Pubblichiamo in traduzione italiana un recente rapporto pubblicato dal FIIA, Finnish Institute of International Affairs (Marzo 2019), sulla difficile situazione politica e diplomatica creatasi tra Francia e Italia che ha creato non poche preoccupazioni a livello comunitario. Secondo Marco Siddi, Senior Research Fellow dell’Istituto di ricerca finlandese, è fondamentale indagare le radici lontane della crisi: le tensioni hanno radici più profonde che possono essere ricondotte a punti di vista diversi sulla Libia e sulla migrazione.
La decisione del governo francese di richiamare l’ambasciatore dall’Italia il 7 febbraio 2019 ha segnato il momento più caldo delle recenti tensioni tra Roma e Parigi. È stato un atto senza precedenti nella storia delle relazioni bilaterali dopo il 1945 e un preoccupante segnale di antagonismo tra due membri fondatori dell’Unione europea.
Le controverse dichiarazioni di Luigi Di Maio, vice primo ministro italiano e leader del Movimento Cinque stelle, sono state la causa immediata della decisione francese. Alla fine di gennaio, Di Maio ha accusato la Francia di perseguire “politiche coloniali” in Africa. Poche settimane dopo, si è recato in Francia per incontrare alcuni membri radicali dei Gilets Jaunes (gilet gialli), un movimento politico popolare che ha guidato alcune proteste di massa e ha invocato le dimissioni del presidente francese Emmanuel Macron. Il governo francese ha considerato il viaggio di Di Maio un’interferenza negli affari interni della Francia e richiamato immediatamente il suo ambasciatore da Roma.
Se le azioni di Di Maio sono state decisive nel portare le tensioni franco-italiane a un punto critico, le relazioni bilaterali erano tese già da tempo. Gravi divergenze erano emerse durante la crisi libica. Nel 2011, la Francia aveva decisamente sostenuto un intervento militare in Libia, un’opzione cui l’Italia inizialmente si era opposta a causa delle proficue relazioni italiane con il regime di Gheddafi (l’Italia aveva firmato un trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con il regime nel 2008). Le tensioni erano continuate poiché la Francia in seguito aveva intrapreso iniziative diplomatiche per affrontare il conflitto libico senza coordinarsi con l’Italia – in particolare, il vertice di La Celle SaintCloud nel luglio 2017. Interessi economici e politici in competizione, che in parte risalivano al passato coloniale di entrambi i paesi in Nord Africa, fornivano lo sfondo per le divergenze per quanto riguarda la Libia.
Con il peggioramento della crisi dei rifugiati a partire dal 2014, quando la Libia è diventata una via cruciale e micidiale per le persone in fuga verso l’Europa, opinioni critiche sulla politica estera francese sono riemerse spesso nel dibattito pubblico italiano. La Francia è stata vista come il principale sostenitore dell’intervento militare occidentale che contribuì alla disintegrazione politica della Libia.
L’elezione di Emmanuel Macron nel 2017 ha fatto sperare a Roma in un miglioramento delle relazioni bilaterali, essendo l’Italia ancora governata a quel tempo da una coalizione di centro-sinistra. Tuttavia, una delle prime decisioni di Macron è stata quella di bloccare l’acquisizione del cantiere navale francese STX da parte della compagnia di costruzioni navali italiana Fincantieri.
Roma ha visto la decisione come una violazione di un accordo negoziato, in contrasto con la precedente accettazione da parte dell’Italia di diverse acquisizioni di società italiane fatte da imprese francesi. L’iniziativa di Macron di ospitare il vertice sulla Libia nel luglio 2017 ha provocato ulteriori critiche italiane al nuovo presidente.
Per ripristinare i rapporti con Roma, Macron ha successivamente ammesso una rinegoziazione dell’accordo tra STX e Fincantieri, che è stato portato a termine durante un vertice bilaterale nel settembre 2017. Inoltre, durante la sua visita a Roma all’inizio del 2018, Macron ha proposto un piano per un Trattato italo-francese che rafforzerebbe la cooperazione bilaterale.
Tuttavia, gli sviluppi politici in Italia hanno impedito ulteriori discussioni del piano. Dopo le elezioni parlamentari del marzo 2018, il movimento populista delle cinque stelle e la Lega hanno costituito un governo di coalizione. Il leader della Lega, Matteo Salvini, che è anche uno stretto alleato della leader francese di estrema destra Marine Le Pen, ha identificato in Macron uno dei suoi principali antagonisti nella politica europea criticandone aspramente le opinioni. Macron ha replicato denunciando la crescente ondata populista in Italia.
I principali punti di divergenza riguardavano la politica migratoria. Nel 2011, in seguito alla primavera araba, la Francia ha iniziato a fermare i treni al confine con l’Italia per impedire l’ingresso dei richiedenti asilo, sollevando proteste diplomatiche da Roma. Come conseguenza, centinaia di migranti sono rimasti bloccati al confine per mesi, in condizioni precarie.
Più recentemente, le tensioni hanno raggiunto il picco nel giugno 2018 quando Salvini – nella sua veste di ministro degli Interni – ha chiuso i porti italiani a una nave che trasportava migranti salvati in mare. Macron ha accusato l’Italia di cinismo e irresponsabilità. Il governo italiano ha ribattuto che la Francia non stava accogliendo i richiedenti asilo e non aveva nemmeno attuato la quota di ricollocazione concordata a livello dell’UE. A causa di queste tensioni, il tradizionale summit annuale ai massimi vertici italo-francese, una pratica avviata nel 1981, non ha avuto luogo nel 2018. Di conseguenza, il richiamo dell’ambasciatore francese nel febbraio 2019 sembra essere il culmine di tensioni di vecchia data, acuitesi dopo l’avvento in Italia di un governo populista di coalizione di destra. Grazie all’intervento del presidente italiano Sergio Mattarella, strenuo difensore dell’europeismo, la crisi diplomatica è stata risolta in una settimana.
Dopo una conversazione telefonica tra Macron e Mattarella, l’ambasciatore francese è tornato a Roma, mentre Mattarella ha accettato di fare prossimamente una visita in Francia. Tuttavia, le cause alla base delle tensioni franco-italiane richiedono un impegno più profondo a livello governativo. È improbabile che ciò accada prima delle elezioni europee del maggio 2019, in cui Macron, Salvini e Di Maio combatteranno per campi diversi e visioni diverse dell’Europa. Al fine di ripristinare completamente il rapporto bilaterale, sarebbero utili franche discussioni per affrontare i disaccordi in sospeso. Attualmente, la cooperazione franco-italiana è essenziale per far fronte alle numerose sfide interne ed esterne dell’UE. Soprattutto, se il dialogo bilaterale viene promosso con particolare attenzione alle questioni umanitarie, la riconciliazione franco-italiana andrà a beneficio della Libia e dei richiedenti asilo. (Trad. it. Nicola Rainò)
FIIA – Comment / Marzo 2019. Per gentile concessione dell’autore.
La Rondine – 25.3.2019