Il Ministro della Giustizia finlandese, Anna-Maja Henriksson, ha annunciato venerdì 9 settembre che non intende riaprire sei richieste di estradizione – precedentemente respinte – che la Turchia aveva chiesto alla Finlandia di rivalutare. Secondo il Ministero, i sei casi in questione sono stati risolti e le decisioni sono definitive. In una comunicazione all’agenzia di stampa finlandese STT, Taina Neira, specialista del ministero per gli affari legali, ha osservato che la legge finlandese sull’estradizione non prevede la possibilità di ricorrere in appello contro una decisione di estradizione.
“La riapertura della decisione finale potrebbe essere presa in considerazione se venissero presentate prove completamente nuove tali da influenzare materialmente la decisione. Nella presente richiesta di riesame, non sono state presentate nuove prove”, ha scritto Neira aggiungendo che la Turchia è già stata informata che i casi non possono essere riaperti, in quanto rientrano nel principio del ne bis in idem. Il ne bis in idem è un principio di diritto penale in base al quale non è possibile emettere due volte un giudizio sulla stessa persona utilizzando gli stessi fatti. In altre parole, un tribunale finlandese non può riaprire un caso in cui è già stata emessa una sentenza definitiva. Oltre alla richiesta di revisione dei sei casi, ad agosto la Turchia ha presentato una nuova richiesta di estradizione alla Finlandia.
Complessivamente, la Turchia ha presentato alla Finlandia 11 richieste di estradizione tra il 2019 e il 2022, compresa quella presentata ad agosto.
Il Ministro degli Esteri Pekka Haavisto aveva dichiarato a suo tempo che non è stata concordata alcuna modifica alla legislazione finlandese, in nessuna forma, in seguito alla sottoscrizione firma di un memorandum trilaterale tra Turchia, Finlandia e Svezia avvenuta a fine giungo a Madrid. Come noto, la firma del memorandum aveva visto la Turchia impegnarsi a sostenere la candidatura dei Paesi nordici alla Nato, ma il presidente turco Erdoğan aveva poi dichiarato giovedì che il suo Paese non avrebbe potuto ratificare la richiesta di adesione di Finlandia e Svezia all’alleanza militare se i Paesi non avessero mantenuto le loro promesse. Erdoğan aveva chiesto di modificare la legislazione sul terrorismo di entrambi i Paesi nordici e di estradare in Turchia circa 33 persone sospettate di terrorismo, facendo riferimento all’accordo trilaterale firmato tra i tre Paesi e ai colloqui che si sono svolti durante i negoziati. Tuttavia, pur ammettendo la possibilità di esprimere opinioni diverse, Haavisto aveva sottolineato che era stato concordato solo il testo del memorandum precisando che Finlandia e Svezia avevano usato cautela durante i colloqui di giugno, per evitare di promettere qualcosa a nome delle loro legislature o dei loro parlamenti.
Ad oggi, sono 24 su 30 i paesi aderenti alla Nato che hanno ratificato la domanda di adesione di Svezia e Finlandia: all’appello mancano ancora Turchia, Portogallo, Slovacchia, Ungheria, Grecia e Spagna.