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Nascere a Sammatti, morire a Siena

Questo articolo nasce dall’incontro di due elementi: il mio interesse per la Finlandia e la mia frequentazione di Siena e provincia, per motivi di lavoro, da circa venticinque anni. Qualche settimana fa questi due elementi sono venuti in contatto, quando ho saputo, piuttosto casualmente, che Ida Lönnrot è vissuta ed è morta a Siena. Ho perciò pensato di approfondire, e questo è un tentativo, per quanto amatoriale, di fare luce.

Ida era una delle figlie di Elias Lönnrot (1802-1884), figura centrale della cultura nazionale, dal punto di vista letterario, linguistico, religioso, medico, musicale, botanico.
Delle attività e delle opere del creatore del Kalevala tanto si è scritto. La sua vita privata è invece meno conosciuta. Nato a Sammatti, comune a una settantina di chilometri a ovest della capitale, a quarantasei anni Lönnrot si fidanza con l’allora ventiseienne Maria Piponius. I due tengono segreto il fidanzamento e si sposano quasi un anno dopo, il 13 luglio del 1849, quando Lönnrot ha da poco concluso la stesura della seconda edizione del Kalevala, che verrà pubblicata intorno al Natale dello stesso anno.
Maria è figlia di Elias Piponius, mastro tintore di Oulu. E il primogenito, nato nove mesi dopo le nozze, verrà battezzato con il nome del padre e del nonno materno. In più il piccolo Elias nasce il 17 aprile 1850, l’Eliaksen nimipäivä (giorno onomastico di Elias). Nel 1929 l’onomastico sarà spostato al 9 aprile, in onore dell’Elias autore del Kalevala, nato quel giorno.

Purtroppo il piccolo Elias morirà di meningite a soli due anni, e con questo si apre una serie di eventi familiari infelici, che sembrano nel loro insieme una vera e propria lotta della famiglia con la malattia e la morte. Due anni dopo nascerà Maria, e nei successivi otto anni nasceranno Ida, Elina e Tekla. Quando, nel 1868, le quattro sorelle hanno rispettivamente sedici, tredici, dieci e otto anni, la madre muore di una malattia polmonare. Stessa sorte colpirà la figlia Maria (1874), all’età di ventidue anni, e successivamente Elina, nel 1876, all’età di diciotto anni.

Elina, Tekla e Maria Lönnrot

Quando nel marzo del 1879 la malattia colpisce l’ultima sorella, Tekla, anch’essa diciottenne, la famiglia si è ridotta a soli due componenti, il padre Elias, settantasettenne, e la figlia Ida, di ventiquattro anni.

Aspirazioni e rinunce

Faccio un passo indietro. Nell’autunno del 1873, all’età di diciotto anni, Ida si iscrive al Seminario di Jyväskylä dove si appassiona allo studio delle lingue straniere. È molto portata per le lingue e studia con profitto tedesco, francese, inglese, russo. A casa, d’altro canto, oltre allo svedese, lingua ufficiale, si parla il finlandese, coerentemente con gli interessi del padre. Nel 1875 Ida è però costretta a lasciare il seminario. Ha avuto alcuni sintomi della malattia che le ha portato via la madre e la sorella primogenita e non se la sente più di continuare. Non sarà l’unica rinuncia. Nel 1877 è scoppiata la guerra tra Russia e Turchia (la Finlandia è sotto il dominio Russo dal 1809) e sotto la spinta della neonata Croce Rossa Internazionale, molte donne dell’alta società prestano soccorso ai feriti, giunti anche in Finlandia. Ida vuole essere d’aiuto. A questo scopo intensifica lo studio di francese, inglese e russo e ottiene dal padre il permesso di seguire un corso da infermiera. Quando però chiederà di potersi recare al fronte con la Croce Rossa, nella regione dei Balcani, il padre gli dirà di no.

