in Finlandia, moltissimo della vivacità di una provincia apparentemente sonnacchiosa per chi non la frequenta, e soprattutto di come certi apparenti difetti (introversione, attrazione per la bottiglia) trovino nelle strutture sociali una capacità di comprensione che alla fine aiuta a superare i difetti ed esaltare i talenti. Così è per gli inizi del piccolo Kimi, come li racconta Hotakainen.

La famiglia

Kimi-Matias Räikkönen era nato in una famiglia di scarsi mezzi. Con ciò non voglio dire poveri, ma solo che, rispetto al mondo dello sport motoristico, di denaro ne girava poco… 

Matti era il motore, e Paula, la madre, era la benzina. Insieme coi due figli, costituivano una famiglia motoristica che inalava la stessa aria puzzolente…

Matti portava i ragazzi ad assistere a questo tipo di gare con vecchie macchine scassate, consentendo loro di sporcarsi le mani, fare riparazioni, saldature. I due fratelli ci misero poco a capire che se volevano arrivare a qualche risultato dovevano fare da sé…

Il go kart, per cominciare

«Ricordo bene quando andammo a vedere per la prima volta gare di kart, ci portò il figlio di un collega di papà, dev’essere stato a Bemböle. Poco tempo dopo papà ci comprò un vecchio kart, e fu così che cominciammo a guidarlo, facendo a turno, perché per me bisognava adattare i pedali, essendo Rami parecchio più alto di me. Ci accordammo per la modifica dei pedali ogni dieci minuti, per consentire il cambio. All’epoca ogni martedì si organizzavano gare di diversi club, cominciò tutto così. Io mi ci trovai coinvolto, dato che papà era meccanico per Rally e Folkrace, e noi eravamo là in mezzo. La famiglia aveva sempre a che fare con moto e motori. Andare veloci, era questo che contava. Con che mezzo, era secondario.»…

Poi entrarono nel giro delle gare di go kart nazionale, e gli toccò muoversi con le macchine e l’attrezzatura e la famiglia tutti su un furgone. Li chiamavano «gli zingari bianchi, nel senso che passavamo gli inverni a pagare i debiti, poi, con l’arrivo della primavera, ci rimettevamo in viaggio.»

Mamma Paula dice di avere due figli molto diversi. «Mettiamola pure così: Rami è la ragione e Kimi l’azione. Kimi è di quel genere che se vede anche un minimo spiraglio allora lui ci si butta dentro. Rami è più signore, per cui se qualcuno lo affianca può anche pensare, dai, passa. Se Kimi vede un varco, lo sfrutta senza esitazioni.»

Iceman

Fu Ron Dennis ad affibbiargli questo nomignolo. Che definisce appena la metà della sua personalità,  ma professionalmente ne dà un ritratto perfetto. Uno che viene da un Paese freddo, va veloce e parla poco, non dà spiegazioni, fa il suo lavoro al meglio delle sue capacità, e poi passa alla gara successiva. Un po’ più avanti, del personaggio faranno parte anche gli occhiali scuri da portarsi ovunque, eccetto che sotto la doccia.

Le sbronze

L’alcol corre insieme con i motori per tutta la prima parte del volume. Ma una sbronza epica viene raccontata nel capitolo “16 giorni”, sbronza consumata tra il Bahrain e la Svizzera e Helsinki, complice l’amico Piki Pikkarainen, noto giocatore di hockey. Siamo a cavallo della festa di Vappu: come pensate che la celebrino due maschi finlandesi? Riporto l’epilogo: finiti al “Kannunkulma” di Espoo, hanno una breve parentesi di lucidità: scoprono che stanno bevendo ininterrottamente da dodici giorni… I giorni poi diventano sedici, e fin qui staremmo nella media, se non ci fosse un problema. Kimi si ricorda che «dopodomani è mercoledì, giovedì comincia il Gran premio di Barcellona». Leggete il libro per scoprire come andò a finire.

