Il porno e io. Riflessioni con Giorgio Tricarico analista junghiano

Ho incontrato lo psicoanalista junghiano Giorgio Tricarico nel suo studio, a Töölö, uno dei quartieri più eleganti del centro di Helsinki. L’occasione è la pubblicazione recente di un suo libro per la nota casa editrice internazionale Routledge, e che si intitola “Lost Goddesses: a Kaleidoscope on Porn“. Il tema principale è il porno di massa, tematica tanto popolare ed eccitante che se ne parla pochissimo: nemmeno nei luoghi dove bisognerebbe proprio farlo. Gli ho chiesto di raccontarmi qualcosa sul contenuto del libro, e su come  sia stato recepito, qui in Finlandia e altrove. Non deve essere facile superare imbarazzi e tabù, ma non per uno psicoanalista.

Si stima che il 30% dei dati trasferiti in rete siano material pornografico e che i siti porno abbiano più traffico che Amazon, Netflix e Twitter messi assieme; ma a dispetto della sua enorme diffusione il porno rimane un argomento tabù persino nella stanza d’analisi: Tricarico racconta che i casi in cui un paziente parla in maniera dettagliata del suo rapporto con il porno in internet sono estremamente rari.

Le statistiche dicono anche che l’età media in cui oggigiorno un bambino entra in contatto con immagini porno in internet è nove anni. Come adulti, e magari come adulti che anche occasionalmente fruiscono di materiale pornografico, saremmo chiamati ad aiutare bambini e adolescenti a comprendere quello che si trova in rete, che senso abbia questo fenomeno diffusissimo, quali illusioni nutre, quali coordinate possano considerare nell’averci a che fare, eppure non lo si fa. Non è curioso che l’adulto che potrebbe e dovrebbe fare da guida ai più piccoli nel cosiddetto pornscape (il paesaggio porno) sia così restio a esplorarlo in seduta e a parlarne apertamente?

Il porno, oltre ad essere un tema tabù, è anche estramemente complesso, e il libro di Tricarico non si illude di poterlo affrontarlo nella sua interezza ma offre, come suggerisce il sottotitolo, dei frammenti che formano un caleidoscopio in cui il lettore può vedere nuove forme e interpretazioni.

Il libro è composto di nove brevi capitoli, ognuno dei quali si concentra su un singolo aspetto del fenomeno del porno eterosessuale (fatto principalmente per un pubblico maschile) da quando, alla fine degli anni ’60, è diventato un fenomeno di massa. Ogni capitolo può esser letto come un articolo a sé, ma rappresenta al contempo una tessera di un puzzle che prova a rendere la sopracitata complessità del porno di massa.

I capitoli di Lost Goddesses si possono raggruppare in due parti: nella prima il porno viene messo in relazione con le coordinate generali del mondo contemporaneo, di cui il porno stesso fa parte, e delle quali incarna le logiche di fondo.  La seconda parte del libro si concentra invece sul senso e le caratteristiche del porno come fenomeno in sé.

Nella prima parte il porno di massa,  che è innanzitutto un prodotto tecnologico, viene inserito nella riflessione sul ruolo della tecnologia nello scenario storico attuale. La tecnologia esercita una decisiva influenza sulla psiche, sta trasformando i modi di declinare le emozioni umane, sta promuovendo diversi gradi di dissociazione dal corpo, una massiccia riduzione dell’esperienza reale e incarnata, e un incremento di esperienze con surrogati del reale (phantoms nel libro).

In secondo luogo, il porno è uno tra le centinaia di migliaia di prodotti in vendita nel supermercato globale. Come tale  imbevuto delle logiche del consumismo,  che promuove la customer dissatisfaction di cui parlava Zygmunt Baumann, che insegna quotidianamente cosa desiderare e a diventarne addicted, che ribadisce l’onnipresenza della seduzione a cui non si può più sfuggire.

Il porno di massa è in sostanza un fenomeno post-moderno, che incarna lo spirito onnipotente e di negazione del limite di ogni elemento della post-modernità.

La prima parte del libro porta quindi il lettore ad allargare l’ottica dal porno al mondo intero in cui viviamo, della cui logica intrinseca il porno è espressione e simbolo.

Tricarico pensa che se qualcuno che considera il porno come qualcosa di altamente negativo e di criticabile dovesse leggere il suo libro, si troverebbe ad estendere il proprio sguardo critico ben al di là del porno, per includervi consistenti aspetti del nostro modo di essere nel mondo.

Nella seconda parte il porno viene analizzato come fenomeno in sé, che parla in modo non mediato degli aspetti maggiormente sviliti e demonizzati da più di duemila anni di cultura giudaico-cristiana: il corpo, il femminile, il sesso, il desiderio. Qui il porno può dunque aprire alla conoscenza degli aspetti rimossi, gli aspetti d’ombra, inconsci, dell’individuo, della collettività, e dell’intera cultura occidentale. Il porno rimanda anche alla dimensione del “come se”, allo stesso tempo appartenente al gioco, ma anche alla finzione.

E infine, magari inaspettatamente per chi non sia un analista del profondo, uno storico delle religioni, o un esperto di mitologia, il porno viene messo in relazione con il tema del sacro e del divino. Gli ultimi due capitoli sono interamente dedicati a questo intreccio inatteso tra polarità che parrebbero distantissime tra loro, quelle del porno e del sacro, un intreccio in larga parte inconscio per il profano consumatore di immagini pornografiche, che secondo Tricarico potrebbe essere il motivo piú importante del loro potere di fascinazione.

Tricarico ci dice che il tabù del porno si manifesta anche in episodi legati alla promozione del libro, con librerie restie ad ospitare presentazioni o colleghi spaventati dalla potenziale reazione dei lettori a la notizia della pubblicazione del libro in una newsletter specialistica.

Non mancano le reazioni favorevoli. Jouni Ranta, un blogger di Helsinki che si occupa tra le altre sue attività di argomenti legati alla sessualità, ha dedicato un episodio del suo podcast Seksuaalisuuden moneet kasvot (Le molte facce della sessualità). Tricarico è stato anche invitato come keynote speaker al recente congresso del NACS (Nordic Association for Clinical Sexology).

Viene da pensare che la difficoltà a occuparsi del senso piú profondo del fenomeno porno sia condivisa anche da molti addetti ai lavori, e che le prospettive e le riflessioni offerte da Tricarico in Lost Goddesses possano essere disturbanti e passibili di rimozione anche da parte di chi del perturbante e della rimozione dovrebbe occuparsi attivamente.

Tricarico non nasconde un po’ di delusione, non perché riponesse speranza nelle vendite del libro (sa benissimo di aver scritto un libro di nicchia), ma più per la mancata occasione che i temi del libro vengano trattati più apertamente, che evochino ulteriori riflessioni su un argomento che riguarda noi e il nostro modo di stare al mondo, in maniera molto più profonda di quello che potrebbe sembrare.

La Rondine – 18.12.2018