Nell’ambito della Fiera del libro di Turku (dal 30 settembre al 2 ottobre), lo stand degli Insegnanti di finlandese della provincia di Turku ha organizzato una serie di incontri con autori finlandesi. Julie Parente ha intervistato una nota scrittrice, Helena Sinervo, di cui abbiamo già parlato precedentemente sulla Rondine. Ecco un estratto della sua intervista.
“Merirequiem” (Marequiem), pubblicata nel gennaio di quest’anno, è già la sua dodicesima opera poetica. La raccolta è anche in parte strutturata come una messa da requiem. Mi è piaciuta molto l’opera perché il mare viene presentato da varie prospettive, un moto di molecole ma anche un mezzo per veicolare emozioni potenti come l’amore. Da dove è nata l’idea di scrivere una raccolta di poesie sul motivo del Requiem?
La raccolta è più una storia d’amore che di morte, anche se c’è una sorta di morte ecologica che permane sullo sfondo. Ho una formazione musicale, avendo studiato musica e insegnato a lungo pianoforte, in gioventù. Mi sento molto vicina a questo tipo di funzione religiosa, e mi piace anche giocare con i nomi delle parti di questo tipo di messa funebre, e così è possibile trovare nella raccolta anche delle sezioni intitolate Paradiso o Lacrimosa, che non fanno parte del Requiem in senso strettamente musicale.
Oggigiorno è praticamente impossibile parlare del mare senza prendere in considerazione le questioni ambientali, trattate anche in questo suo esperimento poetico; d’altra parte, il riferimento al requiem richiama anche la morte e, più in generale, la fine. Questa raccolta, comunque, contiene anche emozioni positive diffuse; da dove ha attinto questa positività, che ritroviamo nell’interezza della sua raccolta?
Sì, come dicevamo, la raccolta è più sull’amore che sulla morte, e spesso in poesia rappresentano i poli opposti; poi, ad esempio, per quel che riguarda la meditazione, si dice che come l’elefante è l’animale più grande così la meditazione sulla morte è il più grande tipo di meditazione. Questa positività, gioia e felicità derivano dall’esperienza dei sensi e in un certo modo dalla fiducia, che ci guida favorevolmente nella constatazione che la vita, se vogliamo usare un luogo comune, in ogni caso alla fine si risolverà in qualcosa di positivo.
La sua formazione musicale, prima di iniziare la carriera letteraria, traspare con chiarezza nelle sue poesie. Ha mai pensato di scrivere anche testi per canzoni?
In effetti ne ho scritto alcuni per un’autrice di nome Liisa Lux, e probabilmente anche per altri autori, anche se ora non ricordo con precisione. Penso però che la poesia mi dia la possibilità di sviluppare una musicalità più ampia ed estesa rispetto ai testi delle canzoni, dove c’è bisogno di seguire la forma che il compositore o il cantante o l’autore ha creato.
Alla fine della raccolta, spiega in una nota di aver collaborato con la scultrice Emma Helle, nell’ambito della mostra Merirequiem β. Può parlarcene?
Beh, in realtà fui io a proporle un progetto comune; lei era stata invitata a Reykjavik per una mostra sulle creature marine, e questa mia raccolta di Requiem collegato al mare nasce proprio in quell’occasione, dall’idea di scrivere qualcosa sulle creature marine, e la mostra in questione è stata precedente e allo stesso tempo il fattore scatenante per questo mio ultimo progetto.
È qualcosa di poco frequente questa combinazione di arte visiva e poesia?
Sì, suppongo; l’artista, in questo caso, ha creato sculture in cui le mie parole sono giri e involuzioni e in qualche modo parte integrante della scultura.
L’idea della sua collaborazione con artisti visivi è recente?
In effetti, l’ho fatto precedentemente, all’inizio della mia carriera, ma questa volta è nata di mia iniziativa, perché trovo le sculture di Emma Helle particolarmente accattivanti nel contesto della gioia, della felicità, e così via, come anche della cifra dell’autrice, un’espressione marcatamente classica; e anch’io, per esempio, in questa raccolta, presento delle poesie trifoniche che rimandano principalmente a Bach o a qualche plasticità di altri compositori classici.
Potrebbe segnalarci una poesia che, a suo parere, riesca a toccare anche uno studente con formazione scientifica?
E’ difficile sapere cosa possa piacere agli studenti delle scuole superiori, ma posso suggerire questo testo poetico in prosa:
“I loquaci mitocondri delle tue cellule, i loro boccioli di papavero spolmonati, le loro isole ansimanti. Strano come manchi sempre un legame, si incollino i peli pubici all’idea di un’esperienza sostitutiva. Anche se l’età e la salute minacciano di separarsi e di prendere direzioni diverse. Anche se un pasto d’amore servito a una conchiglia rovescia fuori bordo i naviganti. Ma oserei forse immergermi così a una tale profondità se i baci e i sogni frondosi delle meduse non guarissero nemmeno le ferite più infette? Se non si ripulissero anche i sedimenti più lerci, se la popolazione in pericolo non si riprendesse? Se non affondassimo in formidabili paesaggi sottomarini nel mezzo della costura delle placche continentali, verso l’allettante oscurità della fossa oceanica? Il raggiante mare aperto delle tue cellule, i movimenti paralleli di un banco di aringhe, un tursiope perso su un’isola. Il corpo svolazzante di una razza, la sterna che sfiora la cresta dell’onda. Che la corrente continui a scorrere, la profondità ad approfondirsi. Come guizzano lievi le passere turchesi fluendo da da me a te.“
Quali sono i suoi progetti per il futuro, sono forse più legati alla poesia pura o piuttosto alla commistione della poesia con un’altra forma d’arte?
Al momento sto lavorando a un testo in prosa sull’arrivo della plastica in Finlandia a metà degli anni ’70. Ovviamente la plastica è stata in uso fin dagli anni ’30 e prima ancora, ma a metà degli anni ’70 la plastica è arrivata in Finlandia in maniera più prorompente; i supermercati cominciarono a elargire sacchetti di plastica ai clienti, le madri e le nonne tagliavano e asciugavano le buste di plastica del latte per poi farne tappetini; ecco, il testo in prosa in preparazione verte soprattutto sul tema della plastica.
Lo slogan scelto dallo stand che quest’anno ci ospita (Turun seudun äidinkielenopettajat) è “Dall’amore al libro”; al riguardo abbiamo una domanda speciale per gli ospiti: di che tipo di libri è innamorata come lettrice?
Di solito mi innamoro di libri che hanno una struttura straordinaria o una certa intensità, ad esempio Thomas Bernhard è un autore di questo tipo, come se ne trovano altri di lingua tedesca, e perché no, anche in francese.