Tra libri, quaderni, matite colorate, gomme, cartelle, l’inizio di agosto è intenso per genitori e bambini finlandesi. Le vacanze, calde e assolate, sono terminate e con un mese di anticipo rispetto all’Italia, le scuole riaprono. Il sistema scolastico finlandese è noto e celebrato a livello internazionale per i suoi metodi educativi, i programmi, le interazioni tra allievi e docenti. Un sistema efficiente non può non presentare ogni anno qualche novità, e qualche proposta di soluzione per i problemi, che non mancano. Vediamo cosa promette l’anno scolastico 2018-2019.
Lo studio delle lingue straniere
La novità più grande del 2018-19 riguarda lo studio delle lingue straniere, il cui inizio è stato anticipato nelle municipalità di Helsinki, Espoo e Vantaa dal terzo al primo anno di scuola elementare. La cosiddetta lingua A1, ovvero la principale lingua straniera nel curriculum dello studente, verrà studiata per due ore alla settimana già durante i primi due anni. Dal quarto anno in poi lo studente si troverà a scegliere un’ulteriore lingua straniera, ovvero la cosiddetta A2. Il comune di Helsinki dà la possibilità di studiare le seguenti lingue: svedese, inglese, tedesco, francese, spagnolo, russo e cinese.
La base pedagogica dietro questa scelta risiede nella dimostrata alta capacità di apprendimento linguistico dei bambini sin dalla più tenera età. Questo combiamento offre l’opportunità di esercitarsi in una lingua straniera due anni in più rispetto al passato. Questa decisione, che entro il 2020 verrà estesa a tutta la Finlandia, è stata presa per fronteggiare le richieste di una continua internazionalizzazione del Paese e della sua economia, soprattutto nell’area della capitale. La scelta di escludere lingue storicamente importanti in Finlandia come l’italiano o globalmente rilevanti come l’arabo e il portoghese lascia un po’ a bocca aperta, ma non possiamo che sperare che con gli anni l’offerta venga integrata e migliorata.
Il bullismo
Uno dei grossi problemi che affligge qualunque sistema scolastico al mondo è il bullismo. E purtroppo neanche la celebrata Finlandia è immune da questo fenomeno.
La situazione sembra però in leggero miglioramento rispetto a qualche anno fa. In un articolo dello scorso marzo Yle riporta come circa il 5.8% degli studenti finlandesi dell’ottava e della nona classe (equivalenti alla terza media e prima superiore) abbia ammesso di essere stato vittima di bullismo, contro l’8.4% di dieci anni fa. Ci sono però comuni nei quali la percentuale è intorno al 17-18%: che quasi un bambino su cinque sia vittima di bullismo è un fatto inaccettabile per un Paese che vuole trasformare il proprio sistema educativo in un prodotto di esportazione ammirato in tutto il mondo.
Uno dei programmi antibullismo più interessanti è quello creato dall’Università di Turku e si chiama “KiVa Koulu”. KiVa si basa su decenni di ricerca sociologica sul bullismo e mira alla sua prevenzione, all’intervento in caso di bisogno e al continuo monitoraggio nelle scuole.
Il programma include sia azioni universali che mirate. Le prime riguardano la prevenzione e sono rivolte a tutti gli studenti: consistono in lezioni, giochi online, incontri con esperti e altri interventi di questo tipo. Le azioni mirate sono invece destinate ad essere utilizzate nel momento in cui dovesse emergere un caso di bullismo e i target sono tutti i vari soggetti coinvolti: i bulli, le vittime e i compagni di classe, a cui viene richiesto una partecipazione attiva di supporto emotivo.
Diversi studi condotti in alcuni paesi europei, come per esempio i Paesi Bassi e l’Italia, dimostrano il grande potenziale di questo programma, che può essere utilizzato dalle scuole dell’infanzia fino al liceo.
Per chi fosse interessato, punti fondamentali di questo progetto sono disponibili anche in italiano all’indirizzo http://www.kivaprogram.net/it.
Il programma di studi
Il programma non è cambiato e le direttive del 2014 sono ancora in vigore. Sono sette le macro-aree che governano l’istruzione dei ragazzi, intorno alle quali ruotano tutte le materie e gli insegnamenti dei singoli docenti: il pensiero e l’educazione all’apprendimento (ajattelu ja oppimaan oppiminen), l’interazione culturale (kulttuurinen vuorovaikutus), il prendersi cura di sé stesso (itsestä huolehtiminen), l’alfabetizzazione multimediale e la multiliteracy (monilukutaito), le capacità tecnologiche (teknologian osaaminen), le capacità imprenditoriali e legate alla futura vita lavorativa (työelämätaidot ja yrittäjyys) e la partecipazione (osallistuminen ja vaikuttaminen).
Queste aree si concentrano su un solo grande obiettivo: dare agli studenti gli strumenti per un apprendimento di ampio respiro, che non si concentri su singole e ripetitive nozioni, ma punti alla comprensione delle cause e degli effetti dei fenomeni che ci circondano. Si può essere d’accordo o meno sui metodi e sulle tematiche, ma condivido l’idea di fondo proposta dalla scuola finlandese: non bisogna creare piccoli accademici, ma uomini capaci di pensare, di diventare cittadini attivi, di prendersi cura della propria persona e di utilizzare la tecnologia per trovare e contestualizzare le varie informazioni di cui siamo costantemente bombardati. In periodo di fake news, troll a pagamento e una politica praticata sempre più attraverso i social media, mi sembra un obiettivo nobile e indispensabile.
La Rondine – 9.8.2018