DocPoint compie 20 anni

È in corso a Helsinki, fino al 7 febbraio, l’edizione 2021 del festival DocPoint, dedicato all’arte del documentario. Il programma offre un’ampia selezione di documentari, dalla Finlandia e dal resto del mondo. Sono in calendario molte prime mondiali, documentari premiati a festival internazionali e una serie di novità.

Una edizione questa tutta online, per i consueti motivi legati alla pandemia, che riserva  un notevole spazio a opere italiane. La programmazione – con la collaborazione dell’Istituto italiano di cultura di Helsinki – contiene una mini retrospettiva dedicata al regista Gianfranco Rosi (Below Sea Level; El Sicario, Room 164; Notturno) e la visione del film Il mio corpo di Michele Pennetta.

Gianfranco Rosi

Il film Notturno (2020) di Gianfranco Rosi (in arabo e curdo, sottotitoli in inglese, vietato ai minori di 12 anni; produzione italiana, francese e tedesca) è stato girato nel corso degli “ultimi tre anni lungo i confini di Iraq, Kurdistan, Siria e Libano. Una regione – precisa la produzione – in cui tirannia, invasioni e terrorismo si sono nutriti a vicenda in un circolo vizioso, a danno delle popolazioni civili. Tutt’intorno segni di violenza e distruzione: ma in primo piano c’è l’umanità che si risveglia ogni giorno da un notturno che sembra infinito”.

El Sicaro, Room 164 (2010) del regista italiano è un film in lingua spagnola, sottotitoli in inglese (produzione francese e statunitense,) e racconta la storia di un uomo – El Sicaro, appunto – che sta seduto in una stanza buia di un motel per circa un’ora, chiacchiera e disegna sul suo taccuino. L’uomo si copre il viso con una sciarpa scura e racconta la sua vita, dagli inizi, fino a spiegare come un vero sicario uccide in modo professionale. “Vedere il film è come guardare un macellaio che taglia meticolosamente una carcassa”, commenta Jaana Semeri su docpoint.fi.

In Below Sea Level (2008) Rosi fa calare lo spettatore in una comunità di senza dimora che vive in una base militare dismessa a 250 km da Los Angeles e 40 metri sotto il livello del mare. Produzione italiana e statunitense, in lingua e sottotitoli inglese, il documentario presenta la vita di sette emarginati che rifiutano le convenzioni e vivono in condizioni di estrema povertà e in drammi umani.

Pennetta, foto Chollet Maion

Nel lavoro di Michele Pennetta Il mio corpo (2020), una coproduzione italo – svizzera, si incontrano due vite in Sicilia: quella di Oscar, un adolescente povero del luogo, e quella di Stanley, un immigrato dalla Nigeria. Il primo passa le sue giornate alla ricerca di ferraglia tra i cumuli di immondizia con il padre, per venderla e guadagnare qualcosa per la famiglia; il secondo, pulisce i pavimenti della chiesa e fa altri lavori che un prete amico gli offre. Oscar non va d’accordo con suo padre, mentre Stanley aspetta i risultati della domanda di visto dell’amico con cui abita. Sia Oscar che Stanley sembrano bloccati nella loro condizione e legati a filo doppio alle persone che li circondano. “Il fascino del film deriva dal suo approccio riservato e dalla sorpresa di semplici momenti di bellezza. Una statua della Vergine Maria trovata in un mucchio di immondizia, un tuffo rinfrescante nel mare, la velocità di Oscar sulla bici. E quando il film offre ai suoi personaggi principali la possibilità di trovarsi per un momento, l’immagine rimane nella mente molto tempo dopo la fine”, commenta Inari Ylinen su https://docpointfestival.fi/en/.

Il film è in dialetto siciliano e in pidgin (sottotitoli in inglese). Michele Pennetta è nato a Varese nel 1984, ha una laurea triennale in comunicazione visiva presso la Supsi (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) a Lugano, e altre specializzazioni. I suoi cortometraggi documentari The Bet (2013) e The Dogs Bark (2010) sono stati selezionati in vari festival e il suo primo lungometraggio documentario Fishing Bodies (2016) ha avuto la sua prima al Locarno Film Festival, sezione Cineasti del presente. La prima de Il mio corpo si è avuta al Festival di Cannes 2020.

Spazio ai popoli dimenticati

In questa edizione una giornata è riservata al tema interessante dei popoli indigeni od autoctoni, spesso vessati o discriminati.

Attraverso questi film unici possiamo intravedere diverse realtà dal Paraguay agli Stati Uniti, dall’Indonesia alla Repubblica Centrafricana e dalle coste del Brasile fino alle terre dei Sámi settentrionali.

In programma, Eatnameamet – la nostra lotta silenziosa’ una rappresentazione della politica verso i Sámi della Finlandia e della battaglia del popolo Sámi per la propria esistenza, diretta da Suvi West. Proiezione cui succede online una discussione sull’argomento: “Finlandesi che pensano di possedere la terra dei Sami“; cui partecipano il vicepresidente del Consiglio Saami Áslat Holmberg, l’attivista Petra Laiti e l’attivista della foresta di Greenpeace Max Liimatainen. La discussione è moderata dal produttore di Eatnameamet, Emmi Nuorgam con dibattito online  gratuito ed aperto a tutti.

Il bellissimo film di apertura di Idfa, nothing but the sun (Idfa, nient’altro che il sole), mostra gli effetti del cristianesimo e del colonialismo sul popolo ayoreo che vive in Paraguay mentre End of the line – the women of standing rock è un nuovo documentario sulla protesta dei popoli indigeni del Nord Dakota che è diventato virale alcuni anni fa. Newtopia è un film sulla ricerca dell’utopia nella giungla indonesiana, guidata dallo sciamano Aman Paksa. Makongo è un ritratto dei pigmei che vivono in Africa centrale e No kings segue la vita dei Caiçara brasiliani nella vita tra una vasta foresta pluviale e l’Oceano Atlantico.

Gianfranco Rosi:

Michele Pennetta:

Eatnameamet:

(Foto del titolo tratta da Il mio corpo di Michele Pennetta. Per tutte le immagini utilizzate siamo pronti a far fronte alle richieste di diritti)