Vorrei fare una premessa: non sono il Grinch e non odio il Natale. È importante specificarlo perché non sarò tenera nei miei personalissimi giudizi sulla terra di Babbo Natale. Quest’estate la mia “amica di pancia” Emy mi ha proposto di venirmi a trovare in Finlandia con il suo bimbo nato 10 giorni prima di mia figlia, insieme non fanno ancora 8 anni.
L’idea del viaggio era quella di vedere Turku, la città dove abitiamo, e poi raggiungere Rovaniemi con un treno notturno e ritorno. Bella idea direte voi, non bellissima aggiungerei col senno di poi. Primo intoppo: non riesco a prenotare il treno notturno di ritorno di VR, le ferrovie di Stato. Nessuna spiegazione. C’è voluto il marito finlandese per chiamare il call center e farsi dire che sono previsti lavori alla linea di Rovaniemi: i treni sono quindi cancellati. Ottimo tempismo, visto che siamo in piena stagione turistica in Lapponia. Ma non ci facciamo scoraggiare: la mia amica Emy cambia il biglietto del volo e anticipiamo i nostri 2 giorni da Babbo Natale. Prezzo complessivo del treno intorno ai 400 € perché fortunatamente i bambini viaggiano gratis fino ai 4 anni. Il costo del cambio d’aereo non l’ho osato chiedere.
Passiamo all’albergo: chi non sogna di passare una notte in un igloo dal tetto di ghiaccio per vedere l’aurora boreale direttamente dal letto? Da quando mi sono trasferita in Finlandia i miei conoscenti su Facebook mi inviano con regolarità le immagini di quel noto albergo, il Kakslauttanen, dicendomi che è il loro sogno. Anche il mio amici cari, ma poi ho visto i prezzi e con gli stessi soldi di una notte potrei prenotare un volo in Thailandia e starci al caldo per una settimana (una notte in igloo a mezza pensione costa oltre 600 € in alta stagione). Quindi si dirotta su un appartamentino in centro a Rovaniemi che più anonimo non si può.
Gli igloo dell’albergo Kakslauttanen di Saariselkä (© Kaskslauttanen)
Il viaggio si avvicina e la mia amica giustamente preoccupata dei rigidi inverni artici si è attrezzata per temperature artiche: le manca la tuta per atterrare sulla luna e il bimbo potremmo lasciarlo a svernare nella foresta lappone, ma – e c’è sempre un ma – il cambiamento climatico fa grandi scherzi, e dopo i 34 gradi a luglio di quest’estate (quando io avevo solo vestiti autunnali) quando arriviamo a Rovaniemi non c’è traccia di neve. I tour operator da tutto il mondo cancellano impazziti le prenotazioni, gli inglesi ribattezzano la Lapponia: da LAPLAND a CRAPLAND. Ma le renne dove corrono? E gli husky dove si rotolano? Ai turisti viene proposto di decorare i biscotti come attività alternativa e l’amministratrice delegata della società che gestisce il sito web visitrovaniemi.fi viene tartassata di telefonate con lo stesso leit motiv: e la neve? Un disastro.
Detto sinceramente la cosa non mi tocca più di tanto perché tra i miei mille impegni non avevo fatto molte ricerche su Rovaniemi. Mi aspettavo un enorme parco a tema molto “americano” con centinaia di comparse, spettacoli, luci, nani e ballerine. Un’altra amica aveva cercato di avvertirmi che in realtà Rovaniemi era un piccolo paesotto, ma nella mia testa quell’idea si era fissata. Questa amica però mi aveva messo in guardia contro una potenziale trappola nelle due attrazioni locali: il villaggio di Babbo Natale (https://santaclausvillage.info/fi/) e un parco divertimenti a tema (https://santaparkarcticworld.com), e quest’ultimo era da evitare.
