La Mitologia finnica di Christfried Ganander

Il 21 novembre l’anniversario della nascita di Christfried Ganander (Haapajärvi 1741 – Rantsila 1790), lessicografo, mitografo e pioniere della folcloristica finlandese che, con la sua attività di raccolta del materiale orale, proverbi, indovinelli, credenze e strofe lirico-epiche, anticipò gli studi del secolo successivo (in patria è conosciuto come il “Lönnrot prima di Lönnrot”, Lönnrot ennen Lönnrotia e il compilatore del Kalevala è considerato a tutti gli effetti un continuatore del suo approccio fortemente permeato da elementi illuministi) contribuendo assieme al coevo Henrik Gabriel Porthan (Viitasaari 1739 – Turku 1804) alla feconda coniugazione tra la disciplina dell’etnografia baltofinnica e il metodo critico, il più autentico fondamento umanistico dell’identità finlandese.   

La sua opera maggiore, il Nuovo Dizionario della Lingua Finlandese (Nytt Finskt Lexicon, manoscritto completato nel 1787, 40.000 lemmi con glosse in svedese, latino e finlandese) all’epoca non trovò la luce nelle tipografie del Regno di Svezia ma una ricca appendice, Mythologia Fennica (430 lemmi con glosse in svedese) ovvero la prima trattazione scientifica sulla mitologia baltofinnica (con riferimenti a quella sámi e scandinava) in forma enciclopedica con imortanti approfondimenti etimologici, fu stampata a Turku nel 1789 con il sottotitolo De Nomina Propria Deastrorum, Idolorum, Locorum Virorum & c. Nel 2018 la casa editrice Vocifuoriscena ha pubblicato la traduzione italiana della vasta compilazione di Ganander, della quale proponiamo ai lettori de La Rondine cinque lemmi significativi, assaggi di un variegato pantheon che, prima di allora, brulicava solo tra foreste inaccessibili e nella memoria popolare.

LOUHI, signora di Pohjola, la consorte del freddo nord; o le Louhiatar, donne e ninfe che comandavano le montagne del nord e abitavano nelle estreme foreste settentrionali. Vedi HONGAS.

Si credeva che Louhi avesse il potere di portare il gelo con il vento del nord, contribuendo così ad impedire che il calore entrasse nelle ferite aperte, provocando infezioni.

Louhi, Pohjolan emäntä,
wetyöön wetinen lumme,
kahden puolen kämmendäni,
tulen tuiki polttamata,
walkian warastamata.

Louhi, nordica padrona,
porta il loto delle acque,
con entrambe le tue mani,
ché la vampa più non bruci,
mai la amma faccia danno.

LOUHIATAR o LOWEHETAR, descritta come una malefica troll, era causa di molti dolori, tra cui il mal di denti, le punture da insetto, il rachitismo, ecc. Così è descritto il suo carattere:

Portto Pohjolan emäntä,
Lowehetar wanha waimo,
selin tuulehen makasi, 
persehin pahaan sähän,            
toki tuli tiinehexi,                   
ahawa kohullisexi;                 
tuosta tyyty, tuosta täyty,         
tuosta paxuxi panihin,              
lihawaxi lijtettyi… 
teki poikoa yhexän,
yhestä wattan wäestä… 
Meretrice boreale,
Lowehetar, dama anziana,
stava stesa presso il vento,
il sedere alla bufera,
là rimase fecondata,
la folata gonfiò il ventre;
si riempì, si fece piena,
si gonfiò ingravidata,
crebbe dunque la sua carne…
partorì ben nove figli,
uno ancora dal suo ventre…

Inoltre: suen emuus, “madre del lupo”, partorì dei lupi dal suo ventre. «Kohussansa koiran kandoi, suwen muissa suolissahan, penin alla pernohinsa» (“Portò il cane dentro il ventre, il lupo dentro gl’intestini, il cucciol sotto la sua milza”).

I suoi figli erano Ruho, Rampa, Perisokia, oltre a cani e altri animali predatori.

(pp. 121-122)

HIJDET, di cui ve ne sono di diverse categorie: wesi hijsi (“hijsi dell’acqua”), mettän hijsi (“hijsi del bosco”), wuori hijsi (“hijsi delle montagne”) o Hijjen wäki (“popolo di Hijsi”). Gli stregoni erano convinti di poter individuare ed evocare tali spiriti d’acqua, del bosco e delle montagne, in particolare per tormentare i ladri, provocare la sordità e la cecità negli uomini, nonché suscitare tremori e contagio di svariati morbi. L’invocazione era la seguente:

Ken katehen Kahtonowi,         
silmin kierin kexinöwi,           
ken kujalla kuunnelwoo,         
wälillä wäjystänöö,               
Hiijen hursti hurmehinen,       
korwiin kohettuoon,              
korwin kuulemattomaxi.         
Chi maligno volge gl’occhi,	
fissa con lo sguardo vile,
chi nel vico sta all’ascolto,
dietro l’angolo in agguato,
d’Hijsi il manto sanguinoso
coprirà l’orecchio infame,
sordo renderà l’orecchio.

(pp. 62-63)

PAINAJAINEN, l’incubo che, chi è affetto dalla malinconia, vede di notte, nel sonno, nell’aspetto di una ninfa bianca; ella illumina tutta la stanza con il suo chiarore e comprime il petto del dormiente, fino a farlo urlare e strappandogli versi spaventosi. Inoltre: Painajainen schiaccia i bambini e li rende strabici. Le persone superstiziose lo tengono lontano mettendo sotto la testa dell’acciaio o una stadera. In realtà è una malattia convulsiva e nervosa dei bambini di un tempo.

PAKKANEN, il freddo pungente, il rigido figlio di Puhuri. Con la sua tetra e gelida consorte Hyyttö, veniva mandato a Kijronkoski [Kyronkoski] per vedere se riusciva a congelarla. Per  proteggersi dal freddo andava recitata questa formula:

Tuos mulle utunen turkki,       
kanna willan karwallinen,        
jolla tuima turwellennek,         
ettei pakkanen palelek,           
kowan ilman koskematak,       
Pakkasen palelematak:           
talwen ilma Taiwaellek,          
ettei riko Riskittyä.               
Porta lieve una pelliccia,
del colore della lana,
ché dal freddo mi protegga,
faccia sì che il gel non morda,
la bufera non mi tocchi,
Pakkanen non mi raggeli:
sicché il cielo dell’inverno
non s’abbatta sul cristiano.

Io credo che si possa resistere al freddo se si è ben coperti, senza ricorrere alla magia.

(pp. 145-146)

Christfrid Ganander
MITOLOGIA FINNICA

Titolo originale: Mythologia Fennica (1789)

Traduzione: Luca Taglianetti
Traduzione: Marcello Ganassini
Prefazione: Jouko Hautala

Pagine: 228

Prezzo: € 20,00

(Pubblicato la prima volta il 24.11.2021)