John Lennon aveva 23 anni quando scoppiò la Beatlemania nel 1963, stessa età di Ed Sheeran nel 2014 quando “X” è diventato l’album più venduto al mondo. Gavetta nei pub semivuoti come ha voluto ricordare durante il mega concerto di ieri sera a Helsinki, è in realtà figlio della generazione YouTube come Justin Biber. Grazie alle visualizzazioni dei suoi brani si è fatto notare dal quotidiano The Independent in Inghilterra nel 2010, da quel momento la sua carriera è stata tutta in ascesa. Lontano dagli atteggiamenti da rockstar Edward Christopher Sheeran ha il fascino dello ‘sfigatello irlandese’, quello che siccome non riesce a parlare con le ragazze alle feste imbraccia la chitarra e si mette a cantare. Solo che Ed canta veramente bene e scrive da solo pezzi che sono un successo dietro l’altro.
Ieri sera all’aeroporto di Malmi ha battuto tutti i record: è riuscito a portare in uno spazio aperto enorme 47 mila persone, il più grande concerto della storia finlandese e questa sera replicherà aggiungendone alti 13 mila spettatori.
Che il ventottenne inglese non voglia fare il divo lo si capisce subito come si presenta sul palco: jeans e felpa scura e borraccia d’acqua. Esce e sembra un po’ frastornato a vedere tutto quel pubblico acclamarlo anche se ormai è il secondo anno che porta il solito tour in tutto il mondo. Dichiara subito che sarà un ‘one man show’. Sebbene la mia amica che l’ha appena visto al Firenze Rock Festival mi abbia avvertita che sarà solo lui con le basi registrate voglio credere fino in fondo che tirerà una band fuori dal cilindro, o almeno qualche corista, ballerini, no?
No, niente. Mio marito cinico che mi ha regalato il biglietto del concerto mi dice che così guadagna di più. In effetti il “Divide Tour” nel 2018 è stato il più redditizio al mondo con 432 milioni di dollari e circa 5 milioni di biglietti: quasi il doppio di Beyoncé e il marito fedifrago. Dopo tanti concerti che ho visto in vita mia devo ammettere che ieri sera Ed Sheeran ha cantato così bene che sembrava fosse in playback e, nonostante la delusione della semplicità del palco animato solo da maxi schermi, il tempo è davvero volato cantando e ballando una hit dietro l’altra. Da bravo matador ha saputo anche infiammare il publico finlandese con qualche parola ruffiana: sauna e rotolarsi nella neve, il sole ancora alto e poi, chicca finale, la maglia della nazionale.
La mia paura più grande, trovandomi ormai oltre la metà della terza decade, era di non riuscire a mimetizzarmi tra la folla di teenager agghindati a festa, ma ai concerti finlandesi ti salva sempre la zona bar per i maggiorenni e devo dire che le mie vicine di concerto, 3 simpatiche signore sulla settantina che bevevano vino rosè come se fossero ad un picnic senza panini, si sono rivelate un’ottima compagnia. Segno che Ed Sheeran sta diventano una mania come furono i Beatles? Di una cosa il pubblico deve rendergli merito: il ragazzo dal pelo rosso ha dimostrato che anche la Finlandia può essere la sede dei grandi tour internazionali, troppe volte saltata a piè pari a favore della vicina Svezia. Dopo più di due ore di musica è stato come se Ed avesse toccato un enorme formicaio a collinetta tipi di queste zone : i 47 mila spettatori si sono mossi contemporaneamente verso le numerose uscite e in fila si sono diretti verso i mezzi pubblici come consigliato dalla polizia.
E come le formiche rosse hanno rilasciato un odore dolciastro di sudore misto a birra senza però causare alcun tafferuglio.