È in corso a Palazzo Bonaparte, dopo la tappa milanese di palazzo Reale, una importante mostra monografica dedicata a Edvard Munch, con 100 opere provenienti dal Museo Munch di Oslo. All’inaugurazione hanno presenziato la regina Sonja di Norvegia ed il Presidente Sergio Mattarella con interventi di Johan Vibe, ambasciatore di Norvegia in Italia, Tone Hansen, direttrice del museo Munch, Iole Siena, Presidente di Arthemisia e della curatrice. Patricia G. Berman, A distanza di oltre 20 anni dall’ultima mostra dedicata a Munch a Roma, approda a Palazzo Bonaparte la più grande mostra mai realizzata prima.Edvard Munch (1863 -1944) viene celebrato con una grande retrospettiva, con il patrocinio della reale ambasciata di Norvegia a Roma, in collaborazione con il Museo Munch Di Oslo.
Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è considerato un precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi esponenti simbolisti dell’Ottocento, nonché l’interprete per antonomasia delle più profonde inquietudini dell’animo umano. La mostra, curata da Patricia Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, narra tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua produzione, e lo fa attraverso numerose opere, tra cui una delle versioni litografiche custodite a Oslo de ‘L’Urlo’ (1895), ma anche ‘La morte di Marat’ (1907), ‘Notte stellata’ (1922–19249), ‘Le ragazze sul ponte’(1927), ‘Malinconia’ (1900–1901) e ‘Danza sulla spiaggia (1904).
Munch e l’Italia
Un aspetto meno conosciuto del lavoro di Munch è il suo debito verso l’Italia. Il suo primo viaggio nella Penisola risale al 1899, assieme a Tulla Larsen, e comincia subito con il piede sbagliato: “Sarebbe dovuto andare a Parigi”, scrive l’artista utilizzando la terza persona, “Ma la sua salute non glielo permise, e forse l’Italia gli avrebbe giovato, quindi si diressero insieme a Firenze. Malattia, alcol, disastri: questo fu il viaggio a Firenze”.

Dopo la partenza della Larsen, però, Munch si dirige a Roma, dove si confronta profondamente con le tradizioni italiane. In merito le scrive: “Al momento mi trovo tra Firenze e Milano. Ed è con emozioni contrastanti che… lascio una fase in Italia e una nuova grande fase a Nord”. Questa nuova fase, in parte ispirata dall’arte di Raffaello, include l’elaborazione del suo ‘Il Fregio della vita’ in un allestimento architettonico narrativo. Anche i dipinti monumentali successivi devono un tributo al Rinascimento italiano: “Penso alla Cappella Sistina… Trovo che sia la stanza più bella al mondo”.

Munch torna in Italia nel 1922 (“più gloriosa che mai”) e trascorre un giorno a esplorare la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Nel 1927 passa un mese a Roma e, in occasione di tale viaggio, si reca in pellegrinaggio al Cimitero Acattolico per visitare la tomba dello zio Peter Andreas Munch, lo storico più famoso di tutta la Norvegia. P. A. Munch, morto a Roma lo stesso anno della nascita di Edvard, è un accademico di tale rilievo da rientrare nel gruppo dei primissimi studiosi non cattolici a cui è consentito l’accesso agli Archivi Vaticani. Munch cerca inoltre ispirazione tra i tesori di Roma: “Dato che sto lavorando con i grandi formati, per me è fondamentale poter ammirare gli affreschi di Michelangelo e Raffaello”, annota. (gn)
“Munch. Il grido interiore”: 11 febbraio – 2 giugno
A Palazzo Bonaparte, Piazza Venezia, 5. A cura di Arthemisia

(Foto del titolo : Mattarella e la regina Sonja – quirinale.it)