Se vi trovate in un bar finlandese senza sapere la lingua e nell’incomprensibile diluvio di consonanti sentite una parola che vi sembra di capire, probabilmente non è dovuto alle miracolose proprietà dell’alcol ma a un prestito dal latino crapula. In finlandese questa parola però non indica i bagordi e un’orgiastica gozzoviglia, ma quello che generalmente viene dopo: i postumi della sbronza.
Da notare che krapula non è un nomignolo (per quello si usa darra, kankkunen o lo svedese dagen efter, “il giorno dopo” ) ma la denominazione propria, usata anche in siti e documenti ufficiali.
In un Paese pragmatico come la Finlandia, la krapula è rispettata e spesso programmata (“Cosa fai domenica mattina?” “Krapula, quindi niente”).
A meno che, come in un noto sketch, la domenica mattina un amico poco finlandesemente ti bussi alla porta senza preavviso chiedendoti di uscire, in quel caso alla domanda “Come va?” la risposta obbligatoria è “Ihan jees” a prescindere dalle vere condizioni.
La krapula finnica è persino più codificata dell’hangover britannico, tanto che un articolo del tabloid Iltalehtine identifica addirittura 20 tipologie, dal Sacro Graal di quella asintomatica, passando da quelle con rimorsi o paranoie fino ad arrivare alla peggiore, quella in cui tutti assomigliano a Phil Collins. (a.m.)
Foto di apertura dal sito alko.fi