La tomba di Maria e tre dei figli dei Lönnrot

Vivere per il padre e poi fuggire

La morte diTekla, l’ultima sorella ancora in vita (marzo 1879), è un punto di svolta. Per cinque anni Ida dovrà occuparsi dell’anziano padre, seguendolo nei suoi vari spostamenti e cambi di casa. Scriverà, in una delle sue lettere, che il padre non parlava mai, anche per giorni interi. Sarà la sua assistente e la sua governante, fino al giorno in cui si troverà sola e libera, con una ingente eredità, all’età di ventinove anni.

Il suo primo desiderio sarà quello di partire, di viaggiare verso Sud, come scriverà alla sua amica Mathilda Holm: “Viaggerò fin dove cresce il pepe, forse anche oltre”. Accanto al desiderio di conoscere altri luoghi, Ida sente il bisogno di vivere in climi più caldi che possano migliorare la sua condizione fisica e di sfuggire dall’asfissiante corteggiamento del consulente finanziario di suo padre, Carl Gustaf Borg, più anziano di lei di trentadue anni. La sua prima meta è San Pietroburgo, da dove raggiungerà Dresda. Dalla Germania raggiungerà Ginevra, poi Marsiglia, e infine la Terra Santa, dove visita Gerusalemme e Betlemme.

Mettere radici, in Italia

Nell’estate del 1888 giunge a Costantinopoli, dove un diplomatico russo le chiede di sposarlo. Ida rifiuta, forse perché teme che la malattia polmonare di cui ha sofferto si ripresenti. Inoltre, non ha una visione positiva del matrimonio e ha paura di perdere nuovamente la sua indipendenza.
Conosce una famiglia inglese e continua a viaggiare in loro compagnia fino al 1892, quando giunge a Roma, dove si fermerà per tre anni, dedicandosi allo studio della lingua italiana. È in questo periodo che inizia ad avvertire i primi sintomi di artrite reumatoide, una malattia destinata ad aggravarsi negli anni successivi. Ed è a Roma che Ida decide di stabilirsi definitivamente in Italia. Dopo i tre anni romani, si trasferisce, in compagnia di due amiche inglesi, a Firenze e infine a Siena. Sarà proprio a Siena che metterà delle radici stabili. È il 1896, Ida ha 41 anni.

Vivere e morire a Siena

Ida vivrà a Siena per diciannove anni. Durante il suo soggiorno le condizioni fisiche si aggravano. Nel 1904 scrive all’amica Mathilda Holm che a causa di un’infiammazione non vede più dall’occhio sinistro e che anche il destro sta peggiorando. Suo cugino Elias August Piponius la raggiunge e le propone di tornare con lui in Finlandia, ma Ida preferisce restare dove si trova.
Analogo tentativo farà un amico dei tempi della giovinezza, Walter Cygnaeus. Ormai quasi completamente cieca, l’unico conforto stabile è quello della vicina Lisa Ricucci e di Giovanni Petrai, pastore Luterano di Siena, che la va a trovare e le legge i giornali e le lettere che Ida riceve dalla Finlandia. Ida Lönnrot morirà in casa il 16 giugno 1915. Sarà il pastore Petrai a occuparsi della sua tumulazione nel cimitero del Laterino, nel rispetto delle sue ultime volontà. Ida vorrà essere seppellita vestita di bianco, come vuole la tradizione finlandese e non di nero, come in Italia.

Porta Camollia

Dove ha abitato e dove è sepolta?

È stata la prima cosa che mi sono chiesto e mi sono reso conto che non riuscivo a trovare nessuna testimonianza certa. L’unico dato ricorrente indicava l’area abitativa nei pressi di Porta Camollia, mentre riguardo il luogo di sepoltura il cimitero del Laterino, senza ulteriori dettagli.

