Scrivere poesia è considerata da molti una forma d’arte complessa e allo stesso tempo relativamente semplice, una dualità che deriva dalla sua doppia necessità di estrapolare e convogliare la precisione linguistica con l’espressività emotiva.
I sostenitori della “difficoltà” del componimento poetico, sia a livello autoriale sia di semplice lettura, sottolineano la necessità di una profonda comprensione delle connotazioni, delle sfumature e delle qualità ritmiche e sonore del linguaggio, cosa che rende l’atto creativo un’impresa intricata. Anche la semplice necessità di bilanciare forma e libertà richiede una conoscenza sofisticata delle regole del linguaggio e dei modi in cui possono essere piegate o infrante ad arte.
D’altra parte, la poesia può essere vista come una attività artistica relativamente semplice, perché consente l’espressione personale senza le restrizioni di frasi complete o di narrazioni esaurienti. In questo modo, la poesia offre un ampio sostrato per l’espressione personale e l’esplorazione emotiva.
Il “bisogno poetico” sembra poi essere addirittura codificato nel nostro codice di comportamento genetico, in quanto, come scrive Brian Boyd, “(…) a parte gli ovvi vantaggi individuali legati alla padronanza del linguaggio, la nostra inclinazione a giocare con gli schemi (linguistico/)verbali può aver prodotto anche vantaggi sociali anche prima dell’avvento dei versi.”
In un mio scritto di qualche anno fa (pubblicato su Kritiikki, 4-5/2013), ho sostenuto come la poesia debba essere considerata alla stregua di una lingua, con regole e schemi propri. Inserendola in un contesto del genere, viene a cadere quell’area di santa intoccabilità (ma non della necessità di una competenza linguistica specifica) assegnata a questo mezzo linguistico da chi guarda i lettori dall’alto dell’Olimpo poetico; oppure quel tono di pedissequa quotidianità creato da autori che preferiscono scendere al livello dei lettori, per “facilitare” la lettura (in questo modo sottintendendo una difficoltà intrinseca dell’espressione poetica).
Avendo già espresso altrove il mio parere, preferisco concentrarmi in questo scritto sull’uso dell’intelligenza artificiale (AI) nel processo di creazione poetica; nel momento in cui si considera un testo poetico soprattutto un atto linguistico, vengono a cadere molti ostacoli, soprattutto mentali, riguardante il processo autoriale.
In questa prova, il primo passo è stato quello di chiedere alla stessa AI se fosse possibile usarla per creare un testo poetico (dopo una prova in italiano, con scarsi risultati, sono passato a domande e risposte in inglese, che sembra funzionare molto meglio per la vastità del materiale in questa lingua a disposizione dellAI; il programma usato è il nuovissimo GPT 4o):
Is it possible to use chatgpt to write a poem?
Absolutely, you can definitely use ChatGPT to help write a poem! You can specify the style, theme, tone, and even specific words you want included. Whether you’re looking for a sonnet, a haiku, a free verse, or something else entirely, ChatGPT can assist in crafting the poem, generating ideas, or polishing what you’ve already written. Just let me know what you’re aiming for, and we can start creating together!
Analizzando la risposta, il processo creativo “automatico” appare molto simile a quello “autoriale”.
Continuiamo con i comandi:
Write a poem, formal and with rhymes, about Finland using the words sauna, vodka, never ending forests, snow, solstice, light and dark, sisu (fortitude), equality, reindeer
In Finland’s land of endless light and dark,
Where snow drapes trees in a pristine park,
The sauna’s warmth, a sacred place,
Where sisu’s strength we all embrace.
Through never-ending forests, reindeer roam,
In this vast, enchanted Nordic home.
Vodka’s warmth on winter’s night,
Solstice brings both day and night.
Equality, a guiding star so bright,
In every heart, a shared right.
Fortitude, in every soul, takes root,
Sisu’s spirit, firm and absolute.
From solstice sun to winter’s glow,
Finland’s beauty, a tale of snow.
In land of reindeer, sauna’s steam,
Where light and dark dance in a dream.
La scelta di parole chiave tanto banali è voluta, per esplorarne l’uso da parte dell’AI; a parole banali corrispondono frasi banali oppure creazioni surrazionali e di uso poco frequente? Sembrerebbe la prima opzione. Un’altra cosa che colpisce è la mancanza di ritmo in molti dei versi. Provo a rimediare con il comando:
Keep the same number of syllables per verse:
In Finland’s realm of ceaseless light and shade,
Where pristine snow on trees is softly laid,
The sauna’s heat, a refuge so divine,
Where sisu’s might in every heart does shine.
Through boundless woods where silent reindeer tread,
In this enchanted Nordic land widespread.
Vodka’s glow through the frosty eve,
Solstice weaves both dusk and morn, we believe.
Equality, a beacon shining clear,
In every heart, it’s cherished far and near.
Sisu’s resolve in every soul does dwell,
A steadfast force, profound and parallel.
From solstice blaze to the wintery gleam,
Finland’s charm, a snowy dream supreme.
In realms where reindeer and sauna’s mists blend,
Where dark meets light, in dreams without end.
Mi sembra un leggero miglioramento, ma non ancora del tutto accettabile. Fortunatamente si può istruire in maniera più diretta il programma:
Try again; it is important that each verse has the same number of syllables:
E qui il programma rigurgita di nuovo il primo testo, verbatim: il processo creativo “automatico” sembra contenere le stesse difficoltà di quello “autoriale”. I comandi successivi non migliorano di molto il testo.
C’è anche da aggiungere che, con l’introduzione dell’AI, la figura del prompt engineer/expert diventa una delle figure chiave per evitare il classico GIGO (vale a dire l’idea che in qualsiasi sistema la qualità dell’output sia determinata dalla qualità dell’input).
Per concludere, l’uso di AI in poesia è sicuramente possibile, al momento, forse, più come fonte di ispirazione e/o collaborazione che come possibilità di creazione di un prodotto “finito”.
C’è anche da aggiungere come i vari programmi di AI possono essere usati per altri tipi di progetti creativi, anche musicali, come dimostra il seguente video musicale (parole dello scrittore e artista ceco Viki Shock, già contributore della Rondine; traduzione dell’autore di quest’articolo).
(Le immagini utilizzate sono tutte create da AI – chatgpt 4o)