La Direzione dei Musei finlandesi (Museovirasto), agenzia dipendente dal Ministero dell’Educazione e della cultura, ha deciso di chiudere “provvisoriamente” una serie di Musei Nazionali. L’elenco è impressionante.
Il Museo all’aperto di Seurasaari, fondato a Helsinki nel 1909, che raccoglie all’aperto una serie di edifici storici provenienti da tutto il Paese e dalla Carelia storica.
Il Museo di Hvitträsk a Kirkkonummi è la casa-studio di Gesellius-Lindgren-Saarinen, laboratorio del primo Novecento tra i più conosciuti a livello internazionale.
La casa-museo di Louhisaari, ad Askainen (oggi comune di Masku), è un antico maniero del XVII secolo. L’edificio storico è noto come casa natale del maresciallo Mannerheim.
Il casino di pesca imperiale Langinkoski a Kotka, una residenza estiva voluta dallo zar Alessandro III dopo una sua vita nel 1880 alle rapide ricche di salmoni del fiume Kymi. L’edificio, interamente di legno, fu realizzato nel corso di quel decennio dall’architetto Magnus Schjerfbeck.
La decisione è stata comunicata da Tiina Merisalo, responsabile della Direzione dei Musei finlandesi. Ha dichiarato che queste decisioni saranno operative a partire dal 2025, e i siti museali in questione rimarranno chiusi “provvisoriamente”, ma senza fornire date precise sulla loro riapertura. Ma non è tutto: orari di apertura e programmi saranno ridotti anche in altri siti sotto la responsabilità dell’istituto: il Castello di Häme, il Castello di Olavinlinna, il Museo del Mare a Kotka.
“La chiusura dei musei avrà un impatto significativo sul turismo e sulla vitalità delle loro regioni”, ha dichiarato l’agenzia in un comunicato stampa. Ecco, è proprio questo che alla fine di giugno di quest’anno scrivevo sulla Rondine: “Il turismo non dà la felicità. Eppure qualcuno vuole farlo credere”.
Del resto, quando contemporaneamente Nina Vesterinen annunciava che “Visit Finland vedrà dimezzato il suo già esiguo budget dopo quest’anno” si capiva già l’aria che tira sul Paese nordico. Nello stesso articolo segnalavo anche la “Christizzazione” della capitale, dove edifici storici vengono sistematicamente “impacchettati” per restauri quinquennali, quando va bene.
Se la Finlandia Talo di Aalto, chiusa per lavori nel 2022, “comincia ad essere pronta” per il 2025, un grande pacco di plastica è ancora la Säätytalo, mentre del Museo Nazionale di Finlandia, oggetto dall’anno scorso di un piano di“restauro e ampliamento”, si dice che dovrebbe riaprire nel 2027.
La questione posta dalla Merisalo, sembra puramente economica. La mancanza di finanziamenti e di risorse per i siti e per il personale decretata dal governo Orpo hanno portato a questa presa di posizione, che ha tutta l’aria di un braccio di ferro: tagli per 3,2 milioni di euro nella spesa della Direzione museale del prossimo anno. Con conseguenze occupazionali: saranno “sospesi” circa 150 dipendenti (dei 220 del settore) per periodi variabili. I periodi di sospensione variano da quattro settimane a periodi indeterminati (licenziamenti). Verrà ridotto anche il personale con contratti a termine e non verranno assunti lavoratori stagionali. La misura porterà a un risparmio di circa 2,4 milioni di euro l’anno prossimo, insieme con un’interruzione di circa un quinto degli acquisti di servizi previsti per il prossimo anno, ovvero 1,4 milioni di euro. Il tutto porta alla cifra complessiva prevista.
I tagli bloccheranno importanti progetti di sviluppo, come l’uso della digitalizzazione, in particolare dell’intelligenza artificiale, nel settore dei beni culturali. E il ritardo ridurrà le possibilità di accedere ai finanziamenti dell’UE e di tenere il passo con le innovazioni nel settore dei beni culturali. “Purtroppo, le soluzioni che siamo costretti ad adottare sono in contrasto con le esigenze e le aspettative della società”, ha ammesso Tiina Merisalo.
Se le conseguenze sul turismo e sulla società in generale sono facilmente immaginabili, non mi pare di aver letto, sui media del Paese, una preoccupazione più grande per un ambito in cui la Finlandia, insieme col Ministero della Felicità, gode di stima universale: l’Istruzione.
Pensare che studenti e studiosi, costretti a fare a meno, per anni, della più celebre collezione d’arte del Paese (l’Ateneum), siano ora costretti a rinunciare, per studi e ricerche, al più importante sito per gli studi storici, il Museo Nazionale, fa venire cattivi pensieri.
Cosa sarà della Finlandia del record degli investimenti (rispetto al PIL) in Cultura e Ricerca, una delle bandiere sventolate per decenni a fronte delle miserie di altri Paesi (compresa l’Italia), ora che i suoi siti culturali più conosciuti sono sospesi? Cosa ne è di una classe dirigente attenta alle esigenze della società? Quali esigenze, oggi, prevalgono nel Paese nordico accanto alle spese per la sicurezza?