Arriva il giorno della partenza per la tanto sospirata casa di Babbo Natale. Avete presente far convivere due bambini figli unici per un paio d’ore? Ecco, ora immaginate di farlo per una settimana intera. Mia figlia prima della partenza annuncia di non voler più venire, e che starà a casa da sola perché lei il suo amichetto lo odia. Mi dice di partire da sola, rassicurandomi:mangerà il pane nella dispensa. La infilo in treno a forza, e lei vede bene di farmela pagare per il resto della vacanza. Dopo una notte sulle rotaie praticamente insonne lasciamo i bagagli nell’appartamento e chiedo alla proprietaria come raggiungere il villaggio di Babbo Natale. Silenzio, non lo sa. Non me ne capacito. Finalmente prendiamo un autobus con su scritto Santa Express e chiediamo all’autista se porta al villaggio e non al parco divertimenti, fa cenno con la testa di sì ma poi ci fa scendere al parco divertimenti.
Da brave italiane poi sospetteremo che il conducente goda di qualche unzione natalizia da parte dal parco. Quando realizziamo l’errore è tardi: i bambini hanno fame, sta iniziando a fare buio e il villaggio dove vorremmo essere chiude dopo un paio d’ore. La signora all’ingresso però ci elenca le meraviglie del parco divertimenti per la modica cifra di 130€. Il pomeriggio dentro la caverna/parco natalizio lascia a me ed Emy l’amaro in bocca. Tutto esageratamente finto, tutto costosissimo e, diciamolo sinceramente, triste. I bambini sembrano però soddisfatti e abbassano il livello dei capricci per un paio d’ore. Ovviamente quando usciamo dal parco l’autobus del ritorno è appena passato e ci toccherebbe aspettare un’ora al freddo: TAAXXXIII!
Il villaggio di Santa Claus (questa foto e quella di apertura sono di Lucia Vuillermin)
Volendo cercare una nota positiva la neve alla fine ha fatto capolino e il secondo giorno ha iniziato a fioccare regalandoci finalmente il panorama artico che ci aspettavamo: arriviamo al villaggio di Santa Claus di prima mattina e questa volta non ci facciamo fregare: un bel taxi diretto.
Il villaggio di Babbo Natale mi assomiglia a un piccolo outlet McArthurGlen con i soliti negozi finlandesi (Marimekko, Iittala ecc), è veramente piccolo ed è circondato dall’albergo con gli chalet. Io e mia figlia ci mettiamo subito a fare la coda per la foto con Babbo Natale e capiamo subito di essere circondate solamente da italiani e giapponesi: pochi gli altri turisti provenienti prevalentemente dall’Europa. Arriviamo dal Signore barbuto dopo circa un’oretta di coda: 3 foto e un video della durata di 2 minuti: 50€ prego! Mia figlia apprezza però il velocissimo incontro e lascia al serissimo attore la letterina di Natale.
Questo è solo l’inizio di una macchina succhiasoldi impressionante: lontanissimo dalla mia idea di viaggio prima della famiglia mi torvo intrappolata tra una gita sulla slitta trainata dagli husky (90€ per 500 mt di percorso: l’unico possibile per mancanza di neve), da un’altra trainata da una renna altrettanto costosa mentre dribblo quella sulle motoslitte. Per pranzo seguiamo l’indicazione “zuppa di pesce” e “carne di renna” perché se turisti dobbiamo essere allora facciamolo fino in fondo: ma il ristorante serve solo pizza (!) e quando gli chiediamo se possiamo avere pesce o renna ci risponde una cameriera imperturbabile che servono i condimenti solo sopra la pizza…
Torniamo all’ufficio informazioni dove decido di spolverare il mio spagnolo per chiedere in confidenza al ragazzo ispanico dove non si mangia troppo male e che non costi una fortuna: ci indica la tenda del salmone e devo dire che è stato il salmone più buono che abbia mai mangiato! Nel pomeriggio ci manca l’ufficio postale di Babbo Natale che si rivela essere un normalissimo negozio di souvenir dove vendono anche cartoline che puoi spedire con il loro francobollo. Dopo 6 ore, sono felice di lasciare questo piccolo outlet con un portafoglio sgonfio come le mie aspettative.
Si torna a casa col treno notturno. Sono stata al Villaggio di Babbo Natale per amore di mia figlia: posso collocare la destinazione nella lista dei posti da non vedere mai più, mentre aspetto ancora con impazienza di vedere la vera Lapponia con la sua natura, le aurore e gli animali liberi dai turisti.
La Rondine – 5.12.2018