Come in ogni consultazione elettorale, nelle settimane precedenti le elezioni del 4 marzo la domanda inevitabilmente ricorrente tra gli italiani in Finlandia era: “A qualcuno è arrivato il plico elettorale?” Gli italiani all’estero votano infatti per posta, e un plico elettorale viene inviato al domicilio di ogni avente diritto. Dopo aver votato nella comodità della propria casa, le schede devono essere rispedite all’ambasciata facendo in modo che arrivino qualche giorno prima dello spoglio. In questo caso, come per tempo segnalato anche sulla Rondine, entro il primo marzo 2018, data decisa dal Ministero e uguale per tutti i Paesi.
Il 13 febbraio arriva un messaggio dall’ambasciata che i plichi sono stati consegnati alle poste finlandesi (Posti) e la consegna dovrebbe essere imminente. Questa tempistica è in linea con le precedenti elezioni e nessuno si preoccupa. Ma qualcosa va storto e una settimana dopo, il 20 febbraio, ancora nessuno ha ricevuto nulla. I plichi cominciano ad arrivare dal 21 febbraio, ma la consegna è lenta, uno stillicidio. Persino a Helsinki, città da cui erano partiti, alcuni sono consegnati solo il 28, un giorno prima della scadenza, ma fuori tempo massimo per essere rispediti.
L’ambasciata si attiva per rimediare alla situazione con aperture prolungate straordinarie per permettere ai cittadini di ritirare personalmente una copia del plico oppure ordinarne una via posta prioritaria.
Ma anche con questo secondo invio le cose non sono andate sempre lisce: ad esempio delle buste spedite il 21 febbraio con posta prioritaria da Helsinki sono arrivate a Kuopio solo il 1 marzo.
Anche nel loro viaggio di ritorno verso l’ambasciata alcune buste sono arrivate dopo la scadenza.
È difficile stabilire con precisione il numero, ma sembrerebbe che decine di cittadini residenti in Finlandia non siano riusciti ad esercitare il loro diritto di voto per motivi indipendenti dalla loro volontà.
Ci sono state reazioni a caldo dopo le elezioni, ma abbiamo preferito fare delle domande alle parti in causa, Posti e l’ambasciata d’Italia a Helsinki, per capire cosa sia andato storto.
Timo Anttila, vice presidente responsabile della comunicazione di Posti, ci ha dichiarato di aver compiuto un’indagine in merito, ed aver comunicato i risultati all’ambasciatore, ma aggiungendo che può affermare con certezza che Posti non è stata la causa del ritardo.
All’ambasciata ci ha risposto direttamente l’ambasciatore Gabriele Altana, che ha riassunto il contenuto dello scambio di email con Posti.
Le cose originariamente contestate dall’ambasciata erano due: il ritardo nella spedizione dei primi plichi e quello delle copie spedite per posta prioritaria. Su questo secondo punto non c’è stata risposta, mentre sul primo la spiegazione di Posti è il fatto che hanno dovuto perdere giorni preziosi dopo la consegna dei plichi per determinare che tariffa applicare alle buste. E di fatto i plichi sono stati inviati solo il 19 febbraio.
L’ambasciata ha seguito la tempistica e le procedure delle precedenti consultazioni, come nel caso del referendum del 4 dicembre scorso.
Per le elezioni politiche del 2018, la mattina del 13 febbraio personale dell’ambasciata è entrato nel portale di Posti riservato ai clienti aziendali, dove ha un conto da anni, per avviare la procedura di spedizione dei circa 4000 plichi. Gli scatoloni contenenti le buste sono stati poi recapitati all’ufficio postale di Kasarmitori lo stesso giorno, dove a detta dell’ambasciata hanno confermato che fosse tutto a posto.
Il giorno successivo, per sicurezza, all’ambasciata hanno controllato sul portale che la spedizione era stata accettata e nelle mani di Posti. Uno screenshot dell’avvenuta consegna sul portale di Posti è stato persino pubblicato sulla pagina facebook dell’ambasciata.
Guardando altre ambasciate d’Italia nel mondo, si può confermare che quella finlandese non ha perso tempo nel consegnare i plichi alle poste: anche in altri Paesi i plichi sono stati invitati negli stessi giorni.
Dopo la consegna si verifica l’intoppo della tariffa mancante (o del fatto che le lettere mancassero di un francobollo o un timbro equivalente). Posti sembra imputare il disguido all’ambasciata, mentre da quello che abbiamo potuto constatare la tariffa è stata specificata dall’ambasciata nel portale online di Posti all’inizio della procedura. L’ambasciatore conferma che il personale dell’ambasciata ha seguito la stessa procedura delle volte precedenti e, a meno di un cambiamento nel modo in cui sono gestite le grosse spedizioni dei clienti aziendali di cui non erano a conoscenza, è Posti ad applicare sulle buste il timbro col valore della spedizione.
La spedizione viene fatturata il 18, con la tariffa inizialmente definita dall’ambasciata sul portale, e spedita il 19.
Nei giorni passati tra la consegna dei plichi e la spedizione nessuno di Posti ha contattato l’ambasciata riguardo a un problema potenziale.
Questo intoppo iniziale, indipendentemente da chi sia stato causato, non spiega però il resto dei ritardi nella consegna ai cittadini, non solo dei primi plichi ma anche delle copie e delle buste inviate dagli elettori. Considerato che i problemi di Posti nella distribuzione sono stati spesso nei media durante gli ultimi anni, sorprende la risposta del loro portavoce.
“Questo non è un concorso di bellezza di chi è più efficiente, vogliamo solo capire cosa non ha funzionato per evitare che in una prossima occasione dei cittadini vengano privati di un loro diritto” ha commentato infine l’ambasciatore Altana. Che ha aggiunto di aver cercato un incontro con l’amministratore delegato per chiarire la situazione ma al momento ha ricevuto solo la risposta da noi riportata. All’ambasciata hanno iniziato a indagare su metodi alternativi per la consegna dei plichi, ma un corriere ad esempio avrebbe costi 8-10 volte superiori, richiederebbe un indirizzo presidiato e un numero di telefono (non raccolto nel registro dell’AIRE).
Quindi un cambio di procedura è improbabile, anche perché, in effetti, questa è la prima volta che si verificano degli intoppi. Alla prossima, dunque: e occhi aperti da parte di tutti.
La Rondine – 9.3.2018