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L’impero della matematica. Verso il pensiero unico nella scuola finlandese?

“Il compito dell’istruzione liceale è quello di rinforzare e ampliare le conoscenze di cultura generale, composta dai valori, le scienze, le capacità, le attitudini e la volontà con cui gli individui, dotati di pensiero critico e indipendente, mirano ad agire in modo responsabile, empatico, comunitario ed efficace.”

Con queste belle parole si apre il programma di studi del liceo: 279 pagine che regolano e indirizzano la vita di migliaia di ragazzi e ragazze in Finlandia. A cambiare la loro vita, più che questo dettagliatissimo programma, è stata una riforma studiata velocemente e passata quasi in silenzio dal precedente governo: il cosiddetto sistema a punteggi (pisteytysmalli). Il sistema è stato ideato per ovviare a uno dei grandi problemi della Finlandia, ovvero la difficoltà a immettere i giovani velocemente nel mondo del lavoro, con la graduale eliminazione degli esami d’accesso all’università, sostituiti da questo “punteggio” dato a ogni studente in base agli esami sostenuti alla maturità. Nel 2020, per esempio, la metà delle matricole universitarie verrà scelta con questo nuovo metodo.

Il funzionamento è abbastanza semplice. Per ogni materia si ricevono dei punti, in base al voto: si va dal più basso, A (ovvero Approbatur) fino ai due più alti, E (Eximia) e L (Laudatur). Fin qua tutto bene. I problemi nascono quando ci mettiamo a studiare più da vicino i numeri e vediamo che il Laudatur del corso lungo di matematica (pitkä matematiikka) garantisce il punteggio più alto per qualunque facoltà futura scelta dai ragazzi. Qui di sotto è riportata la tabella per l’accesso a Teologia:

fonte: opintopolku.fi

A parità di voto, matematica dà sempre 2-3 punti in più di finlandese e della materia strettamente legata alla facoltà, in questo caso religione. Non solo un controsenso logico, ma anche un vero e proprio problema di “democrazia scolastica”.

Come riportato dall’Helsingin Sanomat in un articolo del 26 maggio scorso, questo nuovo sistema ha creato un circolo vizioso all’interno dei licei: tutti i ragazzi, anche se controvoglia, iniziano a studiare matematica al liceo, le scuole sono obbligate ad aumentare l’offerta dei corsi e questo sottrae risorse ad altre materie.
Ciò finisce indubbiamente per produrre ottimi risultati in test internazionali come il PISA test, in cui le prove di matematica hanno un ruolo decisivo, ma non è in linea, anzi, semmai ha effetti contrari, con gli obiettivi dichiarati del programma per il liceo: la cultura generale e la conoscenza di molte lingue straniere come base del pensiero critico vengono sostituite da una mera conoscenza meccanica ed economica legata esclusivamente alla ricerca di un’occupazione.

E le ultime novità del nuovo governo non promettono nulla di buono: la reintroduzione dello svedese come esame obbligatorio contribuirà solamente a schiacciare e relegare in un angolo lo studio delle altre lingue e delle materie sociali, come storia, filosofia o educazione civica.

In tutto questo a esultare dovrebbero essere i professori di matematica. Nonostante la certezza del posto di lavoro, però, la situazione non è idilliaca: un gran numero di studenti che prima non avrebbero mai partecipato ai corsi avanzati di matematica, si trovano a riempire, svogliati e confusi, i banchi. Inoltre i gruppi sono sempre più grandi e l’insegnante deve trascorrere la maggior parte del suo tempo ad aiutare gli studenti più deboli: avremo quindi in Finlandia molti più studenti con questa materia nel proprio curriculum, ma molta meno gente con capacità matematiche di un certo livello. Non tutte le ciambelle riescono con il buco. O come si dice da queste parti, ei menny niinku Strömsössä (se non conoscete questa espressione, tenete d’occhio il nostro Dizionario minimo per una futura definizione).

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