È da poco uscita, per i tipi Brill, la pubblicazione in lingua inglese intitolata Women Writing Intimate Spaces. The Long Nineteenth Century at the Fringes of Europe, coredatto da Birgitta Lindh Estelle, Carmen Beatrice Duţu e Viola Parente-Čapková. Della pubblicazione, accessibile online per intero, ai lettori della Rondine ci limitiamo a segnalare tre articoli, che hanno a che fare con il panorama letterario finno-italiano.
Il primo studio, a cura di Ulla Åkerström, si concentra sulla scrittrice italiana Regina di Luanto, un’autrice decadente, ed è intitolato “Intimacy and Spatiality in Three Novels by Regina di Luanto”. L’analisi, incentrata su “Ombra e luce” (1893), “Un martirio” (1894), e “Libera!” (1895), “explores how she used spatiality as a narrative strategy to reinforce her critique against hypocrisy and falsehood in post-Risorgimento Italian society.”
L’articolo di Elsi Hyttinen, “Failing Intimacy in Saimi Öhrlund’s 1910s’ Novels” analizza i romanzi “Mustat varjot” (1913) and “Yölepakko” (1915) della poco conosciuta Saimi Öhrlund (1889–1959). L’analisi, basata sul concetto di ‘eterosessualità nazionale’ di Lauren Berlant and Michael Warner e il ‘queer feelings’ di Sara Ahmed, “arising from bodily discomfort with norms”, collega i due testi in prosa “to the larger questions of national belonging and viable humanity in 1910s Finland.”
Il terzo articolo, a cura di Arja Rosenholm, Kati Launis, Viola Parente-Čapková e Natalia Mihailova, frutto della collaborazione al progetto “Texts on the Move”, è intitolato “Freedom as a ‘Promised Land’. Marie Linder’s En qvinna af vår tid”, e riguarda la scrittrice svedofona di origine finno-russa Marie Linder (nata Musin-Pushkin, 1840–1870). Le autrici dello studio sostengono che nel caso della Linder, per il suo ruolo di mediatrice culturale “and a carrier of cultural transfer between Russia, Continental Europe and the Nordic countries, space assumes a great importance in her real and imagined life.”
Di conseguenza, la loro analisi è incentrata su “mapping it through both real and imagined places – we draw on literary cartography and a semiotic model as a system of spatial dichotomies that mediates non-spatial relations and ideological and moral values.”
(Foto del titolo: ritratto di Marie Linder. Per le foto utilizzate, siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)