Una carriera formidabile

Nella parte dedicata alla sua carriera sulle automibili, dalla Sauber alla McLaren alla Ferrari alla Lotus all’Alfa Romeo, con una parentesi nel mondo del rally, colpisce l’evidenza che si tratta di un talento naturale, un fenomeno come ne nascono pochi. Hotakainen gli domanda il segreto del suo successo. E lui risponde come tutti quelli che lo conoscono: l’istinto. Ce l’hai, o non ce l’hai. Più o meno tutto il resto si può acquisire con l’esercizio.

«Come guidi, e le decisioni che prendi mentre lo fai, sono faccende automatiche, vengono dall’inconscio. Se qualcuno mi chiedesse come so quando frenare, non saprei rispondere. Mi viene di farlo e basta. Se mi mettessi a pensare quand’è il momento di frenare,  allora sarebbe alle calende greche. Lo farei sempre in ritardo. In qualche modo te la senti e lo fai.»

Tutto motori e famiglia

Le storie che condiscono l’esperienza di Hotakainen accanto a Kimi (perché è poi lo scrittore che sembra vivere un’avventura non priva di rischi) sono fatte di gare, alcol, donne, yacht, sonni letargici nel deposito delle gomme, battute e silenzi fulminanti, un repertorio con momenti picareschi, che spiega le ragioni dello scrittore per appassionarsi a questa materia poco congeniale.

Ma tutto ciò non dura fino alla fine. Perché da un certo punto il racconto di Hotakainen prende lentamente un tono a lui poco consono: si fa encomiastico. Nella storia di come un povero diventa principe, si arriva a un “vissero tutti felici e contenti” che è la tomba di ogni fiaba come pure di ogni aforisma.

Da “Nasce un pilota”, uno dei capitoli iniziali che racconta della spasmodica attesa della famiglia di papà Masa e mamma Paula per una telefonata dalla Sauber, si passa a “Gioia negli occhi, pace nel cuore”, e si sente che la musica cambia.

L’ultima parte è dedicata alle ‘confessioni di Kimi’, in parte nella enorme villa a Baar, in Svizzera, salone piscina palestra tutti i confort, in cui la sua vocazione di papà devoto e marito fedele della nuova moglie ha momenti persino sdolcinati. Hotakainen ci ha abituati, in una lunga carriera creativa, a mordere con le parole, e soprattutto a mantenere sempre un distacco critico dalle emozioni. Qui c’è invece una resa davanti all’esigenza di rappresentare un percorso, dalle stalle alle stelle, che viene condito con un lungo elenco di opinioni di parenti, moglie, figli, amici, tecnici, colleghi, un autentico rosario.

Il libro, a mio parere, è il risultato di diversi compromessi.  Nato probabilmente per essere un romanzo di formazione dell’homo fennicus, finisce per diventare un monumento all’eroe da vivo. Come è stato fatto con Lasse Virén, il cui bronzo sta timidamente tra i cespugli nascosto a quello di Paavo Nurmi,  e con la piazza dedicata a Mika Häkkinen. Troppa fretta, a volte, nel paese nordico di celebrarsi nel nome dei suoi eroi. O è magari un qualche timore che quegli eroi finiscano, per qualche vicenda imprevedibile della vita, per essere misconosciuti?

La raccolta di foto, in gran parte riprese dall’album di famiglia, costituisce un racconto a parte. Nelle vecchie immagini, a volte sgranate, emergono momenti autentici di ansie e di gioie che mettono a nudo le caratteristiche di questi campioni della vita reale. Le foto dei due fratelli, per esempio, sono quasi commoventi: sotto l’eleganza dei vestiti si rivedono quei due infangati sul kart, e al tempo stesso trapela una simpatica goffaggine provinciale che ritroviamo in certo cinema finlandese più “realista” di quanto non si voglia credere.


Ed. orig.: Kari Hotakainen, Tuntematon Kimi Räikkönen (Siltala 2018)

Trad. it. di N. Rainò: Kari Hotakainen, Lo sconosciuto Kimi Räikkönen (Minerva 2021)

(Testo e foto pubblicati per gentile autorizzazione dell’editore Minerva. Se qualche foto fosse coperta da diritti a nostra insaputa, siamo pronti a farvi fronte)

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