Tra i più antichi e apprezzati improperi finlandesi, perkele vanta nobili origini pagane; la divinità baltica Perkūnas è quello che si dice un dio multitasking: presiede al tuono e alla pioggia, al fuoco e alla fertilità, alla legge e all’ordine, tutti elementi ai quali taluni soggetti reagiscono col turpiloquio.
Un italiano tuttavia difficilmente invocherebbe Urano, An o Taranis quando, durante un acquazzone, le chiavi di casa cadono in un tombino o il tacco della scarpa s’incastra nella rotaia del tram mentre, per un finlandese, imprecare rivolgendosi al nume di un pantheon straniero è un atto di pura devozione teosofica.
Come tutti i temi sincretistici, anche perkele ha un carattere polimorfo e aperto alla contaminazione: la perifrasi più diffusa, perhana, presenta a sua volta varianti che intercettano altri etimi triviali: persana (perse, “culo”), perttana (Satana), pirhana (piru, “demonio”), insomma un piccolo prontuario della bestemmia.
Nel linguaggio infernale degli SMS esiste perfino una forma abbreviata, prkl che non sfigurerebbe di fianco al nostro ormai dilagante xke.
Perkele ha il suo perché, perdincibacco! (m.g)
(Immagine in apertura “kiroileva siili” di Milla Paloniemi)