Vesa Arffman è il comandante della stazione della guardia di frontiera con la Russia più a nord in Finlandia, nella regione di Lapponia, in linea d’aria a più di 900 km da Helsinki e ad oltre 3000 km da Roma. Lo incontriamo nella stazione, denominata Raja-Jooseppi, in una giornata piovosa di fine estate. Dalla chiusura totale della frontiera la postazione è stata potenziata, in termini di strumenti e sicurezza.
Si trova ad una quarantina di km dal capoluogo della provincia, Ivalo, zona scarsamente abitata ma attrezzata con aeroporto che, sia d’inverno che d’estate, riceve sempre più turisti attratti dalla natura selvaggia di questa vasta area artica o dalla possibilità di osservare le aurore boreali che già da settembre dovrebbero apparire nella notte artica.
Vesa Arffman è figlio d’arte, in quanto anche il padre lavorava nella guardia di frontiera. Lo intervistiamo per sapere qualcosa di lui e della situazione attuale in Lapponia.

D: Lei è originario di questa zona o viene solo per servizio?
R: Sono originario di Ivalo, quindi conosco bene il territorio e la gente del posto. Attualmente però vivo a Rovaniemi: quando sono di turno vengo a Ivalo per 3–4 giorni e poi torno a casa.
D: Le guardie devono trasferirsi spesso da una sede all’altra?
R: Oggi molto meno che in passato. Decenni fa era comune spostarsi in varie regioni della Finlandia, adesso molti possono restare durante tutta la carriera nello stesso posto. Solo chi ha competenze particolari o specializzazioni può essere trasferito più spesso.
D: Quando è stata chiusa la frontiera con la Russia?
R: Alla fine di novembre 2023.
D: Fino a quel momento c’erano comunque passaggi, nonostante le sanzioni?
R: Sì, ma molto ridotti: da 5 a 15 persone al giorno, soprattutto per motivi familiari. Il turismo era vietato.
D: Avete riscontrato tentativi di accessi clandestini facilitati dalla parte russa di migranti come pressione politica, come accaduto in altri valichi finlandesi?

R: Non di recente. L’ultima volta fu nel 2015–2016, quando alcune persone tentarono di attraversare in bicicletta o a piedi. Fu un fenomeno limitato solo ai valichi di Raja-Jooseppi e Salla.
D: Qui esistono anche punti di passaggio non ufficiali?
R: In passato sì, per il traffico del legname: negli anni ’90 c’era un valico temporaneo a Virtaniemi ma poi fu chiuso. Oggi non è attivo nulla di simile.
D: Mantenete ancora contatti con i colleghi russi?
R: I contatti formali restano a livello di comandanti di distretto, che si scrivono o si incontrano quando necessario. Localmente, prima della chiusura, avevamo riunioni mensili con i colleghi russi; ora non più, salvo casi eccezionali come i controlli di recinzioni per le renne.
D: Quanto dista il loro valico di frontiera dal vostro?
R: Circa 500 metri dal confine, mentre la loro stazione è a 5 chilometri.
D: Avete notato un aumento di personale russo dall’altra parte?
R: No, non abbiamo osservato cambiamenti. Anche sul nostro lato i numeri sono rimasti stabili.
D: Ci sono stati attraversamenti clandestini?
R: Qui no. Il territorio è troppo vasto e rischioso, specialmente in inverno: sarebbe quasi un suicidio. Qualche tentativo è stato registrato più a sud, ma non in Lapponia.
D: Per questo si è deciso di chiudere completamente la frontiera?

R: Esatto. Inoltre si sta costruendo una barriera fisica, sia qui che nel sud della Finlandia: una struttura moderna ed estesa, molto più efficiente delle recinzioni tradizionali.
D: Gli edifici qui vicino ospitano famiglie del personale?
R: No, è una base di pattuglia. La centrale vera e propria è a Ivalo, ma qui restano alcuni uomini per poter intervenire rapidamente in caso di necessità.
D: Quanto è lunga la frontiera della Lapponia con la Russia?
R: Circa 380 chilometri, cioè quasi il 30% dell’intera frontiera russo-finlandese. È sorvegliata da due stazioni principali: Ivalo e Salla.
D: E con la Norvegia?
R: Quella è frontiera interna Schengen: il passaggio è libero. Solo durante la pandemia Covid furono istituiti alcuni posti di controllo straordinari, poi rimossi.
D: Come giudica oggi la situazione?
R: Per noi la decisione di aprire o chiudere il confine è politica, spetta al governo. Localmente la situazione è calma e preferiamo resti così.

Arffman ha una riunione e ci lascia con due sue guardie, Tuomas Salmela e Hanna-Mari Linna, che ci presentano il vivace cane Sisu, un pastore tedesco, elemento indispensabile nella composizione e nei compiti di questa struttura. Addestrato, come altri cani adibiti a ruoli di sorveglianza e controllo, in modo professionale e adeguato in questa zona artica dal clima difficile e dai lunghi inverni.
La Finlandia è ormai avamposto della UE con la Russia, con un confine lungo oltre 1300 km.q Prima del conflitto russo – ucraino e della chiusura della frontiera, c’era un notevole viavai di suv russi che andavano a fare rifornimenti e acquisti ad Ivalo o più a sud e il commercio ne beneficiava. La strada che porta a Raja-Jooseppi è ora scarsamente frequentata anche se, poco prima della stazione, c’è uno dei tanti accessi al vasto parco nazionale Urho Kekkonen, di grande importanza naturalistica e paradiso degli escursionisti.
Ad un km. al suo interno si trova un piccolo agglomerato di case di legno, il “podere di Jooseppi”, da cui il nome del posto che, infatti, deriva da Joosef Juhonpoika Sallinen, il primo abitante, che nel 1905 realizzò il suo podere in questa zona remota della Lapponia, sulla riva del pescoso fiume Luttojoki. La sua vita autosufficiente da contadino e allevatore ed il ruolo centrale della sua famiglia, hanno reso il luogo, protetto, simbolico per la cultura locale.
Oggi il nome conserva la memoria di quel confine vissuto e difeso, anche durante la Seconda Guerra Mondiale. Joosef non avrebbe mai potuto immaginare che la sua remota residenza sarebbe diventata uno snodo di potenziale tensione tra Europa e Russia.