Nel dicembre 2022 ho perciò contattato l’Arcidiocesi di Siena e il Comune di Siena. Quest’ultimo mi ha risposto, mettendomi in contatto con l’Archivio Storico del Comune di Siena. Qui un funzionario si è reso disponibile e con grande cortesia ha cercato e mi ha trasmesso le informazioni in archivio, che per quanto riguarda la sepoltura affermano che:

dai registri di sepoltura del cimitero comunale del Laterino risulta che “Lonnrot Ida Carolina fu Elia” fu sepolta il giorno 19 giugno sotto un lastrone posto nel “viale laterale dietro al crematorio”

Per quanto riguarda la sua abitazione, il funzionario mi ha scritto:

La signora morì presso la propria abitazione in via Doccino. Per quanto riguarda la sua presenza a Siena, non siamo riusciti a stabilire con esattezza il suo arrivo in città, sappiamo solo che viveva a Siena nel 1911, all’epoca del censimento. Sul registro appare registrata come “Londot Ida”, abitante in via Doccino 22.

Confronto queste informazioni con quelle riportate dallo scrittore Caius Kajanti nel suo libro “Kiehtovia naiskohtaloita Suomen historiasta” (“Affascinanti destini femminili dalla storia finlandese”, 1999). Nel libro Kajanti riporta alcune informazioni su Ida in Italia, secondo le quali Ida affitta un appartamento vicino a Porta Camollia insieme a due amiche inglesi e successivamente acquista tutto l’edificio. Accanto a lei vive la famiglia Ricucci, che ha un orto e un pollaio. Ida si rifornisce dai Ricucci e stringe con loro un’amicizia che la porta ad invitarli a vivere nel suo palazzo.

Alla sua morte i Ricucci rimangono a vivere nella stessa casa. Secondo Kajanti, negli anni ’50 alcuni eredi dei Lönnrot cercano di riprendere possesso della proprietà e a questo scopo contattano le autorità italiane, ma in seguito rinunciano a qualsiasi eredità perché la faccenda risulta troppo complicata e costosa.

Mi reco in via Doccino 22 (ora passaggio di Doccino) e la casa sembra essere ancora lì, immersa nel tessuto urbano di Siena. Mi rendo conto di esserci passato vicino spesso. Mi guardo intorno: il panorama attuale è forse molto simile a quello di cui godevano Ida e le sue amiche.

La tappa successiva è il bellissimo Cimitero del Laterino. Qui parlo con un paio di addetti che lavorano al crematorio del cimitero. Gli racconto a grandi linee perché sono lì. Mi ascoltano perplessi, poi uno dei due saluta e se ne va, mentre l’altro si incuriosisce e mi accompagna al crematorio antico e non più in uso, edificato su progetto dell’architetto Augusto Corbi nel maggio 1896, proprio nell’anno in cui Ida si trasferisce a Siena.

Cerco, come da indicazioni del funzionario dell’Archivio Storico, un lastrone posto lungo il “viale laterale dietro al crematorio” ma non è semplice. Alla fine credo di individuarlo in un viale il cui pavimento è composto da lastroni bianchi, numerati. Solo alcuni riportano un nome, ma di Ida Lönnrot nessuna traccia.

Finché la vista glielo permise, Ida scrisse molte lettere. In una di queste scrive: “La mia vita è sempre stata così: quelli che mi avrebbero voluto non mi piacevano”.

Le sue lettere sono conservate nell’archivio della Suomalaisen Kirjallisuden Seura. Sicuramente in quei testi è contenuto tutto il mondo di Ida Lönnrot, i suoi diari dai numerosi viaggi compiuti tra i trenta e i quarant’anni, la sua vita sentimentale, il suo rapporto con l’ingombrante figura del padre, i suoi progetti, frenati prima dagli eventi familiari, poi dalle condizioni fisiche.
E forse il racconto di quei diciannove anni a Siena.

Fonti e ringraziamenti

Archivio Storico del Comune di Siena – si ringrazia il Dott. Filippo Pozzi.

Caius Kajanti Kiehtovia Naiskohtaloita Suomen historiasta (“Affascinanti destini femminili dalla storia finlandese”, 1999) – Grazie a Satu Sulkunen per la traduzione di alcune pagine.

Ritva Viertola-Cavallari – scritti

https://kansallisbiografia.fi/english/person/2836

https://www.cultfinlandia.it/elias-lonnrot-oltre-il-kalevala/

Cronologia

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